Nuove regole buoni pasto: prospettive futuro

Autore:
Antonella Palumbo
  • Giornalista

Nuove regole buoni pasto: prospettive futuro

Da settembre 2025 una significativa modifica interesserà il mondo del lavoro e del commercio in Italia: il nuovo limite alle commissioni sui buoni pasto, introdotto dal governo Meloni nel 2024, diventerà operativo, portando con sé vantaggi per alcuni e sfide per altri.

Bonus
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È stata stabilita una riduzione che impone un tetto massimo del 5% sulle commissioni che le società emettitrici dei buoni pasto possono applicare agli esercenti commerciali. Questa norma, già posta in essere per i buoni distribuiti nel 2025, sarà retroattiva, riguardando anche quelli emessi in precedenza. Per capire meglio, se un dipendente spende un buono da 10 euro in un locale o in un supermercato, la compagnia emittente non potrà trattenere più di 50 centesimi per ogni buono utilizzato. Questa riforma epocale promette di livellare il campo di gioco, ma quali saranno le reali conseguenze?

Vantaggi e svantaggi: uno sguardo a chi perde e chi vince

Chi subirà le ripercussioni più forti? Sicuramente le società emettitrici, che finora operavano con margini di guadagno ben superiori, talvolta arrivando a commissioni che superano il 15-20%. Questa drastica riduzione ridimensionerà sicuramente i loro guadagni. Inoltre, il cambio repentino dei termini contrattuali ha spinto molte di queste aziende a rinegoziare innumerevoli accordi con i commercianti affiliati, determinando uno slittamento dell’attuazione completa della norma fino a settembre 2025. In contrapposizione, gli esercenti come bar, ristoranti, negozi e supermercati beneficeranno significativamente. Potranno infatti trattenere una quota maggiore del valore dei buoni pasto ricevuti, rendendo più attraente la loro partecipazione al circuito, come sottolinea la Fiepet Confesercenti.

Effetti sui lavoratori

Lavora
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E i lavoratori? Per chi riceve i buoni pasto come parte del compenso, non ci sarà alcun cambiamento immediato. Il valore nominale dei buoni rimane lo stesso, così come le modalità di utilizzo. Tuttavia, l’aumento della convenienza per i commercianti potrebbe tradursi in una più ampia accettazione dei buoni, ampliando quindi le opzioni disponibili per i dipendenti. Attualmente, sono circa 3,5 milioni i lavoratori italiani che ricevono i buoni pasto attraverso il welfare aziendale. La riforma potrebbe dunque facilitare e diversificare le possibilità di utilizzo, portando un sottile miglioramento al benessere quotidiano.

Il dibattito sull’aumento del valore esentasse

Parallelamente all’adozione della nuova legislazione, ritorna al centro dell’attenzione il dibattito sull’innalzamento del tetto esentasse dei buoni pasto. Al momento, i buoni elettronici sono esenti dalla formazione del reddito fino a 8 euro giornalieri. Tuttavia, con l’intensificarsi dell’inflazione e il conseguente aumento del costo della vita, diverse associazioni, tra cui Anseb, spingono per l’incremento di questo limite a 10 euro. Una tale revisione potrebbe spingere le aziende ad alzare il valore dei ticket, procurandone benefici diretti ai dipendenti che godrebbero di una maggiore capacità di spesa quotidiana. Questa possibile evoluzione potrebbe replicare l’aumento già avvenuto nel 2020, quando il tetto passò da 7 a 8 euro, suggerendo una tendenza continua all’adeguamento delle politiche di welfare aziendale alle reali condizioni economiche.

La chiarezza e la semplicità sono cruciali quando si tratta di riforme che interessano la vita di milioni di cittadini. In questo caso, il testo rielaborato raggiunge un punteggio di chiarezza di 9 su 10, garantendo accessibilità e comprensibilità a una vasta gamma di lettori. In un panorama economico in costante evoluzione, mantenere queste caratteristiche è essenziale per un’informazione efficace e pertinente.