Prosperità, ottimismo e espansione dei consumi (periodo tra il 1960 e il 1973)

I danni erano tali che nel dopoguerra c’era abbondanza di lavoro per tutti. La domanda rimase sostenuta negli anni 50 nei paesi occidentali e in Giappone grazie alla guerra di corea. Tutti si aspettavano una recessione però questa non venne fino al 73. La crescita non fu del tutto regolare ma le perturbazioni furono secondarie. Non c’è uniformità di vedute sulle ragioni di questa crescita ma quel che è certo è che molti si ispirarono alle teorie economiche keynesiane. Keynes credeva che il livello dell’occupazione potesse essere regolato dall’intervento statale. Si innescarono così processi importanti quali la riduzione del peso del settore agricolo e la crescita dei servizi due fenomeni che interessarono tutte le economie così come il passaggio dall’industria tessile alle industrie ad alta produttività che rifletteva le possibilità nuove offerte dalla tecnica.

Questa lunga fase espansiva fu caratterizzata dal consumo di massa di cui l’esempio più tipico fu la diffusione dell’automobile ad uso privato. In tutti i paesi si cominciò a rivendicare in cambio di parte dell’aumento di produttività non una maggiore quantità di beni bensì una maggiore quantità di tempo libero. Tra il 62 e il 72 la spesa turistica triplicò.

L’emigrazione era molto alta e i nove paesi CEE avevano all’inizio del 73 più di 10 milioni di immigrati. Negli Stati Uniti l’immigrazione rappresentò il 16 per cento della crescita demografica. I paesi occidentali che avevano accolto i migranti nei periodi di carenza di manodopera cominciarono a introdurre restrizioni a partire dal 73. La disoccupazione in quel periodo cominciò ad evocare lo spettro di sentimenti xenofobi.

Ci fu un vero e proprio boom dell’istruzione e un’esplosione delle iscrizioni alle università. Gli Stati Uniti furono i capofila di questo movimento. La spesa sociale era ora anch’essa ovunque in crescita. Le spese statali tendono a crescere nei periodi di espansione per poi subire tagli nei periodi di stagnazione ma il fatto insolito di questo periodo fu la crescita costante dei salari. Il minimo salariale può aver svolto un ruolo importante.

I metodi keynesiani riuscirono effettivamente a tenere alti i livelli occupazionali ma determinarono anche una tendenza all’aumento costante dei prezzi. L’inflazione divenne una caratteristica endemica ma il livello variava da paese a paese e ciò determinava problemi nella bilancia commerciale e dei pagamenti. Il fondo monetario internazionale era stato pensato per rendere possibile il mantenimento di tassi di cambio stabili mentre il GATT aveva cercato di rimuovere le barriere al commercio. Il periodo tra i 60 e i 73 vide una netta crescita dell’influenza delle società multinazionali.

L’enorme avanzo della bilancia dei pagamenti Americana permise le operazioni del fondo monetario internazionale e gli aiuti del piano Marshall nonché i grandi investimenti di capitali all’estero. Nel corso degli anni 60 la posizione degli Stati Uniti cominciò a deteriorarsi con il raggiungimento in altri paesi dei livelli tecnologici Americani. In questo modo il mondo si trovò per la prima volta nella situazione insolita di dover gestire un dollaro sempre più debole. Nel 67 la sterlina venne svalutata e il franco nel 69. Era chiaro a quel punto che il dollaro fosse sopravvalutato e nell’agosto del 71 il presidente Americano Nixon annunciò la sospensione della convertibilità del dollaro in oro. Nel 1973 fu annunciato il primo massiccio aumento dei prezzi petroliferi da parte dei paesi dell’OPEC. Era salita alla ribalta una nuova e potente fonte di instabilità a livello mondiale.