La battaglia dei risicoltori contro la UE: un appello per protezioni più severe sulle importazioni
Nel cuore dell’Europa si consuma una battaglia silenziosa ma cruciale: i risicoltori stanno alzando la voce contro le politiche di importazione del riso fissate dalla Commissione europea. Questa disputa, apparentemente lontana delle nostre tavole, rischia di alterare profondamente il mercato agricolo comunitario, con ripercussioni che potrebbero arrivare alla vita quotidiana di milioni di cittadini.
Il settore risicolo italiano è al centro di un’accesa polemica a seguito della decisione dell’Unione Europea di mantenere una soglia all’importazione di riso a dazio agevolato molto più alta di quanto richiesto dagli agricoltori. L’accordo recentemente siglato, all’interno del cosiddetto trilogo tra Consiglio, Parlamento e Commissione europei, prevede che le protezioni scattino solo oltre 562mila tonnellate di importazioni, una cifra decisamente più elevata della soglia raccomandata di 200mila tonnellate. Confagricoltura ha cercato di vedere l’aspetto positivo, considerandolo “un passo avanti”, ma non è mancato il monito sulla difficoltà di attivare misure di difesa a causa di una soglia tanto elevata. “Il meccanismo di sorveglianza speciale”, afferma la confederazione, “rimane l’unico strumento di monitoraggio per prevenire i danni al mercato europeo”.
I timori della filiera risicola italiana
Contrario è anche il parere della Cia e di Coldiretti. Queste organizzazioni sottolineano come l’accordo finisca per “mettere in ginocchio il riso italiano”, criticando l’aumento dei volumi d’importazione concessi. Per Coldiretti, infatti, il compromesso raggiunto porta alla “svendita del riso europeo” e solleva il problema del lavoro minorile nei paesi esportatori come Cambogia e Myanmar. Tali critiche si concentrano sull’interesse della Commissione e del Consiglio nel supportare nazioni in via di sviluppo, anche a costo di compromettere il “gioiello del Made in Italy”. L’Ente risi parla, senza mezzi termini, di quella che definisce una “clausola fantasma”, un’illusione di protezione che in realtà espone i produttori europei ad una concorrenza sfrenata e ingiusta.
Un sistema di preferenze penalizzante
I risicoltori auspicavano un sistema che scattasse automaticamente in difesa del mercato interno al raggiungimento di determinati volumi, sospendendo i dazi agevolati concessi attraverso l’accordo “Everything But Arms”. Tuttavia, la soglia di attivazione è stata portata a livelli tali da renderne quasi problematica l’implementazione, con un Trq (tariff-rate quota) che entrerà in vigore l’anno successivo e farà in modo che le importazioni a dazio zero possano continuare a travolgere il mercato prima che qualsiasi intervento possa avere effetto.
Una decisione ancora rivedibile
Mentre l’accordo è stato approvato nel trilogo, la partita non è del tutto chiusa. L’approvazione finale spetta alla commissione per il Commercio internazionale del Parlamento Europeo, dove europarlamentari contrari hanno ancora la possibilità di chiedere modifiche o respingere l’accordo stesso. In un contesto di profonda incertezza, il futuro della produzione risicola italiana resta in bilico, tra l’esigenza di proteggere gli interessi interni e la pressione di un mercato globale in continua evoluzione. La decisione finale, espressione di una delicata dialettica politica, rappresenta una rarefatta speranza per i produttori di impedire ulteriori svantaggi economici nell’agone agricolo europeo.
Fonte: www.ilsole24ore.com

