Nuove regole UE per la parità salariale dal 2026

Autore:
Antonella Palumbo
  • Giornalista

Nuove regole UE per la parità salariale dal 2026

Entro giugno 2026, l’Italia e i suoi partner europei si preparano ad abbracciare una svolta decisiva nella parità retributiva tra uomini e donne, spinti da una direttiva UE che mira a ridurre il divario salariale.

Giorni
Photo By Pixabay

La questione del divario salariale di genere non passa inosservata in Europa, dove la differenza media tra gli stipendi di uomini e donne si attesta su un notevole 12%. Per promuovere una maggiore equità, sono essenziali trasparenza e chiarezza nei processi che stabiliscono le retribuzioni. Un dato affascinante è che la riduzione dell’1% di questo gap potrebbe incrementare il PIL dello 0,1%, stimolo sufficiente per spingere l’UE a promulgare la direttiva 2023/970 sulla parità salariale. Questa normativa rivoluzionerà, a partire dal 2026, le modalità di gestione degli stipendi in Europa e, in particolare, in Italia.

Il panorama italiano: dati promettenti e sfide nascoste

In un quadro europeo spesso segnato da significativi squilibri retributivi, l’Italia sorprende con una differenza nelle retribuzioni orarie tra uomini e donne di appena 2,2 punti percentuali, come evidenziato dall’ultima statistica di Eurostat. Tuttavia, un’attenta analisi rivela che i risultati complessivi dipingono un quadro meno roseo: le buste paga femminili risultano inferiori di più del 20% rispetto a quelle maschili, come confermato dai dati INPS del 2025.

Questa apparente contraddizione rispecchia una realtà intricata: le donne italiane guadagnano meno perché tendono a partecipare meno al mercato del lavoro, spesso a causa di lavori part time e delle difficoltà legate alla maternità. In questo contesto complesso, le nuove regole di trasparenza salariale faranno luce sulle politiche retributive, portando chiarezza e giustizia per entrambi i sessi.

Linee guida e obblighi per datori di lavoro: un nuovo corso

L’integrazione della direttiva UE comporterà una serie di obblighi per i datori di lavoro, sia nel settore pubblico che privato. Le aziende saranno chiamate a comunicare con chiarezza i criteri che determinano la retribuzione, i livelli salariali e la progressione economica, garantendo trasparenza sulle politiche di assunzione e carriera.

Una delle principali novità riguarda la possibilità per i dipendenti di accedere, direttamente o tramite rappresentanti sindacali, a informazioni dettagliate sui loro stipendi e sulla media retributiva per genere dei lavoratori in posizioni simili. Tali norme mirano a eliminare ogni tipo di discriminazione retributiva, consolidando un sistema equo e trasparente.

Nuove regole, sanzioni e l’innovazione che cambia le carte in tavola

Il cammino verso una trasparenza salariale non si ferma alla comunicazione dei dati: se dalle informazioni emerge un divario retributivo di genere superiore al 5% non giustificabile, le aziende saranno obbligate a intraprendere una revisione congiunta delle retribuzioni coinvolgendo i rappresentanti dei lavoratori.

Un elemento innovativo della direttiva riguarda l’inversione del cosiddetto “onere della prova”. Non spetterà più alla persona danneggiata dimostrare la violazione: sarà il datore di lavoro a dover provare di non aver violato le leggi UE sulla parità di retribuzione. Inoltre, chi subisce una discriminazione legata alla retribuzione avrà diritto a ricevere un pieno risarcimento. Gli Stati membri sono tenuti a imporre sanzioni efficaci e dissuasive per garantire il rispetto delle normative.

L’adozione di queste misure segna un passo cruciale verso un futuro dove la giustizia retributiva non è solo un ideale, ma una realtà concreta e tangibile, con benefici che estendono i loro effetti ben oltre l’economia, toccando le fondamenta della nostra società.