Gli strumenti finanziari

Classificazione generale

Se si vuole operare una riclassificazione degli strumenti finanziari, si possono utilizzare vari criteri: un primo metodo consiste nel suddividere gli strumenti finanziari per bisogni; un secondo metodo consente di suddividere gli strumenti finanziari per tipologia di clientela servita. Questi due criteri di suddivisone non sono alternativi, ma potrebbero, in qualche modo, essere inseriti in matrice: prima si distinguono gli strumenti in base ai bisogni e poi in base a come soddisfare un determinato bisogno di una determinata tipologia di clienti (ad esempio, gli strumenti di pagamento per le imprese saranno diversi dagli strumenti di pagamento per i privati).

In base alla classificazione per bisogni avremo:

– strumenti di pagamento: non li trattiamo immediatamente perché, in alcuni casi, si sovrappongono agli strumenti utili per la gestione del risparmio (li tratteremo parlando di strumenti di mercato monetario);

– strumenti per la gestione dei rischi: si dividono in strumenti derivati (rischio finanziario) e strumenti assicurativi (rischio puro);

– strumenti di investimento/finanziamento, o strumenti per la mobilizzazione del risparmio: sono maggiormente collegati con i saldi finanziari di cui già abbiamo parlato.

 

Strumenti di investimento/finanziamento

Torniamo a considerare le unità in avanzo e in disavanzo e vediamo come il denaro può essere trasferito da un soggetto all’altro.

Scambio diretto. Nello scambio diretto, avremo l’unità in avanzo (UA) che concede denaro, e l’unità in disavanzo (UD) che sottoscrive un contratto in cambio di questo denaro. Questo schema ricorrerà sempre quando parleremo di strumenti mobiliari, o valori mobiliari, o titoli. Perciò, al posto del termine contratto, possiamo usare direttamente la parola titoli: l’unità in avanzo concede denaro e ottiene, in cambio, il titolo corrispondente.

La prima caratteristica generale di questi strumenti è quella di essere standardizzati. Lo schema che abbiamo visto sopra andrebbe quindi allargato: a fronte di un’unica unità in disavanzo avremo una moltitudine di unità in avanzo, che concederanno finanziamenti, ricevendo, in cambio, lo stesso titolo, lo stesso contratto.

Standardizzazione significa che le scadenze sono abbastanza usuali, che gli importi del singolo titolo sono rotondi, che prevedono il pagamento di interessi a scadenze precise (se si tratta di titoli di debito), eccetera.

La seconda caratteristica degli strumenti mobiliari è la trasferibilità. In questo caso, la relazione che ci interessa analizzare non è quella tra l’unità in avanzo e l’unità in disavanzo, ma quella che può intercorrere tra due unità in avanzo. La prima unità in avanzo trasferisce denaro e riceve in cambio un titolo; tuttavia, in un determinato momento, può decidere che non vuole o non riesce più a detenere quel titolo in portafoglio: in questo caso, per contratto, non può chiedere il rimborso all’unità in disavanzo, ma può trasferire il titolo ad un altro investitore, attraverso un’operazione di mercato secondario. La trasferibilità è il vero elemento qualificante dei titoli: essi sono creati appositamente per circolare liberamente da un investitore all’altro.

Il tipo di impegno che l’emittente si assume può essere vario, e questo darà vita a tanti tipi di titoli. L’impegno assunto andrà anche a influenzare la valutazione che saremo in grado di fare su quel titolo. Innanzitutto, si può fare una prima distinzione:

– titoli di debito;

– titoli di capitale di rischio.

Partiamo dalla seconda tipologia, che comprende sostanzialmente una sola variante: il titolo azionario, o azione. In questo caso, l’emittente si assume l’impegno di remunerare gli azionisti, ossia di pagare agli azionisti un dividendo, solo se la società emittente genera un utile: non ci saranno né scadenze né impegni di remunerazione del capitale, ma chi conferisce i fondi diventa socio, ossia proprietario di quota parte della società.

Per quanto riguarda i titoli di debito, invece, l’unità in disavanzo si impegna a remunerare gli investitori attraverso il tasso di interesse e a rimborsare il capitale preso a prestito a una certa scadenza. In funzione della scadenza si distinguono vari tipi di strumenti di debito:

– BT (breve termine; £ 12 mesi): si parla di strumento o titolo di mercato monetario. Questi strumenti possono essere analizzati insieme agli strumenti di pagamento, perché la breve durata li trasforma in qualcosa di un po’ ibrido, al limite tra strumenti di pagamento e investimento;

– M – LT (medio – lungo termine: > 12 mesi): obbligazioni.

L’obbligazione è uno strumento di finanziamento, dal punto di vista delle unità in

disavanzo, e uno strumento di investimento, dal punto di vista delle unità in avanzo. Si ha quindi un rapporto bilaterale: uno strumento soddisfa, da un lato, un bisogno, e dall’altro lato, il bisogno opposto. Lo scambio diretto è un modo per scambiare risorse; un secondo modo è lo scambio indiretto, o intermediato.

Scambio intermediato. Nello scambio intermediato troviamo sempre un’unità in avanzo e un’unità in disavanzo, ma tra i due soggetti si frappone un intermediario, che può essere di vario tipo, ma, il più delle volte, è una banca. L’unità in avanzo porta il proprio denaro presso la banca, perciò la banca intrattiene con questo soggetto un contratto di deposito. Dall’altra parte, la banca fornisce i fondi all’unità in disavanzo, previa sottoscrizione di questo soggetto di un contratto di prestito. Quando la banca si frappone, in qualità di intermediario, il bisogno di finanziamento dà vita a tutta una serie di strumenti che legano l’intermediario con i possibili prenditori di fondi. Dall’altra parte, il bisogno di investimento da vita a diversi tipi di strumenti che legano l’intermediario con i possibili fornitori di fondi, tra cui il più frequente è il conto corrente.

Benché questi strumenti siano diversi tra loro, vi sono vari elementi comuni che li caratterizzano. Sono:

– personalizzati (o meglio, personalizzabili): anche il conto corrente presenta questa caratteristica. Infatti, il contratto di conto corrente è uguale per tutti, ma l’importo versato corrisponde alla specifica disponibilità dell’unità in avanzo, non è predeterminato. Si instaura quindi un rapporto bilaterale tra il soggetto e la banca, non c’è una pluralità di unità in avanzo;

– non trasferibili: è una caratteristica abbastanza intuitiva: chi ha bisogno di riavere il proprio denaro non vende il proprio deposito, ma lo chiude e ritira i propri fondi. In realtà, nel corso degli ultimi vent’anni, questi strumenti, in particolare gli strumenti di finanziamento, sono stati oggetto di un processo che prende il nome di securitisation (in italiano titolarizzazione), un meccanismo abbastanza complicato: l’idea generale è quella di prendere un pacchetto di prestiti dello stesso tipo e venderli a società specializzate, che emettono una serie di titoli. Una delle motivazioni alla base della crisi del 2008 è proprio l’abuso di operazioni di questo tipo.

Andremo poi ad analizzare gli strumenti creditizi nell’ambito degli scambi indiretti (bisognerebbe analizzare anche i depositi, ma, viste le loro caratteristiche, anch’essi vengono assimilati a strumenti di pagamento).

 

Classificazione per tipologia di clientela servita

Passiamo ora alla classificazione degli strumenti finanziari per tipologia di clientela servita. Più che parlare di strumenti in sé, parleremo dei diversi modi di servire diverse tipologie di clientela. Una prima distinzione si ha tra:

– retail banking (al dettaglio);

– wholsale banking (all’ingrosso).

Questa distinzione fa riferimento al taglio unitario delle operazioni: distingueremo tra clienti che richiedono operazioni di investimento o di pagamento di grande importo (wholsale banking) oppure di piccolo importo (retail banking). La dimensione delle operazioni tende poi a sovrapporsi con le tipologie di clienti.

Saranno retail i piccoli clienti individuali e le piccole e medie imprese (P-MI). Saranno wholsale le grandi imprese, o large corporate, i governi (termine utilizzato per indicare i soggetti pubblici di grandi dimensioni) e gli HNWI (High-Net-Worth-Individuals o, in italiano, individui ad alto valore netto), ossia coloro che dispongono di un patrimonio finanziario superiore al milione di dollari. Le prime due categorie wholsale vengono servite nell’ambito del corporate banking, mentre l’ultima categoria viene servita nell’ambito del private banking.

Tutte queste categorie possono sottoporre al sistema finanziario il bisogno di pagamento, di finanziamento, di investimento o di gestione dei rischi, ma verranno serviti in maniera differente, a prescindere dagli strumenti usati.

Nel retail banking si utilizzano le logiche del largo consumo:

– si offrono prodotti standardizzati;

– la redditività per l’intermediario deriva dai numeri, dalle quantità;

– la logica con cui si opera è di tipo transazionale ® logica di vendita.

Nel corporate e private banking si utilizza una logica differente:

– si offrono prodotti, più specificamente servizi, personalizzati;

– la redditività per l’intermediario viene dalla qualità del servizio;

– la logica con cui si opera è di tipo relazionale (si opera in maniera continuativa con un soggetto).

Si tratta di business completamente diversi, sebbene soddisfino gli stessi bisogni, e il diverso trattamento deriva dal diverso potere contrattuale delle tipologie di clienti.