Svolta energetica sull’auto
Un recente decreto, pubblicato a sorpresa sulla Gazzetta Ufficiale, ha stravolto le aspettative del mercato energetico italiano, rimodulando le accise su diesel e benzina. Un cambiamento che promette di scuotere il panorama economico con effetti diretti sui costi alla pompa.

Un decreto rivoluzionario
Gli automobilisti italiani si sono trovati dinanzi a una brusca sorpresa. Un decreto interministeriale, firmato dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, insieme ai membri dei ministeri dell’Economia, Infrastrutture e Trasporti, e Agricoltura, è entrato improvvisamente in vigore. Da oggi, 15 maggio, le accise sul gasolio aumentano di 1,5 centesimi di euro al litro, mentre il prelievo sulla benzina subisce una riduzione dello stesso ammontare. Una variazione apparentemente semplice, eppure, una misura che rischia di turbare il portafogli degli automobilisti italiani.
Il cammino verso l’armonizzazione fiscale
La modifica delle accise si inserisce in un più ampio programma di revisione fiscale volto a riequilibrare le tasse su benzina e gasolio. In questo momento, la tassa sulla benzina è di 71,34 centesimi di euro per litro, mentre per il diesel è scesa a 63,24 centesimi. Questo significa che ci stiamo dirigendo verso un assestamento graduale del carico fiscale sui carburanti, da svolgersi nei prossimi cinque anni. Il varo di questo piano induce a chiedersi: come risponderà l’industria della distribuzione in questo scenario mutevole?
Avanzamento verso una transizione verde
La radice del provvedimento affonda nella volontà di ridurre sensibilmente i sussidi dannosi all’ambiente, conosciuti con l’acronimo SAD. Secondo il Piano strutturale di bilancio adottato lo scorso autunno, l’obiettivo è eliminare entro il 2030 questi sgravi per un totale di 3,5 miliardi, come delineato dal PNRR. Tale mossa mira a ottimizzare la gestione delle spese fiscali per una transizione verso modelli sostenibili. Tuttavia, rimane la domanda: in che modo l’economia vivrà questa trasformazione ecologica?
Impatto sui prezzi

Il decreto non è limitato regolamentare i prezzi di benzina e diesel; le sue implicazioni si estendono a sistemi decisamente più complessi. Negli ultimi tempi, si è osservato un calo nella quotazione della benzina del 3,75% e del gasolio del 3,87% rispetto allo scorso anno. Visto questo trend decrescente, il governo ha optato per spingere le accise al massimo dell’aumento consentito. Ma più interessante è come questi introiti aggiuntivi verranno gestiti.
Le entrate extra, al netto delle ripartizioni spettanti alle regioni a statuto speciale e alle province autonome, verranno reinvestite nel trasporto pubblico locale. L’articolo 3 del decreto destina i fondi al rinnovo dei contratti del settore, con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi offerti. Questo solleva la questione: il comparto dei trasporti saprà sfruttare efficacemente queste opportunità?
A lungo termine, questo adeguamento della tassazione potrebbe produrre una significativa entrata fiscale, stimata in circa 1,1 miliardi di euro. Tuttavia, è importante sottolineare che restano in vigore tariffe agevolate per il gasolio utilizzato in ambito agricolo e per i biocarburanti. Ciò ridurrà l’ammontare complessivo delle nuove entrate. D’altra parte, il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri avrà un costo pari a quasi la metà delle entrate aggiuntive, attorno ai 500 milioni di euro.
Ancora molti interrogativi permangono: quali ricadute si avranno sull’economia nazionale e l’ambiente? E il settore del trasporto pubblico locale sarà davvero in grado di capitalizzare su queste nuove risorse? Solo osservando il tempo e i suoi effetti avremo risposte chiare.