Catalogo PunchOut, catalogo statico o catalogo online: quale scegliere per il tuo e-procurement

Autore:
Davide Bernasconi
  • Giornalista

Catalogo PunchOut, catalogo statico o catalogo online: quale scegliere per il tuo e-procurement

La digitalizzazione dei processi di acquisto ha portato con sé un ventaglio sempre più ampio di strumenti e soluzioni. Tra questi, la scelta del tipo di catalogo digitale da integrare nei flussi di e-procurement è una delle più importanti — e spesso delle più sottovalutate.

Non parliamo infatti di una semplice questione tecnica, ma di un vero e proprio snodo strategico: dal tipo di catalogo dipendono l’efficienza dei processi, la qualità dei dati, il controllo sugli acquisti e, in ultima analisi, la capacità di generare valore per l’azienda.

Ma come orientarsi tra le diverse opzioni disponibili? Meglio puntare su un catalogo PunchOut, scegliere la via più tradizionale del catalogo statico o affidarsi a un semplice e-shop online? Per rispondere serve entrare nel merito delle caratteristiche di ciascuna soluzione e capire in quali contesti possono esprimere al meglio il loro potenziale.

PunchOut: l’integrazione che fa la differenza

Lalmch / Pixabay

Tra le tre opzioni, il catalogo PunchOut è senza dubbio quello più evoluto. Il principio è semplice: collegare direttamente il sistema di procurement aziendale con il sito del fornitore, consentendo così ai buyer di navigare un catalogo aggiornato in tempo reale senza mai uscire dall’ambiente di lavoro.

Non si tratta solo di una questione di comodità. Grazie a questo tipo di integrazione, ogni modifica apportata dal fornitore — che sia un prezzo, una disponibilità o una descrizione — viene automaticamente riflessa nel processo di acquisto, senza bisogno di aggiornamenti manuali o intermediazioni. Il vantaggio è duplice: da un lato si riducono gli errori e le discrepanze tra quanto visualizzato e quanto effettivamente ordinato; dall’altro si snelliscono i flussi operativi, riducendo il lavoro amministrativo e aumentando l’efficienza.

È una soluzione ideale per chi gestisce volumi elevati di acquisti o cataloghi molto ampi e dinamici. Naturalmente richiede un certo livello di maturità digitale e una buona collaborazione con i fornitori: non tutti sono attrezzati per supportare questa modalità. Per approfondire, vi consigliamo la lettura della guida sul PunchOut di RS, così da scoprire nel dettaglio una delle innovazioni più interessanti attualmente disponibili in questo ambito.

Statico: la solidità del controllo manuale

Il catalogo statico rappresenta la scelta più tradizionale e, ancora oggi, la più diffusa in molte aziende. Si tratta, in sostanza, di un file precompilato (tipicamente in formato CSV o XLS) che viene caricato nei sistemi di procurement e utilizzato come base per gli acquisti.

La forza di questa soluzione risiede nel controllo. L’ufficio acquisti definisce esattamente quali prodotti inserire nel catalogo, a quali condizioni e con quali codifiche, garantendo così una perfetta aderenza alle policy aziendali. Questo approccio è particolarmente adatto nei contesti in cui la standardizzazione degli acquisti è un’esigenza prioritaria, ad esempio per materiali indiretti o per categorie merceologiche molto regolate.

Di contro, il catalogo statico richiede una gestione manuale continua. Ogni aggiornamento — che si tratti di un prezzo o di un nuovo prodotto — deve essere concordato con il fornitore e comporta la sostituzione del file precedente. Nei contesti ad alta variabilità o con fornitori molto dinamici, questo può diventare un limite importante, sia in termini di tempi che di accuratezza dei dati.

Online: semplicità a portata di browser

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Photo by Pixabay

Infine, c’è il catalogo online, o più semplicemente l’e-shop del fornitore. In questo caso, non esiste alcuna integrazione con i sistemi aziendali: il buyer accede tramite un normale browser, naviga tra i prodotti e completa l’acquisto direttamente sul sito del fornitore.

È la soluzione più immediata, quella che non richiede sforzi di implementazione né da parte dell’azienda né da parte del fornitore. Per questo viene spesso utilizzata da realtà più piccole, o per categorie di acquisto non strategiche e non ricorrenti.

Il rovescio della medaglia è evidente: senza integrazione con il sistema di procurement, manca il controllo sui flussi approvativi, la tracciabilità degli ordini può risultare più complessa e non è possibile applicare condizioni commerciali personalizzate in modo automatico. L’esperienza utente è quella tipica di un acquisto online B2C, che per alcune categorie può funzionare benissimo, ma che mal si adatta a esigenze di procurement più strutturato.

Quale catalogo scegliere?

Non esiste, naturalmente, una risposta valida per tutti. La scelta dipende da numerosi fattori: dalla tipologia di prodotti acquistati, dal numero di fornitori, dal livello di digitalizzazione dei processi interni, ma anche dal ruolo strategico che l’azienda assegna alla funzione acquisti.

In generale, il PunchOut è la strada maestra per chi punta a una gestione realmente integrata e automatizzata degli acquisti, in grado di garantire efficienza e qualità dei dati. Il catalogo statico continua ad avere senso in contesti più tradizionali, dove il controllo è prioritario e i cambiamenti sono poco frequenti. L’e-shop online, infine, può rappresentare una soluzione tattica utile per gestire esigenze occasionali o per categorie a basso impatto strategico.

Molte aziende, oggi, adottano un approccio ibrido, combinando queste soluzioni in modo flessibile a seconda dei fornitori e delle categorie di spesa. È una strada che permette di bilanciare al meglio esigenze di governance, efficienza operativa e semplicità di gestione.