Le critiche dei sindacati sulla manovra di bilancio 2026

Le critiche dei sindacati sulla manovra di bilancio 2026

La riduzione dell’aliquota IRPEF al 33% divide governo e sindacati: per le organizzazioni dei lavoratori si tratta di un intervento marginale, incapace di sostenere i redditi reali in un contesto di inflazione crescente.

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La manovra di bilancio 2026 è al centro di un vivace dibattito politico e socio-economico. I sindacati si schierano contro alcune delle nuove misure proposte, criticando in particolare la riduzione dell’aliquota IRPEF per il secondo scaglione di reddito. Questo cambiamento, a detta dei critici, rischia di essere poco più che un palliativo, offrendo benefici economici insignificanti per la maggior parte dei contribuenti.

La evoluzione degli scaglioni IRPEF: un percorso di semplificazione?

Nel corso degli ultimi anni, gli scaglioni IRPEF sono stati soggetti a modifiche significative, passando dai cinque originari ai tre attuali. Questo processo di revisione ha avuto inizio nel 2022, segnando un tentativo di semplificazione del sistema fiscale. Originariamente, le aliquote erano impostate come segue: 23% fino a 15.000 euro, 27% oltre 15.000 fino a 28.000 euro, 38% oltre 28.000 fino a 55.000 euro, 41% oltre 55.000 fino a 75.000 euro, e 43% oltre 75.000 euro. Una revisione nel 2022 ha portato a un sistema di quattro aliquote: 23% fino a 15.000 euro, 25% oltre 15.000 fino a 28.000 euro, 35% oltre 28.000 fino a 50.000 euro, e 43% oltre 50.000 euro, confermato anche per il 2023.

Verso una struttura a tre scaglioni

Con il 2024, si è adottata una struttura a tre scaglioni: 23% fino a 28.000 euro, 35% oltre 28.000 fino a 50.000 euro, 43% oltre 50.000 euro. Questo cambiamento è stato percepito come un passo verso la semplicità e buon senso economico, mirato ad alleggerire il carico fiscale sui redditi medio-bassi.

La manovra 2026: riforma o illusione?

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La manovra di bilancio del 2026, varata dal Consiglio dei Ministri il 17 ottobre 2025 e attualmente al vaglio del Parlamento, propone un nuovo taglio dell’aliquota al secondo scaglione, riducendola dal 35% al 33%. La struttura risultante degli scaglioni IRPEF per il prossimo anno prevede le aliquote di 23% fino a 28.000 euro, 33% oltre 28.000 fino a 50.000 euro, e 43% oltre 50.000 euro. L’obiettivo dichiarato dal governo è di rendere il sistema più progressivo e di stimolare i consumi. Tuttavia, i sindacati mettono in dubbio l’efficacia di questa misura, criticando la scarsa incidenza sui bilanci familiari.

Le Reazioni Sindacali

Secondo la Cgil, la riduzione non porterà che un beneficio di pochi euro al mese per la maggioranza dei contribuenti, equivalenti al prezzo di un caffè al giorno su base annua. Con un effetto economico reale che oscilla tra zero e circa 440 euro, l’iniziativa è vista come insufficiente per contrastare il drenaggio fiscale e il potere d’acquisto ridotto.

Il futuro degli scaglioni IRPEF: cambiamenti necessari

Nel contesto del dibattito fiscale, la questione degli scaglioni IRPEF si inserisce in un lungo percorso di revisione sistemica. Nonostante i cambiamenti, molti aspetti critici rimangono irrisolti, come la pesante pressione fiscale complessiva e la necessità di un sistema che rifletta più fedelmente la distribuzione dei redditi in Italia.

Richieste di Cambiamenti Strutturali

La manovra del 2026 sottolinea le sfide di una riforma fiscale autentica. Mentre il governo sostiene che i cambiamenti siano passi verso una tassazione moderna, i sindacati insistono su interventi più radicali, che possano davvero sostenere i lavoratori e affrontare l’impoverimento delle famiglie.