Bonus nido trasformato in debito: la trappola burocratica colpisce le famiglie salernitane

Autore:
Antonella Palumbo
  • Giornalista

Bonus nido trasformato in debito: la trappola burocratica colpisce le famiglie salernitane

L’INPS avvia controlli retroattivi e chiede la restituzione dei fondi alle famiglie che avevano ricevuto il contributo. Contestazioni sulle ricevute e sugli asili non riconosciuti mettono in ginocchio i cittadini. Cresce il malcontento e il timore di un precedente nazionale.

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Un’ondata di richieste ha travolto numerose famiglie nella provincia di Salerno, colpendo duramente quelle residenti nel comune di Altavilla Silentina. L’INPS ha inviato notifiche esigendo la restituzione del bonus nido, con importi che superano anche i 10.000 euro e scadenze da rispettare entro 30 giorni.

Nel caos generato, molte famiglie, fino a ieri convinte di avere la situazione sotto controllo, si svegliano ora di fronte a un peggioramento delle loro già delicate condizioni economiche e sociali.

Bonus Nido: Da Sostegno a Boomerang Inatteso

Il bonus nido, introdotto dalla legge n. 232 del 2016, articolo 1, comma 355, era stato pensato per aiutare le famiglie a coprire i costi dell’infanzia. Questo contributo mira a sostenere le spese per l’iscrizione dei bambini in strutture per l’infanzia, siano esse pubbliche o private (ma debitamente autorizzate), o per l’assistenza domiciliare in caso di gravi patologie croniche nei piccoli sotto i tre anni.

Questa agevolazione si inserisce in un quadro politico che tenta di incentivare la natalità e supportare l’occupazione femminile, spesso compromessa dalla mancanza di adeguati servizi per l’infanzia. Gli importi concessi oscillavano tra un minimo di 1.500 e un massimo di 3.600 euro annui, variando in base al valore ISEE della famiglia e alla data di nascita del bambino.

Gli Importi Per Il 2025: Una Nuova Struttura

Per il 2025, il bonus nido è calibrato su due categorie basate sull’età dei bambini. Per i nati dopo il 1° gennaio 2024, il contributo può raggiungere i 3.600 euro all’anno (distribuiti in 11 rate) per le famiglie con un ISEE fino a 40.000 euro, mentre senza ISEE o oltre questo limite, l’importo scende a 1.500 euro. Per i nati prima di tale data, gli importi variano: 3.000 euro per chi ha un ISEE fino a 25.000,99 euro, 2.500 euro per ISEE tra 25.001 e 40.000 euro, e 1.500 euro per chi non presenta l’ISEE o eccede il limite.

Queste somme vengono accreditate mensilmente, a condizione che si presentino le ricevute comprovanti il pagamento delle rette scolastiche o dei servizi di supporto domiciliare.

INPS e il dilemma delle restituzioni

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Le famiglie interessate, benché assicurino di aver seguito fedelmente le pratiche burocratiche, si trovano a fronteggiare le richieste dell’INPS, che giustifica le restituzioni parlando di “percezione indebita”. I controlli successivi all’erogazione dei fondi avrebbero rivelato anomalie nella documentazione o irregolarità nelle strutture scelte per la cura dei bambini.

Focus particolare è posto sui casi in cui i bambini hanno frequentato asili non formalmente riconosciuti o fuori dalle convenzioni pubbliche, e quando le ricevute presentate non rispondono ai requisiti. Un meccanismo di controllo a posteriori che ha trasformato quello che doveva essere un aiuto in un’inaspettata fonte di stress per molti contribuenti.

Reazioni e diritto di replica

Ad Altavilla Silentina, l’impatto è stato devastante: molte famiglie si vedono costrette a restituire ingenti somme in un breve lasso di tempo. Sta prendendo forma l’idea di una class action contro l’INPS, fondata sul principio della buona fede amministrativa. I cittadini coinvolti affermano di aver rispettato meticolosamente le procedure e chiedono chiarezza sulle responsabilità degli operatori coinvolti nella gestione delle pratiche.

Al momento, l’INPS non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, e questa mancanza di trasparenza alimenta confusione e disagio. Le famiglie chiedono una sospensione immediata delle richieste di rimborso e la creazione di un tavolo tecnico-giuridico per esaminare ogni situazione singolarmente, offrendo soluzioni eque e giuste.

Quello di Altavilla Silentina potrebbe essere solo l’inizio di una situazione destinata a diventare un pericoloso precedente su scala nazionale. Se ripetuto altrove, questo approccio potrebbe scatenare una crisi di fiducia nelle istituzioni responsabili delle politiche di welfare.

Chiedere la restituzione del bonus nido senza un’opportunità di contraddittorio preventivo rappresenta un duro colpo per il rapporto tra cittadini e amministrazione pubblic