Chi ha bisogno può anche dare: ripensare il ruolo del caregiver

Autore:
Antonella Palumbo
  • Giornalista

Chi ha bisogno può anche dare: ripensare il ruolo del caregiver

Scopri i benefici della Legge 104 per caregiver con disabilità, includendo permessi retribuiti e supporto esteso a familiari e conviventi.

Disabili
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Le parole di Niccolò Fabi, nella sua canzone “Essere speciale”, introducono una dolce riflessione su cosa significhi davvero prendersi cura di un altro essere umano. Non si tratta semplicemente di un’azione fisica, ma piuttosto di un gesto intriso d’amore, fiducia e presenza costante. La vera questione si pone: può una persona con disabilità essere anche un caregiver? Viviamo in una comunità che spesso riserva questo ruolo solo a coloro che fisicamente non conoscono limiti, dimenticando che il cuore, la volontà e lo spirito possono ampiamente valicare le barriere del corpo.

Il significato legale e sociale del Caregiving

Le disposizioni della Legge 104 ci guidano verso una comprensione più istituzionalizzata del ruolo del caregiver, fornendo agevolazioni importanti per le persone con disabilità e per coloro che le assistono. Non è solo questione di giorni di permesso retribuiti al mese. Include, infatti, un diritto esteso, che abbraccia genitori, coniugi e conviventi, e in determinate circostanze, anche parenti vicini di terzo grado. Queste misure sono state introdotte per assicurare che il sostegno familiare non debba mai mancare, specialmente quando si tratta di rispondere a bisogni che la società spesso ignora.

Ma cosa succede quando una persona disabile è anche l’assistente di un’altra persona con disabilità? La circolare numero 53 dell’Inps datata 29 aprile 2008 chiarisce che un lavoratore gravemente disabile può accumulare i giorni di permesso concessi per la propria assistenza personale e per quella di un familiare altrettanto bisognoso. Non è richiesta una valutazione medica che certifichi la capacità del lavoratore di assolvere a tale compito, aprendo così una finestra su uno scenario spesso ignorato.

Disabilità e capacità di assistenza

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In molte famiglie, l’amore supera da sempre le limitazioni fisiche. Tuttavia, la condizione del caregiver viene ben definita: deve essere in grado di fornire assistenza continua e gratuita a un famigliare che non può badare a se stesso per motivi di salute perdurante, grave disabilità o avanzata età. Ma cosa succede quando chi assiste è lui stesso disabile? La risposta risiede nella qualità e nella compatibilità delle loro condizioni. Se una persona con disabilità parziale o lieve è in grado di svolgere tali attività, allora rientra a pieno titolo nella definizione di caregiver.

La questione si complica quando la disabilità è più severa. Una persona che necessita di assistenza essa stessa, non può, evidentemente, assumere tale ruolo, perché oggettivamente non in grado. Le limitazioni non sono solo legali ma anche logiche: chi richiede assistenza quotidiana non può, simultaneamente, offrirla. Eppure, finché una persona mantiene una certa autonomia e non è completamente vincolata da altri, può benissimo sperimentare la straordinaria esperienza di prendersi cura di un altro.

Le sfumature invisibili del prendersi cura: oltre i limiti della legge

Non esiste, di fatto, una norma esplicita che vieti a una persona disabile di diventare caregiver. La questione diventa burocratica e complicata solo nel momento in cui si cerca di accedere agli aiuti finanziari e ai benefici come sgravio economico. È qui che la burocrazia stabilisce i confini: il caregiver non deve essere totalmente dipendente dagli altri. Prendiamo ad esempio una persona con una disabilità motoria parziale: potrebbe usare una sedia a rotelle, ma se è comunque autosufficiente e può prendersi cura della propria madre con Alzheimer, allora è considerato idoneo per essere un caregiver a tutti gli effetti.

Nel caso opposto, però, una persona con disabilità grave non potrà mai essere riconosciuta come caregiver, poiché le sue stesse esigenze impediscono di ricoprire un tale ruolo in modo efficace e indipendente. C’è quindi una danza delicata tra ciò che il cuore può volere e ciò che il corpo può realmente fare. Tuttavia, una cosa rimane indiscutibile: l’amore che risiede nel prendersi cura di un altro non conosce ostacoli, e le leggi non sempre riescono a captare questa incredibile verità umana.