I manager sono lavoratori gerarchicamente subordinati alla proprietà ed in particolare al soggetto economico

La distinzione tra D, P ed O, ma soprattutto la separazione tra P e D, viene espressa e sottolineata da Barnard: diventa improduttivo o diseconomico che P interferisca sul lavoro dei propri delegati.
Interpretiamo il ruolo del manager sulla base della teoria dell’agenzia.

In questa teoria l’impresa è vista non come un meccanismo di trasformazione, ma come un “nexus of treaties”, cioè un reticolo di trattati. Non si dice contracts, ma treaties, perché, secondo l’ordine gerarchico, si sviluppano delle sottodipendenze: anche i manager stabiliscono, a loro volta, regole di comportamento per gli impiegati.

I protagonisti soggetti/oggetti di contratti sono:

  1. Proprietari (emerge il soggetto economico, cioè il governo d’impresa mediante organi deliberativi).
  2. Collaboratori (emerge la figura del manager, nell’organo direttivo).

Tra organi deliberativi e direttivi si stabiliscono rapporti di agenzia.

Gli agents (rappresentanti della proprietà) sono visti come uno strumento dei principals, con obiettivi subordinati all’obiettivo statutario. Ma vi sono anche contratti, a calare verso la base della piramide, espressi mediante “armonie contrattuali”. L’impresa con molte disfunzioni conflittuali, invece, si copre di costi: è un problema di leadership.

Il costo di agenzia ed il costo di coordinamento e controllo sono sinonimi.
Livelli di direzione:

  1. Top managers (direttori o vice-direttori generali o top decision makers) tipicamente si distinguono in:
    1. Amministrazione interna (personale, contabilità, organizzazione)
    2. Settore vendite
  2. Ad un livello inferiore vi sono i middle managers (territoriali, ad esempio)
  3. ed, infine, i capi reparto (lower level manager)

Ultimo argomento della giornata: il conflitto di interessi nell’impresa.

Esso appartiene all’area di governo e va prevenuto (ad esempio fra azionisti di mino/maggioranza).
Il manager vuole fare carriera, il proprietario vuole pagarlo meno.

Le tipologie di conflitto sono:

  1. tra livelli (P e D)
  2. tra titolari di diritti di proprietà
  3. tra società controllante e controllata (la controllante non deve sacrificare la controllata, ma ci torneremo)
  4. prezzi di trasferimento

Il management è un complesso di operazioni di gestione, organizzazione, rilevazione e direzione, anche a livello base della piramide (il management non è inteso esclusivamente quale attività dei manager direttori).

Etimologicamente “Manager” è una parola sintetica inglese per “capo”.
Il sistema d’impresa, è così definito in quanto l’impresa è un insieme:

  • di parti (1), dove avviene una divisione del lavoro in aree funzionali e processi produttivi concatenati
  • di partecipanti (2) (P,D,O) in interazione (3) (senza interazione c’è un difetto di comunicazione)
  • ordinato (4) (progettazione almeno intenzionalmente razionale e strutturato)
  • il fine (5) o lo scopo o obiettivo dell’impresa (target)

In generale il termine finalità (statutaria, strategica etc.) si adotta per scopi finali, cioè quelli a livello di proprietà.

Si usa, invece, le parole “obiettivo o missione” per i livelli manageriali.

Per esempio, se il fine è diventare direttore generale, inizialmente il mio scopo è quello di entrare in una determinata azienda. La tesi della natura biologica dell’impresa è stata espressa nel libro “A biological theory of the firm”.
Il fine dell’impresa deve essere inequivoco, come risulta da statuto (statutario), e articolato in obiettivi.

L’insieme (delle parti, dei partecipanti e delle interazioni, ordinato, strutturato e finalizzato) in condizioni di equilibrio è la situazione in cui versa o deve versare l’impresa che è o vuole essere un sistema.

Per definizione, l’impresa in omeostasi è l’impresa in equilibrio. Fino ad oggi abbiamo analizzato l’equilibrio economico e finanziario, mentre ora chiariamo il concetto di equilibrio organizzativo. Tale stato non è automatico, ma voluto e ricercato; il comportamento (behavior) dei partecipanti è, per questo, fondamentale.

Occorre accertare le condizioni che fanno dell’impresa un sistema atto a durare nel tempo, in un ambiente (environment, dove il rapporto tra impresa e sistema sociale è biunivoco) popolato di altre organizzazioni in competizione. Ricerchiamo le condizioni basilari di competitività, alle quali si aggiungono le condizioni di successo.

L’impresa non è sistema se il soggetto economico non considera tutte le persone come una risorsa.
Nel sistema impresa, come già anticipato, non basta la strutturazione delle persone, ma è necessaria anche la leadership (attività di conduzione) che le trascini verso l’obiettivo. È una capacità e non una caratteristica intrinseca del capo.
Il significato è considerare tutto il lavoro come risorsa entro i principi ed i limiti di quel processo di razionalizzazione che vuole il lavoro umano valorizzato in vista del suo scopo.