La Francia
Da potenza continentale alle imprese transoceaniche
Dal punto di vista strettamente economico, la Francia visse un leggero progresso, fino alla metà del XVII secolo.
A partire dal 1660 la crescita si fece più sostenuta. La Francia dell’età moderna si contraddistingueva per una bassa densità demografica. La grande maggioranza della popolazione francese viveva nelle campagne con una percentuale di contadini nettamente superiore alla media dell’Europa Occidentale. Gli storici sono per lo più concordi nel riconoscere il ‘600 come un secolo di stagnazione o addirittura di leggero regresso, soprattutto della Francia.
Nel sistema agrario predominava ancora la signoria di stampo feudale. Nelle aree a nord di Parigi si era imposto un abbozzo di mercato fondiario. Questo processo mise nelle mani di gruppi sociali essenzialmente urbani un’ingente quantità di terra. Un fenomeno che determinò la tendenza ad incrementare la rendita fondiaria attraverso un inasprimento dei prelievi a carico dei contadini da parte dei proprietari. L’esito finale di questa evoluzione fu l’affermazione di nuovi contratti come la mezzadria e l’affitto a breve termine. L’aumento dei prelievi e della pressione fiscale limitò l’accumulazione di capitali e quindi il pieno sviluppo di un’agricoltura moderna. Solo nelle terre signorili si registrarono significativi progressi.
Fino al 1630 l’industria tessile fece segnare una costante, benché contenuta, crescita. Ma a partire dalla prima grave crisi demografica a livello continentale, queste manifatture entrarono in una profonda recessione, che durò almeno fino alla metà del secolo. A partire dal 1660 la tendenza si inverte. I contadini vennero impegnati soprattutto nella filatura e nella tessitura. Sotto l’influsso di un forte sostegno statale e di una politica doganale estremamente protettiva, la Francia conobbe un vigoroso impulso nella produzione di oggetti di lusso. Lo sviluppo delle grandi manifatture aveva lo scopo di accrescere le capacità produttive ma anche di perseguire una più solida pace sociale. Durante il regno di Luigi XIV l’industria francese raggiunse i vertici mondiali nella produzione di beni di lusso.
Durante il regno dei Valois la Francia mostrò mire espansionistiche ed egemoniche sul continente europeo, in particolare in Italia e in alcune regioni dell’Europa centrale e nell’espansione coloniale.
In realtà il Regno di Francia fu l’ultimo ad impegnarsi nelle imprese transoceaniche.
La compagnia francese delle Indie Orientali venne fondata nel 1604. Fu Richelieu a intuire per primo la grande importanza dello sviluppo coloniale, soprattutto in funzione anti-spagnola. Nel 1626 i francesi organizzarono alcuni insediamenti in Guyana e nelle Antille e in Canada dove nel 1641 venne fondata Montreal. In altre aree la colonizzazione ebbe maggior successo come in Africa. Colbert diede nuovo impulso alla colonizzazione perché sottopose le due compagnie principali, le orientali e le occidentali ad una radicale ristrutturazione.
In Nord America venne ampliato il commercio di pellicce e questo provocò un peggioramento del conflitto con gli indigeni e venne fondata una nuova colonia, la Louisiana. Nel 1682 le navi della compagnia delle Indie orientali vennero affittate ad una società privata.
Il colonialismo francese conobbe il suo apogeo nei 2 secoli successivi partendo proprio dalle basi gettate da Richelieu e Colbert in Africa e nell’estremo oriente nel corso del ‘600.
La patria del mercantilismo
Nota: Il mercantilismo aveva come obiettivo principale il raggiungimento dell’attivo nella bilancia commerciale. Era indispensabile aumentare la capacità produttiva del paese, incoraggiare le produzioni destinate all’esportazione e scoraggiare l’importazione di merci estere eccetto le materie prime, occupandosi poco dell’agricoltura.
Le attività di trasformazione venivano in ogni modo incentivate, affinché i manufatti nazionali si potessero imporre sui mercati esteri. Ciò comportava anche una politica volta ad incrementare la popolazione.
Gli economisti avevano individuato il commercio internazionale come uno dei fattori principali del processo di accumulazione capitalistica e avevano intuito la validità della teoria quantitativa della moneta. Su questa base, economisti e governanti cercarono tutti i modi per sviluppare il commercio e la produzione del proprio paese.
Colbert cercò di sanare le finanze pubbliche in deficit a causa delle guerre e di dotare la Francia di un settore manifatturiero e di una marina competitiva. L’istituzione di una chambre de Justice servì per decretare multe salatissime e per abbassare arbitrariamente gli interessi sui prestiti.
Colbert riorganizzò l’apparato burocratico preposto alla riscossione delle tasse fondiarie (taille). Nel giro di 10 anni il netto delle entrate fiscali passò da 31 milioni di livres a 75; questo consentì un forte intervento pubblico nell’economia.
Il sistema di incentivi che Colbert escogitò andava dalla semplice esenzione fiscale all’assegnazione di privative (forma di monopolio). Questo all’interno di un sistema doganale fortemente protettivo (protezionismo).
Colbert fece la scelta di puntare sulla qualità delle produzioni e non sul contenimento dei costi, creò una struttura burocratica preposta al costante controllo dell’economia nazionale e si avvalse del preesistente sistema delle arti delle quali ampliò le prerogative e i poteri. Per migliorare la qualità delle produzioni nazionali non si esitò a favorire l’immigrazione da altri paesi di tecnici specializzati.
L’enquete (indagine sullo stato economico della Francia) sottolineò il ritardo francese anche dal punto di vista commerciale, dovuto anche alla debolezza della flotta. Si registrò inoltre una scarsa propensione all’investimento nelle imprese coloniali e commerciali da parte della nobiltà e dell’alta borghesia francese.
I costi e i benefici della burocratizzazione
I risultati del colbertismo vennero in gran parte vanificati tra la fine del ‘600 ed i primi decenni del XVIII secolo, quando Luigi XIV si lanciò di nuovo in guerre sia in Europa sia in America.
Si formò una rete informativa (intendenti) presenti in ogni provincia e nel Governo centrale. La ramificazione amministrativa diretta dal centro godeva di poteri e prestigio e rimase a lungo uno dei tratti distintivi dell’istituzione francese. A ciò va aggiunto il ruolo del Conseil d’Etat, che era il supremo organo di giustizia amministrativa nelle controversie tra contribuenti ed esattori.
La capacità imprenditoriale risultò indebolita a causa degli impotenti organi di rappresentanza locali e nazionali.
Vi è poi il problema delle protezioni doganali che tagliarono fuori dalla competizione internazionale quei pochi centri in grado di combattere ad armi pari con le grandi potenze mondiali.
Il metodo di prelievo era sproporzionato rispetto alla capacità produttiva del paese.
Il limite del mercantilismo colbertista non stava né nei risultati né nei metodi ma nelle sue motivazioni (finanziare le guerre di Luigi XIV). Allo stato fondato su base giuridica Colbert sostituì lo Stato finanziario.
Solo alla fine dell’esperienza napoleonica, infatti, si consolidò un sistema giuridico-istituzionale che superasse l’assolutismo e fosse in grado di dare allo Stato un assetto moderno, fondato proprio sulla burocrazia creata da Colbert.
Il dirigismo colbertista dal punto di vista economico dotò la Francia di un sistema burocratico e istituzionale in grado di sostenere una forte evoluzione in senso capitalistico dell’economia nazionale.