Incomunicabilità tra economisti finanziari e operatori finanziari

Gli economisti sviluppano modelli basandosi su ipotesi, spesso molto restrittive (in microeconomia per disegnare le curve di indifferenza si ipotizza che il consumatore disponga solo di due beni).

Gli operatori finanziari li applicano senza troppo badare alle ipotesi (questo non è positivo, se vogliamo che il risultato finale sia lo stesso dobbiamo per forza sottostare a quelle ipotesi).

Quindi più il contesto si allontana dalle ipotesi, maggiore sarà la probabilità di errore (esempio sul teorema di Pitagora, immaginiamo di applicare il teorema su un triangolo qualsiasi anziché su un triangolo rettangolo).

Esiste una componente antropologica imprevedibile (quando si ha a che fare con gli esseri umani le regole non sono così certe cioè quello che viene codificato nei modelli non si attiene alla realtà).

La teoria economica neoclassica si basa sull’idea di homo economicus (essere perfettamente razionale che è sempre in grado di scegliere ciò che è meglio per lui e che persegue la massimizzazione dell’utilità), ma l’analisi empirica mostra come gli agenti economici non siano perfettamente razionali.

In finanza le aspettative sono spesso auto avveranti [self – fulfilling prophecy] quando tante persone si aspettano che quel titolo scenda poi quel titolo scende davvero perché poi tutti vendono quindi la domanda si riduce e di conseguenza il suo prezzo sul mercato.

Quindi occorre ragionare in base a come ragionano anche gli altri. Lo speculatore non è tanto interessato a quello che è il sottostante reale di quel titolo ma è interessato a capire se gli operatori sono interessati a quel titolo.

È fondamentale prevedere il comportamento degli altri operatori sul mercato (esempio Keynes sul concorso di bellezza).