Opzione donna si rivela più vantaggiosa di quanto si pensasse

Autore:
Antonella Palumbo
  • Giornalista

Opzione donna si rivela più vantaggiosa di quanto si pensasse

Le pensioni in Italia sono spesso oggetto di discussione, circondate da miti e convinzioni non sempre fondate. Un esempio particolarmente rilevante è quello dell’Opzione Donna, che permette alle lavoratrici di accedere anticipatamente alla pensione rispetto alle tempistiche standard.

Banconota
Photo by Pixabay

Nel corso degli anni, il panorama pensionistico italiano ha visto l’evoluzione di diverse misure pensate per agevolare specifiche categorie di lavoratori e lavoratrici. Tra queste, l’Opzione Donna è emersa come una scelta particolarmente allettante per le donne che vogliono ritirarsi prima dal mondo del lavoro. Anche se inizialmente pensata come una soluzione temporanea, l’opzione è stata confermata fino al 2025, restando un’opportunità concreta per molte lavoratrici italiane.

Opzione donna: un’analisi delle novità favorenti

L’Opzione Donna è stata introdotta come una possibilità per le lavoratrici di andare in pensione in anticipo, svincolandole parzialmente dalle rigide regole pensionistiche ordinarie. Negli anni, la misura ha subito delle restrizioni, ma il metodo di calcolo dell’assegno è rimasto immutato, garantendo coerenza nel trattamento economico. Questo regime speciale consente di andare in pensione con una base contributiva, che nel tempo ha visto una riduzione delle sue penalizzazioni originarie.

Curiosamente, mentre la platea di beneficiarie si è ristretta, il bilancio finale per molte donne è paradossalmente migliorato. Infatti, a fronte di una riduzione del numero di potenziali destinatarie, le penalizzazioni economiche a cui la misura era stata inizialmente associata si sono affievolite. Questo ha reso più appetibile l’uscita anticipata dal lavoro grazie all’Opzione Donna, controbilanciando eventuali lavorazioni retributive per la carriera.

Le attuali regole di adesione: Chi puo’ beneficiare di più?

Impresa
Photo by Pixabay

Quando inizialmente introdotta, l’Opzione Donna era disponibile per tutte le lavoratrici che avessero compiuto 58 anni nel caso di dipendenti, o 59 per le autonome, a patto di avere almeno 35 anni di contributi entro una certa data. Oggi, l’accesso è ristretto a specifiche categorie che includono caregivers, lavoratrici licenziate o impiegate in aziende in crisi.

Per gran parte delle donne coinvolte, le principali leggi sono rimaste invariate: è richiesto un accumulo di 35 anni di contributi. Tuttavia, l’età per godere della pensione anticipata ha subito delle variazioni, creando e mettendo in luce delle eccezioni in base a condizioni particolari. Nel 2025, per esempio, una madre con due o più figli potrà beneficiare più facilmente di questa iniziativa, avendo la possibilità di uscire dal mercato del lavoro già a 59 anni.

Esaminare il Calcolo Contributivo: Opportunità o Deterioramento?

Il cuore del dibattito intorno all’Opzione Donna riguarda la metodologia di calcolo dell’assegno pensionistico, fortemente basata sul sistema contributivo. Sebbene questo approccio possa sembrare meno generoso rispetto al tradizionale sistema retributivo, non è sempre così sfavorevole come si crede. Anzi, per un numero crescente di lavoratrici, questo calcolo risulta addirittura premiante.

In particolare, coloro con carriere spezzettate o vissute a cavallo di riduzioni salariali, come avviene con il part-time, possono trovare nel sistema contributivo un alleato. Rispetto al sistema retributivo che valuta solo gli ultimi anni di carriera, spesso meno redditizi, il sistema contributivo può mantenere intatto il valore degli investimenti lavorativi precedenti. Pertanto, molte lavoratrici oggi riconoscono nell’Opzione Donna non un compromesso svantaggioso, bensì una valorizzazione del proprio percorso lavorativo.