Nuove politiche fiscalità: Italia Vs Germania

Autore:
Antonella Palumbo
  • Giornalista

Nuove politiche fiscalità: Italia Vs Germania

L’Italia mantiene un approccio cauto al debito, a differenza della Germania. Nei mercati, questo ha portato a una riduzione dei rendimenti sui titoli di stato.

Banca
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Gli analisti di Barclays manifestano ottimismo sul futuro dei titoli di Stato italiani, segnalando una riduzione dello spread rispetto ai Bund tedeschi. Questo cambiamento segnerebbe la fine del lungo periodo durante il quale l’Italia è stata vista come periferica nell’Europa finanziaria. La nazione si distingue ora per una gestione più rigorosa dei conti pubblici e una stabilità politica sorprendente rispetto a Germania e Francia, vantando un avanzo primario e dimostrando resilienza economica.

Nel corso delle ultime sedute, lo spread italiano è calato al di sotto dei 100 punti base, un valore che non si vedeva dal 2015. A quel tempo, la BCE stava appena avviando il Quantitative Easing. Oggi però, nonostante un contesto di tassi d’interesse in discesa, la banca centrale europea sta riducendo il suo portafoglio obbligazionario, mantenendo così stabili le aspettative d’inflazione al target del 2%. Secondo Barclays, lo spread italiano potrebbe stabilizzarsi tra 70 e 120 punti base, un prospetto più positivo rispetto alla precedente valutazione di 90-140 punti. Ma quale evento potrebbe fungere da spartiacque in questo senso? Il vertice NATO del 24-25 giugno a Bruxelles appare cruciale. Lì, i membri dell’Alleanza discuteranno se aumentare la spesa militare al 5% del PIL, una mossa che potrebbe influenzare i rendimenti tedeschi e restringere ulteriormente i differenziali con altri paesi dell’Eurozona.

Rendimenti Italiani: In Avvicinamento a Francia e Spagna

Recentemente, la Germania ha virato verso politiche fiscali espansive, rompendo con decenni di austerità. Tuttavia, l’Italia, consapevole del suo ingente debito pubblico, è rimasta cauta in vista di possibili aumenti della spesa militare, sapendo che non può permettersi ulteriori deficit. Questa prudenza non è passata inosservata al mercato, che ha premiato l’Italia con la riduzione dei rendimenti sui suoi titoli di stato.

Nel corso dell’ultimo anno, il differenziale del BTp decennale italiano rispetto all’Oat francese è diminuito da +0,50% a +0,32%, e rispetto al Bonos spagnolo da +0,56% a +0,39%. Contemporaneamente, il gap con la Germania si è contratto da oltre 130 a 98 punti base. Questo trend mette in luce non solo una maggiore fiducia nei confronti dell’Italia, ma anche un leggero peggioramento per la Francia. Non è azzardato ipotizzare che, nel medio termine, lo spread italiano con la Francia possa azzerarsi, riflettendo dei rapporti di forza in evoluzione tra i due paesi.

La Cautela Fiscale dell’Italia

Ma quale ruolo gioca il vertice NATO in tutto ciò? Di recente, è emerso che l’Alleanza potrebbe includere tra le spese militari anche quelle per la cybersicurezza, come richiesto da diversi stati membri. Questo includerebbe il controllo delle frontiere e le operazioni di pattugliamento costiero. Potrebbe aprirsi uno spiraglio per inserire anche le spese legate alla lotta al terrorismo, rispondendo così a richieste sia dell’Italia che di altri paesi del Sud Europa. La conseguenza? Se i governi fossero obbligati ad aumentare le spese per la difesa fino al 5% del PIL, una più ampia catalogazione delle voci di costo ridurrebbe la necessità di concreti nuovi stanziamenti. Proiettando un quadro più favorevole rispetto a quanto atteso attualmente dai mercati, ciò potrebbe rilanciare gli acquisti di bond, riducendone i rendimenti e ulteriormente riducendo lo spread italiano.

Gli investitori potrebbero essere stimolati dalla recente rivalutazione positiva di Moody’s sull’outlook del paese e dall’annuncio del governo Meloni di aver centrato l’obiettivo di spesa al 2%. Senza un effettivo aumento delle allocazioni per la difesa, l’Italia si limita a ricollocare i costi in voci di bilancio diverse, muovendosi nell’ambito di una contabilità creativa che rassicura i mercati sulla sua continuità nella prudenza fiscale. Se la NATO ufficializzasse questi metodi, potremmo assistere a un ulteriore calo dello spread italiano, mentre la Germania si lancia in spese di riarmo per miliardi.