La gestione dei rifiuti solidi
La gestione integrata dei rifiuti
La gestione dei rifiuti solidi è uno dei più importanti problemi di politica ambientale comune. Per farvi fronte vi sono diverse soluzioni: dalla discarica controllata, termodistruzione, compostaggio, recupero, riciclaggio. In Italia per le discariche controllate negli ultimi anni sono state delineate strategie di intervento tendenti a prevenire la formazione dei rifiuti per diminuire lo smaltimento a valle del processo produttivo. Ciò è stato perseguito favorendo materiali e tecnologie produttive in modo da produrre una minore quantità, promuovendo forme di smaltimento migliori da un punto di vista economico ambientale, incentivando il riciclaggio e un approccio di natura preventiva. Si cerca di eliminare il problema alla fonte, intervenendo sul processo produttivo o sulla composizione dei fattori produttivi o sulla funzione di consumo. La politica dei rifiuti lascia così il posto ad una politica di gestione integrata dei rifiuti, non basata sulle fasi di raccolta e smaltimento, bensì sull’intero processo di produzione e consumo dei beni. Per gestione integrata si intende una politica volta al coordinamento delle fasi di raccolta e di smaltimento in un sistema in grado di realizzare obiettivi di autosufficienza e auto smaltimento. I rifiuti solidi contribuiscono all’inquinamento e costituiscono una sottrazione di risorse al flusso economico. In entrambi i casi si ha un costo che non viene sopportato (o solo parzialmente) da coloro che producono i rifiuti.
La quantità ottimale di rifiuti da smaltire
Il bilancio tra costi e benefici deve essere alla base delle politiche di gestione dei rifiuti. Lo smaltimento dei rifiuti non è altro che una fase del ciclo di vita del prodotto, per cui la scelta della decisione di una tecnologia di smaltimento deve essere valutata nell’ambito dell’intero processo produttivo. Cercare un’ottimalità rispetto ai criteri tecnici è insoddisfacente: occorre tradurre i vari impatti in termini omogenei, ciò porta ad un’analisi di costi – benefici. Il grafico rappresenta la determinazione del livello ottimo di inquinamento, applicato al caso dei rifiuti solidi. La curva CMg è il costo marginale di riciclaggio o riduzione dei rifiuti alla fonte, ossia i costi che bisogna sostenere affinché i rifiuti non vengano collocati nell’ambiente in via definitiva. La curva DMg è l’andamento del costo marginale esterno, cioè il danno causato dal collocamento definitivo dei rifiuti nell’ambiente (operazione di smaltimento). Il livello ottimo di rifiuti da collocare nell’ambiente è Q*, dove i benefici marginali della riduzione dei rifiuti (cioè danni marginali evitati) sono uguali al costo marginale che occorre sostenere per prevenire la loro collocazione finale nell’ambiente. Q1 è l’ammontare dei rifiuti che verrebbe prodotto rispetto all’ottimo. Il segmento QQ1 è l’ammontare di riciclaggio e riduzione di rifiuti alla fonte effettivamente realizzato (essendo Q la quantità di rifiuti che verrebbe scaricata definitivamente nell’ambiente senza riciclaggio o riduzione alla fonte). Ipotesi: senza la regolamentazione pubblica QQ1 è il livello ottimo di riciclaggio o riduzione alla fonte. Occorre quindi un intervento pubblico che, tenuto conto dei costi / benefici sociali, incentivi il riciclaggio o la riduzione alla fonte di un altro ammontare di rifiuti pari a Q1 Q*.
Strumenti per la gestione dei rifiuti
La gestione dei rifiuti solidi è normalmente attuata tramite: divieti, autorizzazioni allo smaltimento, tasse sui rifiuti urbani, tasse sui prodotti e materie prime, depositi su cauzione, crediti al riciclaggio, sussidi alla raccolta differenziata, tariffe per l’uso dei servizi di igiene urbana, etc. Poco usati sono i permessi negoziabili e i sistemi volontari di regolazione della produzione dei rifiuti. Gli strumenti sono però poco utilizzati a causa di alcuni problemi di applicabilità:
- l’impiego è poco adatto per interventi nel campo di rifiuti tossici e nocivi;
- il loro uso può causare un aumento dello smaltimento illegale dei rifiuti;
- i rifiuti sono costituiti da sostanze eterogenee per le quali la sola modificazione dei prezzi può non risultare efficiente.
La gestione dei rifiuti urbani: soluzioni a confronto
La scelta dei metodi di smaltimento dei RSU comporta problemi: tecnici, economici, politici. Il vero problema non sembra di tipo tecnico bensì economico e politico. La localizzazione degli impianti suscita di solito reazioni da parte delle collettività locali in quanto vengono recepiti come elementi rischiosi per la salute e che agiscono negativamente sul valore delle proprietà immobiliari limitrofe. La percezione del rischio è espressa con gli acronimi LULU (Locally unwanted land use, uso del territorio non voluto, che indica l’oggetto del contrasto e gli impianti di trattamento usati) e NIMBY (not in my back yard, non nel mio giardino, che ha a che fare con gli attori). Analizziamo le varie soluzioni:
- Discarica controllata: è il sistema di trattamento più conveniente. Il prezzo definito sul mercato per questa destinazione dei rifiuti è basso, tale da non riflettere le scarsità ambientali, né da consentire di internalizzare i costi esterni derivati da questo tipo di smaltimento.
- Compostaggio: presenta notevoli costi di gestione e difficoltà in relazione alla collocazione del compost. In alcuni casi non è neppure conveniente trasportare il compost in mercati lontani dal centro di produzione a causa del valore molto basso. Il mercato del compost sembra comunque essere in espansione, grazie a una migliore cultura degli utilizzatori, alla presenza di nuovi operatori e alla migliore qualità del prodotto.
- Incenerimento: con recupero di calore è la tecnologia più costosa in termini di spese di investimento. I ricavi derivanti dalla vendita di energia prodotta sono a volte troppo esigui per compensare i maggiori costi di investimento e di esercizio, poiché le quantità recuperate sono molto modeste. È però la tecnologia più promettente per ridurre i costi sociali.
- Raccolta differenziata e riciclaggio: è a tutti gli effetti un processo di smaltimento dei RSU. Essa consente una preselezione dei rifiuti a monte, favorendo il recupero di tutti quei materiali che possono essere riutilizzati previo un minimo trattamento. I vantaggi sono costituiti principalmente dalla riduzione della pericolosità e della quantità dei rifiuti da smaltire e dalla possibilità di recupero del materiale e/o dell’energia. Gli svantaggi sono legati agli alti costi e in alcuni casi alla mancanza di mercato per i prodotti recuperati, anche se in genere i sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, comprese le raccolte a domicilio, hanno costi minori della somma del costo medio di raccolta del rifiuto indifferenziato più lo smaltimento evitato in discarica.
Lo smaltimento dei RSU e i servizi di igiene urbana
La gestione dei RSU è di solito attuata direttamente dall’operatore pubblico mediante i servizi di igiene urbana. Il problema riguarda il loro finanziamento: se provvedervi mediante imposte generali, tasse specifiche, tariffe o prezzi di mercato. Il finanziamento potrebbe essere funzione della natura del servizio. Il sistema di igiene urbana comprende sia la raccolta sia lo smaltimento. La raccolta si configura come servizio individuale privato i cui benefici sono goduti individualmente dal singolo; lo smaltimento ha carattere collettivo, perché risponde alle esigenze di bene pubblico (benefici a vantaggio della collettività). In alcuni casi il servizio assume prevalentemente carattere pubblico e i pagamenti hanno carattere forfettario; in altri casi i servizi hanno rilevante componente privata per cui le tasse o tariffe sono usate per influire sulla produzione di rifiuti. Il sistema delle tariffe deve essere commisurato ai servizi effettivamente ricevuti o a parametri che rappresentino in modo adeguato la quantità di rifiuti smaltita. Esse possono essere variamente configurate:
- Tariffe forfetarie: hanno il vantaggio della semplicità ma sono poco accettabili sul piano dell’equità e non forniscono adeguati incentivi alla riduzione alla fonte dei rifiuti generati. La soluzione più semplice sarebbe adottare una tariffa o tassa fissa pro capite o per famiglia. Questo sistema non fornisce all’utente una rappresentazione adeguata dei costi che egli provoca e quindi non comporta alcun incentivo al contenimento dei RSU alla fonte. Le tariffe uniformi redistribuiscono reddito dalle aree popolari e a quelle abitate da classi medio/alte.
- Tariffe parametriche: un metodo migliore consiste nel ricorrere a tasse specifiche o a tariffe rapportate a parametri ritenuti rappresentativi del flusso di rifiuti. Questa soluzione permette agli utenti di pagare in funzione della quantità di rifiuti prodotti. I parametri sono reddito, consumi di energia, acqua, … in Italia anche la superficie dei locali.
- Tariffe volumetriche o a peso: la soluzione migliore consiste nel collegare le tariffe con la quantità di rifiuti prodotta. Ciascun utente paga una quota corrispondente ai costi di cui è responsabile. Ai fini ambientali tale metodo offre un meccanismo di incentivazione maggiore, anche se incontra notevoli difficoltà pratiche a causa del costo di misurazione delle quantità di rifiuti effettivamente prodotti. Dal punto di vista ambientale svolge il ruolo di una tassa ambientale, cioè colpisce e tende a disincentivare la produzione dei rifiuti. È suggerita l’adozione di tariffe binomiali costituite da un abbonamento fisso al servizio e da una parte proporzionale ai rifiuti conferiti.
- Tassa per il conferimento dei rifiuti in discarica: per stimolare una diminuzione dell’uso delle discariche a vantaggio di tecniche meno inquinanti e meno dissipative di risorse, questa tassa è uno dei rimedi proposti più spesso. L’importanza della tassa è data dall’aumento dei prezzi relativi determinato dal prelievo, il cui principale scopo è il disincentivo delle attività nocive all’ambiente. L’effetto complessivo voluto è quello di ridurre l’impiego delle discariche e aumentare altre forme di smaltimento. Se l’obiettivo dell’operato pubblico è l’internalizzazione degli effetti esterni, il livello della tassa dovrebbe essere funzione:
- dei danni provocati ai residenti nelle zone interessate;
- dell’emissione dei gas serra, qualora non siano recuperati;
- della percolazione di microinquinanti nelle falde acquifere e nel terreno.
Il recupero e il riciclaggio dei rifiuti
Il recupero e il riciclaggio assumono particolare rilievo sia per i rifiuti industriali sia per quelli urbani. Differenze tra i termini:
- Recupero: quando per riutilizzo è richiesto solo il trasferimento del residuo dal luogo di produzione al luogo in cui viene utilizzato.
- Riciclo: quando il processo produttivo o consumo è organizzato in modo che i residui prodotti in alcune fasi del processo possano essere riutilizzate come input in fasi successive, ma dopo aver subito almeno un’operazione industriale.
Lo scarto di produzione è valorizzato quando non costituisce più un rifiuto da smaltire, ma è un residuo riutilizzato. La valorizzazione permette quindi allo scarto di non terminare la propria vita tra i rifiuti, ma di essere recuperato in altri processi produttivi. Il residuo acquisisce così un valore che dipende dal costo che non si deve sostenere per lo smaltimento e dal prezzo che l’acquirente è disposto a pagare per usarlo nel proprio processo produttivo in alternativa delle materie prime. Dal punto di vista dell’operatore pubblico, occorre che i benefici marginali che l’operatore ritira siano uguali ai costi marginali dell’attività di riciclaggio. La variabilità del prezzo delle materie seconde può cambiare la convenienza al recupero dei rifiuti, la valorizzazione consiste nel sottrarre il rifiuto allo smaltimento per destinarlo alla remissione nel processo produttivo come materia seconda. Vi sono condizioni economiche da rispettare: l’offerta del recuperatore deve essere pari alla domanda del riutilizzatore. Il prezzo delle materie di recupero va confrontato con quello delle materie prime. La variabilità del prezzo di quest’ultima influisce direttamente sulla domanda delle materie prime.
La gestione integrata dei rifiuti solidi in Italia
La gestione dei rifiuti solidi urbani in Italia è disciplinata dal D.lgs n° 22 del 1997 (decreto Ronchi) che risponde a una logica di riassetto globale del settore, fornendo un quadro normativo di riferimento unitario sulla base dei principi e delle linee di intervento fissati dall’unione europea. Si è passati così da una strategia di gestione dei rifiuti finalizzata allo smaltimento, a una politica incentrata sulla valorizzazione economica dei rifiuti come materia prima o fonte di energia, spingendo verso soluzioni volte a favorire la prevenzione e la riduzione della produzione di rifiuti.
La tariffa per lo smaltimento dei rifiuti
Il decreto Ronchi prevede che la gestione dei rifiuti venga effettuata mediante tariffa. I motivi che hanno portato il legislatore a proporre la sostituzione della tassa (che regolava prima il servizio) sono i seguenti:
- La trasformazione in tariffa consente ai comuni di definire in modo autonomo le proprie politiche ambientali e di copertura dei costi dei servizi da loro resi, tenendo conto delle varie realtà territoriali.
- La trasformazione in tariffa attribuisce ai comuni una maggiore responsabilità, non solo economica.