Le azioni

Azioni ordinarie e azioni privilegiate

Le azioni sono titoli di proprietà. Si distingue tra due categorie: azioni ordinarie; azioni privilegiate.

Le azioni ordinarie sono uguali dappertutto, mentre le azioni privilegiate assumono nome e caratteristiche specifiche da Paese a Paese. Il Italia, le più diffuse sono le azioni di risparmio.

Alle azioni si associano dei diritti, che possono essere distinti in due categorie: amministrativi; finanziari.

Nelle azioni privilegiate, il privilegio fa riferimento a diritti di tipo finanziario. Tuttavia, a fronte di diritti finanziari maggiori, le azioni privilegiate presentano diritti amministrativi ridotti. Ovviamente, le azioni ordinarie presentano lo schema opposto: a fronte di diritti amministrativi pieni, troviamo minori diritti finanziari.

Diritti amministrativi                              Diritti finanziari

Azioni ordinarie                                          XX                                                  XX

Azioni privilegiate                                          X                                                 XXX

I diritti amministrativi

Andiamo ad elencare i diritti amministrativi principali, ossia quelli che possono in qualche modo incidere anche dal punto di vista finanziario.

– Diritto di voto: è il diritto amministrativo che viene limitato in caso di azioni privilegiate. Gli azionisti ordinari partecipano a tutte le votazioni, mentre gli azionisti privilegiati partecipano in funzione dei privilegi a loro attribuiti, sulla base del tema trattato. Anche nel caso di votazioni straordinarie, gli azionisti ordinari parteciperanno sempre, mentre gli azionisti privilegiati potranno esprimere la propria opinione solo in relazione a determinate questioni.

– Diritto di recesso: normalmente, il titolo azionario non ha scadenza e ciò significa che non è prevista una data di rientro del capitale. Generalmente, lo statuto indica una data di scioglimento della società che però può essere liberamente rettificata. Quindi, in condizioni normali, un azionista che non vuole più detenere le proprie azioni, dovrà venderle sui mercati secondari. Tuttavia, vi sono una serie di situazioni in cui l’azionista ha diritto di recedere dal suo ruolo, ossia ha diritto di chiedere il rimborso direttamente alla società: la situazione tipica in questo ambito si presenta quando viene modificato l’oggetto sociale.

I diritti finanziari

– Diritto al dividendo: è il diritto che viene potenziato in caso di azioni privilegiate, sebbene il potenziamento risulti diverso a seconda del tipo di azioni detenute. Per quanto riguarda le azioni di risparmio, gli azionisti hanno diritto a ricevere almeno il 5% dell’utile e tale diritto è retroattivo fino a tre anni. Quindi, se viene generato un utile, un azionista che detiene azioni di risparmio ottiene almeno il 5% di quell’utile, mentre un azionista ordinario viene remunerato solo se la società decide di distribuire l’utile sotto forma di dividendo. Quindi, per gli azionisti ordinari, il dividendo è un diritto ma non è un dovere della società pagarlo.

–     Diritto di opzione: è il diritto dell’azionista di mantenere inalterata la propria quota di influenza sulla società nel caso in cui questa decida di effettuare un aumento di capitale. Per fare un esempio, supponiamo che vi siano in circolazioni 100 azioni di una determinata società e che un azionista ne detenga 10: tale azionista possiederà una quota della società pari al 10%. Se la società delibera di aumentare il numero di azioni in circolazione a 200 e l’azionista non acquista nuove azioni, la suo quota scenderà al 5%. Il diritto di opzione obbliga quindi la società ad offrire prioritariamente all’azionista una quota di nuovi titoli che gli consenta di mantenere inalterata la propria quota di influenza sulla società. Il diritto di opzione può essere esercitato o venduto. Supponiamo che, il 21 marzo, la Fiat decida di aumentare il proprio capitale e che, in tale data, il prezzo delle azioni Fiat sia pari a 12. Supponiamo anche che l’aumento di capitale si concluda il 30 marzo e che il prezzo a cui l’aumento di capitale avrà luogo sia pari a 10 (l’aumento di capitale viene sempre effettuato ad un prezzo inferiore a quello di mercato). A questo punto, il vecchio azionista può decidere se esercitare o meno il diritto di opzione: se l’azionista decidesse di esercitare il diritto comprerebbe a 10 delle azioni che sul mercato valgono 12. Perciò, se l’azionista decidesse di acquistare le azioni ma non volesse detenerle ulteriormente, potrebbe venderle immediatamente e ottenere comunque un guadagno, una sorta di premio fedeltà. Nel caso in cui l’azionista decidesse di non esercitare il diritto di opzione nemmeno nel modo descritto, otterrebbe comunque il premio fedeltà vendendo il proprio diritto: vendendo il diritto al 21 marzo otterrebbe un valore circa pari alla differenza tra il prezzo di mercato delle azioni a quella data e il prezzo di esercizio (circa 2). Perciò, l’azionista che non vuole detenere più azioni avrà due possibilità e la scelta di quale utilizzare dipenderà dalle sue previsioni circa l’andamento del prezzo delle azioni.