Teorie dell’intermediazione finanziaria

La prima teoria è quella di Gurley e Shaw. L’avevamo vista trattando “l’arrivo dell’intermediario finanziario”. Qualche considerazione introduttiva i filoni teorici sono almeno tre:

  1. La finanza di impresa: la corporate finance
  2. La finanza del mercato dei capitali: la finance (ci torneremo pesantemente trattando azioni, obbligazioni e loro selezioni nella composizione del portafoglio ottimale)
  3. Teoria dell’intermediazione finanziaria: sono le teorie che spiegano l’esistenza degli intermediari finanziari

Ipotesi neoclassiche

Lo studio della finanza è assente ed irrilevante nell’approccio neoclassico: nelle teorie dell’equilibrio dei marginalisti, tutta l’attenzione è volta allo studio dell’equilibrio micro e macroeconomico reale. La moneta è considerata un puro mezzo di scambio, un velo: è qualcosa che permette lo scambio di beni e servizi e basta; è neutrale. Le teorie della concorrenza perfetta si basano su ipotesi di razionalità degli operatori, perfetta e simmetrica distribuzione delle informazioni, frazionabilità illimitata di beni e servizi, assenza di costi di transazione. Queste ipotesi sono la esatta negazione di quelle che abbiamo visto essere le ragioni dei flussi finanziari! L’intermediazione creditizia è proprio il modo per rispondere ai problemi che i monetaristi hanno ipotizzato non esistere, allo scopo di capire l’economia reale: i monetaristi ovviamente non negavano l’esistenza delle banche, ma “semplificavano” per capire meglio i fenomeni reali.Altro giudizio, un po’ più valoriale, è quello di sostenere che, se l’intermediazione finanziaria è figlia delle imperfezioni del sistema, rimosse nelle ipotesi teoriche (nella misura in cui tali imperfezioni sono destinate a ridursi, vista la crescente efficienza dei mercati) ad un certo punto gli intermediari finanziari dovranno sparire. L’intermediazione, in questa ottica, è vista come un accidente storico-congiunturale. Questa ipotesi è gravemente sbagliata: gli intermediari sono più importanti oggi di ieri, sebbene il mercato sia in fase di aumento dell’efficienza. L’evidenza empirica nega tale teoria: o gli intermediari non derivano solo da imperfezioni rimovibili col miglioramento dei mercati, oppure è vero che gli intermediari derivano da vischiosità, frizioni ed imperfezioni dei mercati, ma non è possibile eliminarli. Probabilmente la seconda è la spiegazione più corretta.Le teorie successive a quella monetarista, affrontano i mercati finanziari in maniera positiva.

  1. Gruppo delle teorie keynesiane: Keynes, a cui si rifanno Gurley e Shaw, vede l’importanza della politica monetaria in quanto fattore attivo di riequilibrio dell’economia.
  2. Altre visioni: sono quella marxista di Hitferting, che sottolinea molto il rapporto tra capitale finanziario e industriale, mettendo l’accento sull’influsso che ha il capitale finanziario nel controllare quello industriale; la finanza opera come grande trust, grande concentrazione economica in grado di influenzare anche la politica. Questa scuola ha avuto, infatti, più successo politico che economico. Viceversa c’è un autore che ha avuto molto più successo: Schumpeter. Analizza anch’egli il rapporto che si instaura tra credito e sviluppo economico, sottolineando molto il carattere dell’innovazione; per innovare e cambiare bisogna spesso distruggere l’esistente: è la “distruzione creatrice, termine da egli stesso coniato. La possibilità di diventare innovatore è legata alla possibilità di diventare debitore. Il creditore (la banca) ha una funzione di anticipazione dei redditi futuri dell’investimento: non ha solo il compito di trasferire il potere di acquisto, ma anche il compito di creare nuovo potere d’acquisto, finanziando l’imprenditore e la creazione di ricchezza che l’imprenditore realizzerà.
  1. Gruppo delle teorie istituzionali, moderne. Siamo molto lontani dai neoclassici. Le teorie istituzionali raggruppano le visioni più recenti dell’intermediazione creditizia: ciò che le accomuna è un’impronta socio-organizzativa più che economica: si fa attenzione agli aspetti comportamentali, alle istituzioni, alla razionalità dell’individuo, si introducono i comportamenti opportunistici. A questa si riallacciano molte teorie:
    1. Sono le due principali applicazioni della scuola neo – istituzionale alla finanza (si aggiungono alla teoria importantissima di Gurley e Shaw. Teorie dei costi di transazione di Williamson
    2. Teorie delle asimmetrie informative
    3. Teoria dei costi di agenzia
    4. Teorie dei giochi

La teoria dei costi di transazione. Alla luce di questi “problemi”, visti come strutturali e non contingenti, il confronto di efficienza tra mercati ed organizzazioni, tra circuiti diretti ed indiretti, diventa un confronto tra diverse tecnologie finanziarie sulla base di una valutazione dei costi di transazione e dei costi organizzativi. Se sia meglio un circuito diretto o indiretto dipende da come questi meccanismi aiutano a risolvere i problemi riguardanti i costi di agenzia, di transazione, dei comportamenti opportunistici etc. Williamson interpreta il meccanismo di scambio alla luce dei costi di transazione: se è necessario comprare un componente produttivo, tale acquisto può essere regolato da un meccanismo di mercato oppure è possibile uno scambio internalizzato: si compra il produttore e non il prodotto. Il meccanismo istituzionale “mercato” è alternativo per garantire lo scambio di beni e servizi in maniera più efficiente e sicura. È anche una questione di fiducia nei confronti del fornitore. La chiave interpretativa di Williamson dell’applicazione del mercato si applica bene anche alla finanza. I mercati finanziari e gli intermediari sono due diversi meccanismi di gestione dello scambio finanziario. In ogni scambio sussistono rischi e lo scambio stesso può non essere ottimale o subottimizzante. Qual è, allora, il miglior meccanismo per ridurre i rischi ed assicurare un buono scambio? Meglio l’organizzazione o il mercato? Meglio la borsa e il circuito diretto o l’intermediario creditizio ed il circuito indiretto? La teoria dei costi di transazione sostiene che lo scambio finanziario sia costoso, perché bisogna sostenere costi per ricercare le controparti (la famiglia deve cercare l’impresa e viceversa), costi di produzione del contratto, costi di valutazione del rischio, costi di controllo (ex post: il creditore deve controllare il debitore), costi di produzione eccetera. Si pone l’enfasi su questi costi, individuandoli e classificandoli; si vede la finanza come un modo per ridurli; si indica e sottolinea che l’intermediario creditizio ha dei vantaggi in tale riduzione: se il credito è svolto dalla banca piuttosto che dal risparmiatore, i costi sono minori (considerate le economie di scala, i know-how, eccetera).

Le asimmetrie informative. L’altra teoria su cui ci soffermiamo maggiormente, ha molti punti in comune con la precedente, ma mette l’accento sul fatto che il mercato si può paralizzare nel caso in cui questi costi siano eccessivi, cioè nel caso in cui le asimmetrie informative siano eccessive, sino ad avere il “market failure”: fallimento del mercato. La teoria della asimmetrie informative è di portata generale: viene elaborata con riferimento all’economia reale: è la teoria di Hackerloff “dei bidoni e delle auto usate”: riguarda sfruttamento di conoscenze diverse tra i soggetti che compiono lo scambio. Vediamo i diversi tipi di equilibri:

  1. info perfetta e simmetrica ó separate equilibrium: entrambi hanno informazioni, sia il venditore sia l’acquirente sono soddisfatti; teoria neoclassica: l’incontro tra D e O genera il P ottimale.
  2. info imperfetta e simmetrica ó valore medio atteso: l’informazione è la stima media del campione del sistema: lo scambio avverrà al P medio ponderato. Il comportamento è razionale: siccome può andare di fortuna o sfortuna si compra ad un valore medio; entrambi hanno le stesse informazioni.
  3. asimmetria informativa ó market failure (bad used cars ordre: out good cars): il venditore sa benissimo le caratteristiche del prodotto, mentre il compratore ha a disposizione il valore medio atteso. Il problema è che il venditore, sapendo che il compratore offrirà il prezzo medio, non venderà più i prodotti buoni, ma quelli medi, di conseguenza il compratore sapendolo offrirà la metà della metà, e la qualità scenderà ancora, e così via.

Nel caso del finanziamento dei settori in deficit, evidentemente il settore che investe (imprese) ha molte più informazioni su quel che farà dei propri soldi rispetto al creditore (banche). Nel caso del credito siamo in PIENO in una situazione di asimmetria informativa, dove il soggetto svantaggiato è il creditore: rischia e, allo stesso tempo, dispone di minore informazioni. Per loro natura le informazioni si verificano ex ante ed ex post (prima o dopo la conclusione del contratto).

  • Nel caso delle asimmetrie ex ante il rischio è la selezione avversa: il rischio è che, siccome ha meno informazioni, lo svantaggiato informativo scelga male: scelga i debitori peggiori, che nascondono le informazioni (hidden information). Ad esempio: se si fissa un premio assicurativo per la polizza malattia o per il furto, il rischio è di trovarmi con gli assicurati peggiori, cioè quelli che sanno che sono molto esposti al rischio di furto o sono già malati, ma senza dire che hanno alti rischi. Quelli che ritengono di essere poco esposti ai rischi non si assicurano. Come si può ridurre questo rischio?
    • Facendo lo screening: il creditore affina le sue capacità di selezione
    • Anche il debitore può contribuire, se è un buon debitore (altrimenti avrebbe interesse a fare il furbo) comunicando al creditore l’informazione e facendo il signalling: certificazione delle attività di revisione, agenzie di rating, bilanci, rischiando mezzi propri, condividendo il rischio, dando garanzie etc.
    • Per le asimmetrie ex post, invece, il rischio è diverso da quello della selezione (che c’è già stata), bensì il moral azard: l’avvantaggiato informativo compie hidden action: “fa il furbo”. Ad esempio, se sono assicurato, faccio gli autoscontri. Allora cosa fa la società assicurativa?
      • Pone la franchigia: “una quota del danno te lo piglio tu”
      • oppure usa meccanismi contrattuali come il bonus-malus.
      • Fa il monitoring: controlli per evitare azioni che danneggiano lo svantaggiato informativo (il creditore).
    • Un altro meccanismo con lo scopo di ridurre i rischi, è la fiducia: tra le due parti si instaura una relazione di fiducia che sostituisce, in quanto tale, tutti questi marchingegni sopra citati, anche perché ridurre i rischi in quei modi costa (ci riallacciamo alla teoria dei costi di transazione). La fiducia “è un meccanismo gratuito” di riduzione delle asimmetrie informative (moral azard e avverse selection). Quando le banche stressano molto la customer relationship (approcci al cliente), cercando relazioni ricche e stabili, lavorano proprio sul rafforzamento del legame fiduciario. Tale politica, se ben condotta, può ridurre i rischi delle asimmetrie informative in modo efficiente: la fiducia ha un valore economico! Fukuyama ha scritto “trust” = fiducia.

Nell’economia italiana la fiducia è fortissima nella famiglia e nel clan: lì si sviluppa l’impresa famigliare e di villaggio. Concludendo, siccome l’asimmetria ci sarà sempre, i mercati finanziari sono necessari. Il ruolo, secondo queste visioni, è quello di ridurre le asimmetrie informative rispetto ai canali diretti: la banca è molto più efficiente nel fare lo screening ed il monitoring (ma allo stesso tempo garantisce riservatezza):

  1. durata e orientamento temporale di lungo della relazione (customer relationship)
  2. dimensioni adeguate rispetto ai fabbisogni finanziari dell’impresa (Hausbank)
  3. partecipazione al capitale di rischio (banca mista): i rappresentanti della banca entrano nel consiglio di amministrazione

Verso: separatezza e dialettica tra finanziato e finanziatore (arm’s lenght).

La teoria evoluzionista. Una volta giustificata l’esistenza degli intermediari con le asimmetrie informative, si potrebbe sostenere che esistano il canale diretto (superiore) e indiretto (inferiore): le tendenze verso lo sviluppo e l’efficienza, la migliore distribuzione dell’informazione e la riduzione dei costi di transazione condurranno il sistema finanziario allo stadio evolutivo superiore, con la scomparsa degli intermediari. La teoria evoluzionista si scontra però contro la realtà fattuale, infatti l’evoluzione di lungo periodo non determina una sparizione delle banche, ma una loro trasformazione: porta a complementarità e non concorrenza tra banche e mercati; si accompagna ad un aumento di titoli posseduti non direttamente dalle unità in surplus, ma tramite gli investitori istituzionali. Chiudiamo con le teorie dell’intermediazione creditizia. Ci siamo soffermati sulle asimmetrie informative. La banca è in posizione privilegiata per ridurre i rischi delle asimmetrie. Una delle cause dell’aumentato del peso dei mercati è proprio la maggior informazione circolante, quindi la riduzione dell’asimmetria, in parte anche grazie alla regolamentazione. Secondo la teoria dell’insider trading l’informazione è accessibile solo ad alcuni soggetti facenti parte del sistema. L’informazione nei mercati finanziari:

  • pubblica: riguarda tutti gli operatori: es. mercati dei capitali
  • privata: riguarda solo alcuni operatori.

Le fonti:

  • enti pubblici (banche centrali, istituti di statistica, eccetera)
  • venditori professionali di informazioni di base (giornali, reti di informazioni come Reuters, banche dati, data provider)
  • soggetti interessati (ad esempio le imprese attraverso il bilancio, gli incontri con gli analisti, la comunicazione finanziaria)
  • società di rating (informazione diffusa gratuitamente a tutti gli interessati e servizio pagato dall’emittente i titoli)
  • banche (l’informazione è incorporata nel rapporto di finanziamento: signalling)