Il concetto d’azienda e la sua evoluzione nel tempo

Dell’azienda esistono varie nozioni che dipendono sia dal particolare aspetto che le contempla, per esempio giuridico, economico, che  dal tempo in cui le stesse aziende sono oggetto di studio. Considereremo, la nozione di azienda secondo l’aspetto giuridico, nonché con riferimento all’aspetto economico – aziendale, e noteremo come la prima nozione sia differente, sia pure parzialmente, dalla seconda. Tra l’altro, pur nel dato aspetto, la nozione di azienda tende ad evolversi nel tempo in quanto l’azienda – come fenomeno concreto della vita economica – muta, attraverso il tempo, nei suoi caratteri propri, per cui varia, di conseguenza, l’evoluzione del suo concetto.

Vediamo, innanzitutto, i differenti caratteri e quindi le differenti nozioni d’azienda dal punto di vista giuridico ed economico – aziendale e, quindi, l’evoluzione del suo concetto secondo quest’ultimo aspetto. La nozione d’azienda dal punto di vista giuridico è fornita dal codice civile, che all’articolo 2555 definisce l’azienda come “il complesso dei beni organizzati per l’esercizio d’impresa”. Osserviamo, innanzitutto, che detta nozione (giuridica) d’azienda prende in considerazione solo una categoria di aziende ed in particolare quelle di produzione o imprese, il cui fine principale, è quello del lucro. La stessa nozione non comprende, pertanto, l’altra grande, e non meno importante, categoria d’azienda rappresentata dalle aziende di erogazione o di consumo. Inoltre, la nozione giuridica d’azienda contempla, tra gli elementi costitutivi  della stessa azienda, soltanto quelli relativi al suo patrimonio ed alla organizzazione, “il complesso dei beni organizzati”, escludendo, pertanto, sia pure implicitamente, l’importante elemento costituito dal suo personale. Infine, la nozione giuridica d’azienda non permette di cogliere i caratteri propri di ogni azienda, costituiti dalla sua unità, durabilità, autonomia, dinamicità e equifinalità.

Dal punto di vista economico – aziendale, nonché alla sua evoluzione attraverso il tempo, in relazione alla quale possiamo distinguere, fondamentalmente, tre momenti significativi:

  1. prime nozioni che mettono l’accento su alcuni elementi costitutivi;
  2. nozioni che mettono l’accento sull’attività d’impresa;
  3. nozioni che accanto all’attività mettono anche in evidenza il carattere sistemico dell’azienda.

Ebbene, le prime nozioni d’azienda colgono, come tratti significativi delle stesse, proprio alcuni dei suoi elementi costitutivi, rappresentati di volta in volta dalle persone e/o dall’organizzazione; senza riguardo, pertanto, del comportamento d’impresa, ossia della sua attività, nonché dei suoi caratteri propri, costituiti, com’è noto, dall’unità, durabilità, autonomia, dinamicità ed equifinalità. Ricordiamo, al riguardo, il Rossi che identificava le aziende con gli “enti sociali con vita economico – amministrativa”. Nella stessa direzione il Vianello, per il quale l’azienda è «una organizzazione di persone e di beni economici che sono indispensabili per il raggiungimento di un fine o dei fini d’un ente».

Il primo autore italiano che fa riferimento all’attività d’impresa e quindi al suo comportamento è Fabio Besta, che definisce l’azienda come «la somma di fenomeni o negozi o  rapporti da amministrare, relativi ad un cumulo di capitali che formi un tutto a sé, o a una persona singola o a una famiglia o ad un’unione qualsivoglia, od anche una classe soltanto di quei fenomeni o negozi o rapporti». Detta nozione, tuttavia, non individua gli elementi costitutivi dell’azienda né, soprattutto, il carattere sistemico della stessa, ossia l’interazione e la complementarità, rispetto al fine, degli stessi elementi.

Un primo passo in questo senso è fatto da Gino Zappa che nel 1927 definisce l’azienda una «coordinazione economica in atto istituita e retta per il soddisfacimento di bisogni umani». E’ presente in detta nozione un implicito accenno al carattere sistemico d’azienda, carattere che si ricava dall’espressione “coordinazione economica”. Mancano, tuttavia, nella stessa nozione i riferimenti ai caratteri propri d’azienda, caratteri che sia pure implicitamente vengono considerati nella nozione d’azienda che Gino Zappa fornisce nel 1957, allorquando definisce la stessa come «istituto economico atto a perdurare che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione la produzione, o il procacciamento o il consumo della ricchezza».

La considerazione dell’azienda come Istituto fa rientrare implicitamente nella sua nozione gli elementi che la costituiscono – persone, mezzi e organizzazione – nonché i suoi caratteri propri – unità, durabilità, dinamicità, autonomia ed equifinalità – tenendo presente che ogni istituto sociale – e quindi anche l’azienda – si fonda su quegli elementi e quei caratteri. In tal senso, il riferimento esplicito alla durabilità contenuto nella nozione di azienda in discorso, può essere inteso come un rafforzativo della stessa nozione, considerato che l’azienda come istituto sociale non può che durare e permanere nel tempo, pur nella mutabilità degli elementi che la costituiscono.

Sulla base dei caratteri propri e degli elementi costitutivi d’azienda, esplicitamente o implicitamente presenti nella nozione zappiana della stessa, sono fioriti nel nostro Paese vari filoni di studi riguardanti la gestione, la rilevazione, l’organizzazione delle aziende; studi che hanno segnato un deciso progresso dell’economia aziendale, ossia della scienza che studia i processi di nascita, di vita e di cessazione delle aziende. Significativi sono, al riguardo, i contributi di Amaduzzi, Cassandro, Onida, tanto per citare alcuni dei maggiori autori successivi a Zappa, nonché di loro allievi, le cui  costruzioni teoriche costituiscono un evidente sviluppo dei principi propugnati da Zappa nelle sue opere e sintetizzati nella nozione d’azienda dello stesso Autore.

In questa sede vogliamo ricordare, soprattutto, gli sviluppi successivi relativi al concetto di azienda come istituto sociale, ed al concetto di azienda come sistema, ed in particolare come sistema aperto all’ambiente. Quanto al primo aspetto – azienda come Istituto sociale – mi pare che un particolare cenno di merito vada ad Onida, che supera il concetto, angusto oggigiorno, di azienda come organismo produttivo, per contemplarne un altro con carattere più ampio, rappresentato  dall’azienda come istituto sociale, nel quale devono trovare opportuna soluzione anche i problemi posti dalla comunità del personale presente in azienda.

Invero l’illustre Autore, partendo dai legami di interazione tra azienda di produzione e di erogazione (comunità di lavoro in senso lato) – e quindi tra produzione del reddito – salario (parte di ricchezza prodotta in azienda spettante ai lavoratori), consumi (spendita dei salari), risparmio (di salari non consumati) e investimenti dello stesso in titoli a reddito fisso o variabile – afferma che non è soltanto etico, ma conveniente per l’azienda avere in somma considerazione i problemi del personale, data l’influenza di questa componente sulla produzione del reddito. Invero la misura dei consumi, dei risparmi e degli investimenti è legata, in linea di principio, a quella dei salari, per cui la giusta remunerazione dei lavoratori non può che avere effetti positivi sul sistema economico delle aziende, inteso come organismo tecnico di produzione.

Considera, pertanto, lo stesso Autore che non si possono risolvere i problemi della produzione del reddito se non si risolvono quelli della sua equa distribuzione a coloro che hanno contribuito a creare la stessa ricchezza (tra cui appunto la comunità dei lavoratori) e costruisce la teoria dei massimi simultanee che, almeno in linea di principio, rappresenta, da una parte, una felicissima soluzione dell’umano conflitto imprenditore – comunità dei lavoratori e, dall’altra, assegna all’azienda un contesto non più esclusivamente produttivo, ma anche squisitamente sociale, contesto che si fa sempre più strada nella realtà economica odierna. E non sarebbe forse errato che una nozione d’azienda aderente all’attuale contesto economico rispecchiasse anche questo carattere di socialità, da qualche tempo sempre più riconosciuto alla stessa azienda.

Pertanto, una nozione d’azienda che riconoscesse esplicitamente anche il suo carattere sociale – nel senso prima inteso – rispecchierebbe meglio la realtà ed il comportamento della stessa azienda nell’attuale contesto economico, in cui essa vive ed opera. E’ da rilevare, tuttavia, che – pur nella straordinaria compiutezza del quadro teorico costruito da Onida, con la teoria dei massimi simultanei – un decisivo contributo alla evoluzione dell’azienda nel senso più squisitamente sociale e, più in particolare, verso la sfera motivazionale del lavoratore, è stato fornito dagli studiosi di organizzazione aziendale e di sociologia, che fin dagli anni ’30 hanno posto l’accento sugli aspetti etici, morali, nonché psico – sociologici del lavoratore, e quindi sulla necessità che l’azienda fosse contesto, non solo produttivo, ma anche sociale, nel quale lo stesso lavoratore potesse realizzarsi nella sua totalità, e quindi non solo nell’aspetto economico ma anche nell’aspetto psico – sociologico.

Questo filone di studi – da parte degli studiosi di psico – sociologia e di organizzazione aziendale – ha per oggetto specifico il comportamento umano nell’impresa che, nelle sue varie manifestazioni, viene attentamente indagato e considerato come una grande risorsa ai fini del raggiungimento delle finalità poste dal soggetto economico d’impresa. Quanto al secondo aspetto – azienda come sistema ed in particolare come sistema aperto – la dottrina economico aziendale, di cui qui ricordiamo i significativi contributi di Aldo Amaduzzi e Umberto Bertini, ha messo in evidenza che gli elementi costitutivi d’azienda, persone, mezzi economici e organizzazione:

  • sono in continua interazione fra loro, e quindi si influenzano a vicenda, per cui qualunque decisione riguardante uno di quegli elementi si ripercuote inevitabilmente sugli altri e viceversa;
  • sono in continua interazione con l’ambiente esterno (costituito da clienti, fornitori, finanziatori, eccetera) in cui l’azienda vive ed opera, per cui la corretta condotta d’azienda non può prescindere dalle sollecitazioni e quindi dall’influenza dell’ambiente economico sugli elementi costitutivi d’azienda;
  • sempre gli elementi costitutivi d’azienda, con modalità interattive – e, quindi, di influenza reciproca – ma anche complementari, ossia gli uni insieme agli altri, concorrono alla realizzazione delle finalità di coloro che hanno istituito l’azienda.

Nel corso delle pagine successive avremo varie occasioni per porre in risalto il comportamento d’azienda nonché il suo carattere sistemico e quello dei suoi elementi costitutivi.