Imprenditorialità

“L’insieme delle qualità e delle caratteristiche dell’imprenditore”

Difficile definire l’imprenditore sulla base di attributi quali: proprietà dell’impresa, assunzione del rischio, creatività eccetera riconoscibili anche in soggetti non imprenditori.

Alcune concezioni classiche dell’imprenditore:

  • Cantillon: chi organizza la produzione che ne è l’iniziatore, il creatore, il responsabile di attività produttive organizzate;
  • Smith: chi avvia iniziative produttive (undertaker) con atteggiamento progettuale (projector) assumendosi rischi connessi (adventurer).
  • Schumpeter: chi ha la capacità ad innovare
  • Knight: chi si assume il rischio (innovare = fare scelte in condizione di incertezza)
  • Cole e Redlich: chi ha il potere a decidere, ossia, funzione di formulazione delle decisioni (compiti di governo)

Filoni di studio sull’imprenditorialità:

L’INDIRIZZO STORICO – orientato a identificare ragioni che portano determinati soggetti a farsi imprenditori

Distingue imprenditorialità da managerialità poiché considera l’imprenditore chi crea l’impresa (fatto innovativo); per quali motivazioni (lucro); se ne assume il rischio. Il fine del profitto non è fattore dominante. Esso è perseguito affinché l’impresa rimanga vitale e soddisfi motivazioni psicologiche e spinte sociologiche di chi la crea. Variabili soggettive quali: caratteristiche individuali e condizioni sociali, che considerate singolarmente o nella loro combinazione, spingono all’imprenditorialità.

INDIRIZZO PSICOLOGICO

Mc Clelland (1961): fattore need of achievement (autorealizzarsi facendo bene) bassa propensione al rischio e un solo carattere.

Rotter (1966) Shapero (1975) Brockhaus (1987): locus of control (alla base del need of achievement sta il convincimento di controllare il proprio destino) – un solo carattere

Kets De Vries (1977): è imprenditore chi, avendo avuto una storia familiare infelice, che gli ha prodotto scarsa fiducia in se stesso, insicurezza viene spinto da adulto ad un atto di RIBELLIONE INNOVATIVA.

Modello psicodinamico: si ricercano più caratteri, si valutano le preferenze, i valori.

INDIRIZZO SOCIOLOGICO

Stanworth e Curran (1973): teoria della “marginalità sociale” (perdita del posto, appartenenza a minoranze etniche, eccetera) nasce da incongruenza tra attributi personali e posizione occupata in società; che è superata diventando imprenditori.

Altri fattori sociali: eredità; imitazione; esperienza; turbolenza del mercato del lavoro; disocc.; inoccupazione.

L’INDIRIZZO ANALITICO

Osserva comportamenti e funzioni che devono assolvere per governare l’impresa, superando le qualificazioni dell’imprenditorialità quali: il momento creativo dell’impresa; la proprietà dell’impresa; l’assunzione del rischio. E’ imprenditore chi gestisce l’impresa e allo scopo usa capacità creativo/innovative o, in chiave moderna, chi gestisce il cambiamento; non necessariamente chi assume il rischio, ma ne crea i presupposti con il suo potere a decidere. Il potere a decidere estende l’imprenditorialità ai manager.

Brozen (1954) Redlich (1957): è imprenditore chi per effetto di scelte innovative, genera i presupposti del rischio ma non li assume, li assume la proprietà.

Cole (1959): funzione imprenditoriale è attività plurifunzionale (che esplicita l’attività di governo) esercitata da più soggetti.

Pantaleoni, Zappa: ancor prima affermavano il concetto di imprenditorialità diffusa tra tanti soggetti che cooperano per realizzare i fini aziendali – l’imprenditore come attività astratta.

Occorre limitare dette concezioni ai soggetti che esplicano il processo manageriale e non quello logistico – esecutivo.

Elementi di sistemazione teorica: l’evoluzione delle strutture organizzative; l’attenzione si sposta dalla formulazione all’attuazione delle strategie. Se nella Struttura funzionale il Direttore generale (manager generalista) formula le strategie ed il Direttore funzionale (manager specialista) attua le strategie nella struttura divisionale, la Direzione generale, il Direttore di Divisione formulano le strategie, mentre il Direttore funzionale attua le strategie.

Imprenditorialità diffusa a tutti coloro che hanno potere di guida e controllo (processo manageriale).

Se l’imprenditorialità coincide con l’esercizio del processo manageriale essa diventa sinonimo di managerialità e quindi i due concetti hanno un significato comune.

Limiti di manifestazione dell’imprenditorialità nella Grande Impresa

  • Le funzioni imprenditoriali nella Grande Impresa sono assolte dai manager che le esercitano in forma professionale hanno cioè conoscenze acquisite tramite l’esperienza e tramite la formazione;
  • Utilizzando la distinzione di Cole, basata sui comportamenti con cui si governa l’impresa, il piccolo imprenditore si configura più come imprenditore empirico che razionale o cognitivo, queste ultime sono tipiche dei manager.

Imprenditore empirico: acquisisce le conoscenze dall’esperienza e spesso usa una logica estrapolativa.

Imprenditore razionale: acquisisce conoscenze attraverso analisi razionale di come potranno evolvere le situazioni.

Imprenditore cognitivo: è attento ad aggiornare le conoscenze e a rialimentare le sue scelte con quanto di nuovo.