Le occasioni mancate

La battuta di arresto del 1963

Mentre gli anni del “miracolo” erano stati contraddistinti da:

  • elevati investimenti produttivi
  • stabilità monetaria
  • -equilibrio nei conti con l’estero

Il decennio successivo fu segnato da aspre lotte fiscali che determinarono un aumento del costo del lavoro che costrinse le imprese a fare dei tagli per tornare ad essere competitive.

Nel 1963 si assistette ad un inceppamento della crescita economica, inoltre tra il 61 e il 63 le retribuzioni crebbero di un ritmo più che doppio rispetto alla produttività, cominciarono quindi a risultate non competitive le imprese.

Si venne a creare un grande squilibrio commerciale dato che aumentavano le importazioni anche per la maggiore spesa che il lavoratori potevano effettuare (perché con salari maggiori).

Altro problema rappresentò il deficit dell’agricoltura che andò a sommarsi agli interventi dell’imprenditoria che per recuperare i margini perduti scaricava tutto sui prezzi dei prodotti.

Riassumendo, i problemi nel ’63 erano:

  • squilibrio dei conti esteri
  • aumento dei consumi e dei prezzi
  • situazione occupazionale ormai satura nei centri industriali del Nord

Le autorità monetarie (che durante a tutto il ’62 aveva immesso liquidità) dovevano far fronte:

  • all’inflazione con una manovra restrittiva
  • alle aspettative di svalutazione con una contrazione della domanda globale

Dal 63 al 64 si instaurò il Governo Moro:

  • rafforzo dei controlli sul bilancio dello Stato e degli enti locali
  • provvedimenti fiscali sull’aumento dell’imposizione indiretta e sulla compressione dei consumi

Entrambi gli interventi risultarono rapidi e di straordinaria efficacia.

Nel frattempo il rapporto tra salari e produttività si ridusse. Riprese vigore il processo di crescita e dimostro che lavoro e capitale non fossero risorse illimitate (come si credeva durante il miracolo) Industria italiano non era uscita ancora dai comparti tradizionali e faticava a mantenere il passo con il progresso tecnologico,e anche la sua espansione era limitata a poche aree.

Contrariamente agli effetti sperati, la presenza della nuova coalizione di centro – sinistra al governo non aveva effettivamente provveduto allo svolgimento di alcuna azione programmatoria che prevedesse investimenti sociali adatti.

Il crollo degli investimenti ebbe conseguenze sul livello occupazionale.

Le contraddizioni degli anni Sessanta

Gli anni 60 costituirono la stagione delle occasioni mancate:

  • non si seppe cogliere l’opportunità di rilanciare il processo di sviluppo economico o di attenuare gli squilibri storici nazionali
  • la crescita del miracolo non era stata accompagnata da un adeguato processo di trasformazione delle istituzioni economiche, né da una precisa fissazione del ruolo dell’impresa

Caratterizzante fu l’avvio del processo di industrializzazione (le imprese cercavano aumenti di produttività), vi furono diverse fusioni al fine di raggiungere una migliore efficienza. Peculiare era anche l’intervento dello Stato ( che talvolta provvedeva solo a salvare l’industria privata in crisi).

Assieme alla Eni nacque anche la Efim (Ente partecipazioni e finanziarie industria manifatturiera), che collaborò anche ai piani per lo sviluppo del Sud.

Nel 1964 si giunse all’unificazione dei servizi telefonici.

Al processo di espansione dell’impresa pubblica partecipò anche l’Iri che potenziò le proprie attività in quanto a:

  • meccanica
  • siderurgia
  • cantieristica

La vecchia Sme (Società meridionale di elettricità) appartenente al gruppo Iri, su trasformò nel principale gruppo alimentare italiano.

Con la ristrutturazione industriale vi è una contrazione dei profitti, diminuiscono quindi i metodi di finanziamento: il sistema creditizio diventa quindi “bancocentrico”, costituiva quindi ne rivolgersi agli istituti di credito mobiliare che si approvvigionavano emettendo obbligazioni acquistate da

  • risparmiatori
  • banche di credito ordinario

Vi furono in quegli anni incrementi grandi anche nel comparto siderurgico , che si pose al servizio dell’industria meccanica. Questa assorbiva un terzo degli addetti del manifatturiero, costituiva inoltre il nucleo del sistema industriale italiano (industria automobilistica, sesto produttore al mondo nel 1969 con la Fiat).

Accanto la comparto automobilistico crescono:

  • motociclette
  • macchine agricole
  • macchine operatrici

E assieme:

  • macchine da scrivere, armi da fuoco eccetera
  • costruzioni navali

Determinante anche l’apporto dell’industria chimica:

  • distillazione e raffinazione di olii minerali
  • produzione di acidi e fertilizzanti e antiparassitari

Continua a mantenere una posizione di riguardo l’industria tessile.

Necessità di industria elettrica dato il maggiore fabbisogno di energia dopo l’espansione economica del secondo dopoguerra (vennero realizzate tre centrali nucleari).

Trasformazioni nella struttura fondiaria e nei rapporti di produzione

  • indebolimento della piccola proprietà contadina
  • contrazione della superficie agraria utilizzata
  • incremento della meccanizzazione
  • agricoltura deteneva una quota sempre decrescente del prodotto nazionale

Governo Moro vara il secondo piano verde (1966):

  • incentivare la meccanizzazione
  • ridurre i costi di produzione
  • riorganizzare i mercati agricoli

Nel 1968 la Comunità Europea approva il Piano Mansholt : realizzazione di interventi strutturali per l’ammodernamento delle aziende agrarie.

Negli anni 60: assistiamo a un’espansione del settore terziario (i suoi occupanti per la prima volta superano quelli del secondario) aumenta il personale della Pubblica Amministrazione.

Sviluppo di diverse attività legate a commercio e trasporto con apertura di due importanti trafori alpini.

Turismo beneficia dello sviluppo infrastrutturale

Rafforzamento delle attività alberghiere grazie all’intervento statale.