Dalla ricostruzione al miracolo economico

Problemi di breve e di lungo periodo

Al termine della guerra 3 problemi economici:

  • La ricostruzione delle attrezzature produttive
  • Inflazione: per tamponarla in parte si cercava di ricorrere al mercato finanziario,con l’emissione di titoli si era infatti impedito che le anticipazioni effettuate dalla Banca di Italia dessero luogo ad un’eccessiva immissione di liquidità
  • -La strozzatura nella Bilancia dei Pagamenti: ovvero l’Italia doveva riconvertire e riattivare l’apparato industriale, cosa possibile solo ricevendo MP in cambio di prodotti finiti che avrebbe dovuto esportare (un circolo vizioso)

A questi si deve aggiungere i problemi del lungo periodo:

  • la modernizzazione del primario
  • rilancio dello sviluppo industriale come via d’uscita dalla disoccupazione strutturale

Riguardo al settore agricolo: questo prevedeva metodi troppo arretrati, inoltre vi era stata una concentrazione esagerata sulla coltura cerealicola ( a causa della politica di autarchia del fascismo) a scapito delle altre e della zootecnia. Di fatto dal 31 al 51 assistiamo a un decremento forte degli agricoltori nel Nord e un aumento nel Sud.

L’industria invece ebbe un apprezzabile sviluppo con produzioni più moderne, gli altri comparti invece avevano conservato una tecnologia più arretrata , negli ambiti più tradizionali con elevato impiego di manodopera sopravviveva il lavoro a domicilio.

Industria elettrica offriva la maggiore concentrazione finanziaria nel Paese , interessante anche il caso della siderurgia. I comparti innovativi non contribuivano in maniera particolare al reddito nazionale quanto piuttosto alla ricerca e lo sviluppo.

Problema grande del dopoguerra: elevata disoccupazione:2.000.000 di disoccupati (non contando i sotto-occupati dell’agricoltura). E’ un problema cui cercò di far fronte la Confederazione generale italiana del lavoro (Cgil).

Durante un primo convegno di studi di economia e politica industriale tenutosi a Firenze nel 1947 emerse che industriali del nord ed economisti militanti sostenevano in maggioranza il teorema di Mill secondo cui: “L’industria è limitata al capitale”: volendo incrementare la produzione e il reddito e quindi assorbire la disoccupazione bisognava imboccare la strada del risparmio e dell’accumulazione e non quella della spesa in deficit di bilancio”.

Nel 1949 la Cgil propose un piano del Lavoro che prevedeva necessariamente 3 interventi coordinati:

  • nazionalizzazione dell’industria elettrica
  • forti investimenti nel settore edilizio
  • riforma fondiaria nel Mezzogiorno

La scelta liberista

Discussioni riguardo al grado di controllo che lo Stato dovrebbe avere nell’economia:

  • Liberisti (Destra moderata, tra cui Einaudi e Corbino): l’inflazione deriva da un eccesso di spesa pubblica. Si opponeva la controllo dei cambi e alla sostituzione della moneta (inutile per l’inflazione e negativa per a fiducia nella lira).Poi si sarebbe dovuto fare appello alla classe lavoratrice facendole accettare una politica di forte contenimento dei salari. L’imprenditore doveva essere libero e non tutelato e regolato dallo stato nelle sue scelte.
  • Dirigisti (Sinistra Riformatrice) Favorevoli al controllo della moneta, dei cambi e dei salari (tutelati comunque da un’ipotetica assicurazione di un reddito minimo e razionando i generi di consumo). Voleva il cambio della moneta e avrebbe ridotto la circolazione ma pure fornito il mezzo tecnico per applicare un’imposta sulle giacenze liquide, desiderava la nazionalizzazione delle grandi industrie strategiche.

Comune ad entrambe le parti era però questa idea: Per le entrate sarebbe dovuto intervenire lo Stato ricorrendo sia alla finanza ordinaria che a quella straordinaria(comprendendo prestiti pubblici e un’imposta straordinaria sul patrimonio).

Si optò per la liberazione: a questo punto unica via per lo sviluppo industriale era il commercio internazionale : unici Paesi su cui potesse puntare erano: Europa occidentale, Paesi con cui andavano abolite licenze di Import ed Export onde liberalizzare.

1947: Fu l’anno in cui L’Italia fu ammessa al Fondo Monetario Internazionale e alla BC.

Inflazione e moneta

Nel 1945 l’inflazione era dilagante, erano cessati i meccanismi per sottrarre liquidità dal settore privato, ma due erano le principali cause di essa:

  • -Sovrabbondante emissione di carta-moneta da parte degli alleati (Italia non ebbe potuto esercitare alcun tipo di controllo). Ricordiamo l’emissione delle Am-lire, grazie poi alla compensazione (come corrispettivo delle am-lire emesse) offerta dagli Stati Uniti e Canada fu possibile affievolire le spese inflazionistiche;
  • Seconda causa andava cercata nel cambio lira-dollaro (rispetto a prima della guerra era 5 volte inferiore il suo valore).

Durante il governo di Ferruccio Parri (1945) per fare pronte all’inflazione incluse nel proprio programma il cambio della moneta chiesto dalla Sx, operazione che sarebbe dovuta avvenire nel 46 per opera della Banca d’Italia; ma non fu attuato per l’opposizione dei liberisti. L’unica misura che venne presa fu quella di estendere alle regioni del Nord il “prestito della liberazione” lanciato nel 45 dal governo Bonomi.

A Parri succedette De Gasperi che avvio una politica di liberalizzazione progressiva e di abolizione graduale dei controlli, tale politica configgeva con gli interessi degli importatori e favoriva quelli degli esportatori.

Si venne a creare quindi un sistema di cambi multipli cosicché cominciarono a coesistere quattro prezzi del dollaro:

  • -quello ufficiale (per le rimesse degli emigranti e il turismo) = 100 lire
  • -uno commerciale (che con i premio di esportazione raggiungeva le 225 lire)
  • -uno libero (dipendeva dall’andamento della domanda e dell’offerta, variava quindi giornalmente)
  • -uno scaturente tra i singoli accordi commerciali con i vari stati

Nel 1946: si costituì un secondo governo De Gasperi (anch’esso di coalizione), ne facevano parte:

  • Democristiani
  • Socialisti
  • Comunisti
  • Repubblicani
  • (per un breve periodo) il liberale Corbino.

L’intera collaborazione fece si che vi fosse un arresto dell’inflazione (riscontrabile in un IPC stazionario) fino al settembre 46. Nel frattempo era stata applicata una politica di contenimento della spesa statale con una limitazione delle opere pubbliche, facendo così crescere il credito bancario; ne derivò una dilatazione della domanda globale, mentre l’offerta rimaneva rigida. A settembre purtroppo riprese l’inflazione anche a causa del “prestito per la ricostruzione” Tale insieme di provvedimenti è definibile come “modello di politica economica temperata”

Inoltre si sviluppò la convinzione che i vari aiuti ottenuti da:

  • l’Unrra (United Nation Relief and Rehabilitation administration)
  • l’Erp ( European Recovery Program) detto anche “Piano Marshall” non fossero stati utilizzati per scopi produttivi o accelerare il processo di ricostruzione bensì per:
    • ridurre il disavanzo di bilancio
    • per accrescere le riserve valutarie (riscontrabile in un decisivo aumento delle riserve della Banca Centrale nell’anno di attivazione del piano M)

Solo a partire dal 49 i finanziamenti vennero utilizzati per i loro scopi con acquisto di:

  • Macchinari
  • Materie Prime
  • Investimenti nelle Strutture Produttive

Piano Marshall:

era ispirato alla dottrina Truman, per cui gli USA si impegnavano a:

  • supportare i popoli liberi che lottavano contro i tentativi di sopraffazione di minoranze armate o di pressioni esterne
  • aiutarli a conservare le proprie istituzioni e integrità nazionale contro chi volesse imporre loro regimi totalitari

Gli Usa secondo il piano M. si impegnavano a erogare aiuti finanziari da destinare ai Paesi europei con economie sconvolte dalla guerra (alla ripartizione provvedeva l’Oece),tali aiuti venivano concessi:

  • in forma gratuita per un 90%
  • il restante 10% veniva concesso come credito a lungo termine con bassi interessi

Gli Usa erano motivati a questa operazione per due ragioni:

  • Sviluppo di libere economie era una solida garanzia contro l’avvento del comunismo
  • Necessario mantenere sul mercato un domanda effetiva tale da mantenere un livello di piena occupazione

con il piano M. l’Italia poté giovarsi di eccezionali aperture di credito (circa l’11% dia quanto erogato ai Paesi dell’Oece).

La proposta venne fatta anche al’URSS che però declino affermando che fosse solo un tentativo americano di asservire le economie europee.

La manovra enaudiana del 1947

Gennaio 47: Confindustria e Cgil: accordo nazionale per liberalizzazione dei licenziamenti.

In seguito a stretta creditizia della Banca Centrale cominciano i licenziamenti nelle industrie italiane: tentativi inefficaci di ridurre il deficit pubblico, si verificò un aumento dell’IPC che portò esportatori italiani e importatori stranieri a preferire le vendite del mercato interno (peggioramento del cambio lira-dollaro).

Metà maggio: De Gasperi forma un gabinetto, affidando i dicasteri economici a :

  • Luigi Enaudi (Bilancio) oltre che vicepresidente del Consiglio
  • Gustavo del Vecchio (Tesoro)
  • Giuseppe Pella (Finanze)
  • Cesare Merzagora (Industria)

restrinse il credito bancario a industria e commercio: il che determinò una caduta della domanda globale. Gli speculatori immisero merci accumulate nei magazzini (in previsione di un ulteriore indebitamento della lira) e facendo così ebbero un notevole aumento dell’offerta globale ma una forte riduzione dei prezzi.

Nel frattempo diminuisce la moneta in circolazione e cresce il risparmio. Successivamente il bilancio dello Stato comincia velocemente a migliorare

In sintesi le misure di politica economica del 1947:

  • successo dal punto di vista monetario;
  • ma stretta creditizia (in periodo già di grande inflazione) determina crollo di I quando il Paese avrebbe bisogno solo di ripresa.

Depressione economica venne superata solo nel 1950.