Sviluppo del sistema pubblico in Italia

Nel 1861, l’Italia era solo un paese agricolo, quindi era un paese povero, i paesi erano ricchi o poveri in funzioni delle materie prime e l’Italia non ne aveva, quindi era povera infatti c’era poco pubblico.

Nel 1900, inizia lo sviluppo industriale, comincia il deflusso dalle campagne verso l’industria, c’è produzione di prodotto interno lordo, c’è più gettito fiscale e ciò che è pubblico nel nostro paese inizia ad aumentare perché c’è più ricchezza. Già c’erano lo stato, i comuni e le province (le regioni non esistevano, sono diventate operative dal 1976), iniziano delle amministrazioni pubbliche senza personalità giuridica, ad esempio le ferrovie, esse nascono come una amministrazione senza personalità giuridiche alle dipendenze del ministero dei trasporti. Poi nascono verso il 1930 i primi istituti di previdenza (non esistevano le società di assicurazioni).

Nei primi del 900 iniziano a svilupparsi le prime amministrazioni autonome, un esempio è dato dalle ferrovie dello stato, dall’ANAS, che nasce come amministrazione autonoma per sviluppare le comunicazioni stradali nel paese, le manutenzioni.

Nel 1929, c’è stata una grossa crisi economica, nata in America, importata da noi, le imprese del nostro paese vacillano perché il sistema bancario non può più sostenerle. Da allora viene creato l’IRI (Istituto di ricostruzione italiana) creato nel 1933 per sostenerle, Innanzitutto tutte le banche italiane vengono nazionalizzate, diventano pubbliche, l’IRI comincia a salvare tutte le imprese che vacillano. In che modo? Le nuove banche pubbliche finanziano anche le imprese che stanno andando male, anche quelle imprese che si sa che non produrranno reddito e che non riusciranno a rimborsare i prestiti, ma siccome le banche sono pubbliche lo stato dice alle banche di dare i soldi a tutte le imprese che stanno andando male.

Inizia a crearsi un sistema di banche pubbliche e di imprese che sono salvate dalle amministrazioni pubbliche, così in Italia inizia a svilupparsi fortemente il sistema pubblico.

Nel 1947, la ricostruzione bellica, abbiamo un momento di grande difficoltà, era stato distrutto tutto, e grazie al piano Marshall, inizia a crearsi l’ENI e l’EFIM che finanzia le industrie manifatturiere, ma lo fa perche il sistema bancario è pubblico. Se le imprese non rimborsano no succede niente perche la banca è pubblica, quindi non fallisce.

In questo periodo il pubblico inizia a svilupparsi, lo stato italiano da dei soldi entrando nel pacchetto azionario di queste imprese, il gruppo pubblico inizia ad espandersi. L’IRI, l’ENI e l’EFIM diventano di fatto tre grosse holding a partecipazione statale. L’IRI ha tantissimi pacchetti azionari di impresa, l’ENI ha tantissimi pacchetti azionari di imprese che si occupano di idrocarburi e l’EFIM lo stesso.

Nel 1960, l’Italia grazie al piano Marshall, grazie allo sviluppo industriale ed economico, ha un grosso boom economico, elevata crescita del prodotto interno lordo, tantissimo gettito fiscale, visto la grossa produzione di reddito. Il sistema bancario è sempre tutto pubblico, lo stato diventa uno stato imprenditore. Tanto reddito quindi tante tasse e comincia a sostenere lo sviluppo economico, intervenendo nei pacchetti azionari di tutte le imprese che le interessano da un punto di vista politico o perché stanno vacillando e danno molti posti di lavoro.

Questi interventi si sono sviluppati tantissimo, visto che si davano molti posti di lavoro e si continuava a creare reddito.

Fine degli anni 80, le cose cominciavano a non andare tanto bene, perche di sviluppo economico cominciava essercene meno (meno produzione di reddito), l’intervento dello stato nell’economia era troppo elevato, lo Stato italiano era arrivato a garantire una assistenza sanitaria completamente gratuita, perché avevamo raggiunto un certo livello di benessere altissimo, era stato possibile perché c’era tanta produzione di reddito, e una parte si poteva raccogliere con l’imposizione fiscale e nessuno si lamentava.

Le cose sono cominciate a non andare tanto bene, la produzione di reddito non era più così elevata ma lo stato italiano ha voluto mantenere la sua presenza perché eravamo come una famiglia, e lo fa indebitandosi. Allora lo Stato italiano ha iniziato a indebitarsi, prima nei confronti della sua popolazione, chiedendo dei prestiti tramite l’emissione dei CCT(certificati di credito del tesoro), e siccome la propensione al risparmio del popolo italiano era ed è molto elevata, la gente con i loro risparmi comprava questi certificati di credito del tesoro, soprattutto perché sono caratterizzati di non avere rischio. Quel momento però era un periodo di inflazione, i tassi di interesse continuavano a salire, lo stato italiano continuava ad indebitarsi ma in contemporanea doveva pagare tassi interessi più alti in modo da poter continuare a far investire la gente e perche con l’inflazione aumentavano i tassi di interesse.

Ai primi dei 1990 lo Stato italiano entra in una crisi spaventosa, la lira italiana comincia a svalutarsi. Le società di revisione che qualificano i conti pubblici dei paesi (Standard & Poor), hanno declassato l’Italia, presentandola alla collettività internazionale come un paese pieno di debiti di cui era meglio non fidarsi, i debiti erano tanti che l’Italia non poteva onorarli, vi è stato un danno dell’immagine italiana ma anche del commercio italiano (chi doveva vendere alle industrie italiane si chiede se poi pagherà).

Momenti di grande tensione, il ministro della situazione ha dovuto ridurre l’indebitamento pubblico, soltanto riducendolo le società di revisione ci avrebbe fatto tornare alla posizione di fiducia che avevamo prima nelle sue valutazioni.

Lo stato italiano per ridurre l’indebitamento ha dovuto intervenire drasticamente in tutto ciò che era pubblico, ha eliminato innanzitutto tutte quelle imprese in cui il soggetto economico era un’amministrazione pubblica e andavano bene, ha venduto i pacchetti azionari perche andavano bene e quindi erano appetibili. Lo Stato ha potuto vendere e ha dismesso le imprese che andavano bene, ha tolto la personalità giuridica e le ha convertite in società per azioni, così il credito italiano è diventato Unicredit, è successo anche con la banca nazionale del lavoro e l’istituto San Paolo. Tutte le imprese che andavano bene lo stato le ha vendute ha fatto cassa e con quella ha estinto i debiti e si è andati avanti.

Cosi quindi dal 1990 c’è stata una inversione di tendenza, da uno stato imprenditore si è passato a uno stato non imprenditore (cambio di tendenza), l’inversione di tendenza in questi anni sta andando ancora avanti.

In un paese quello che è pubblico in un certo momento può essere tanto o può essere poco. Può dipendere dallo sviluppo economico di un paese e può dipendere dall’orientamento politico.

All’inizio, dalla formazione dell’Italia, c’era solo lo stato ed enti locali quali organi amministrativi.

Dopo iniziano le amministrazioni autonome senza personalità giuridica come le ferrovie dello stato e l’ANAS.

Poi con lo sviluppo dell’industria si iniziano a sviluppare enti publici dotati di personalità giuridica di diritto pubblico.

Dopo di che abbiamo delle vere e proprie aziende con personalità giuridica di diritto privato che pero il soggetto economico è lo stato e quindi nascono le imprese pubbliche.

Arriviamo al 1990 dove c’è il cambio di tendenza. Esempio: l’energia elettrica è stata per anni fornita da tanti piccoli produttori di energia elettrica che facevano solo le forniture nei grandi centri urbani (per convenienza economica), è stato necessario nazionalizzare l’ENEL(ente nazionale energia elettrica), si è creata una personalità giuridica di diritto pubblico che ha comprato i pacchetti azionari di tutte quelle piccole imprese e in Italia l’energia elettrica veniva fornita solo dal ENEL.

L’energia non c’era più soltanto nei grandi centri, la presenza del pubblico ha permesso la diffusione dell’energia elettrica in tutto lo stato.

Con le ferrovie dello stato, è successo lo stesso, un privato avrebbe fatto i collegamenti solo dove c’era maggior utenza, non l’avrebbe diffuso anche nei piccoli centri, questo è il beneficio del pubblico.

Nel 1990 sono cominciate le privatizzazioni (ciò che aveva personalità giuridica di diritto pubblico doveva diminuire) e le dismissioni (tutto ciò che andava bene è stato venduto). Sono ancora in corso adesso.