Direttiva del Ministro

  • Dovremmo trovare ciò che serve per attribuire ai responsabili della gestione obiettivi e risorse;
  • La direttiva è predisposta secondo le logiche economico aziendali, dovrebbero essere individuate:
    • Priorità politiche e gli obiettivi da raggiungere (negli anni passati il Presidente del Consiglio dei Ministri faceva una propria Direttiva per i vari Ministri – ora non è più così). Ciascun governo ha una sua linea di interesse (le priorità che quel governo intende raggiungere), seguire quegli obiettivi, e da lì dovrebbero scaturire gli obiettivi veri e propri dei dirigenti;
    • Tempi di attuazione;
    • Meccanismi di monitoraggio, come monitorare gli obiettivi, devono individuarsi degli indicatori (di tipo finanziario, eccetera), in modo di permettere di capire se si sta andando nella direzione giusta (esempio università aula web);
    • Sistema di valutazione dei Dirigenti, per gli alti livelli vi è un corrispettivo fisso ma vi è anche quello a livello dei risultati, ci sono i termini in cui si valutano i risultati raggiunti.

Finito l’anno finanziario si passa ai documenti di tipo consuntivo che sono solo contabili e hanno meno importanza. Sono predisposti entro il 30 giugno e anche la discussione parlamentare non è molto approfondita. La loro funzione è quella di fissare in modo immutabile i conti al 31/12.

L’importanza è sempre stata minimale. Andiamo in ogni caso a vedere il suo contenuto, anche perché dovrebbe essere la resa del conto quindi dovrebbe essere importante.

Il documento prende il nome di rendiconto generale, deve essere approvato entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello a cui si riferisce. Siamo già in fase di programmazione, questo testimonia la scarsa importanza di questo documento: conto del bilancio, rendiconto finanziario o conto consuntivo e poi c’è il conto generale del patrimonio o rendiconto patrimoniale.

Questi sono i due documenti di cui si compone il rendiconto generale. Sono documenti puramente contabili, non ci sono indicatori. Deve rendere conto delle entrate e delle uscite che ci sono state, devo rendere conto delle mie previsioni, il mio sviluppo effettivo della gestione mi ha portato ad avere queste uscite e queste entrate.

Quindi la gestione ha accresciuto il patrimonio dello Stato o no. Questi documenti li predispone il ministero dell’economia e delle finanze. E questo rendiconto prima è portato alla corte dei conti che fa l’attività di parificazione cioè fa dei controlli e verifica in certi limiti la regolarità dei documenti stessi. E poi fa una relazione del documento per poter permettere ai deputati di leggere.

Conto del bilancio: valori consuntivi delle entrate e delle spese e variazioni rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento. Quindi è un documento a contenuto finanziario perché abbiamo entrate e spese, mi dice qual è stata la consistenza delle entrate e delle spese. E anche le variazioni perché mi permette di capire la capacità di previsione del governo cioè se è bravo o meno a prevedere.

La struttura del conto del bilancio è uguale a quella del bilancio annuale di previsione così si può fare un facile raffronto. Inoltre questo documento è quello che viene compilato, non solo nello Stato ma anche nelle altre amministrazioni pubbliche viene usato.

Conto generale del patrimonio: è quello che crea i maggiori problemi infatti spesso non viene redatto o viene redatto male.

Qual è il suo contenuto e quali sono i problemi che determina: consistenza del patrimonio all’inizio dell’esercizio, delle variazioni verificatesi in corso d’anno e della consistenza alla fine dello stesso. La legge dice questo. Il contenuto è chiaro, non lascia adito a dubbi.

Allora perché non lo fanno? Perché ci sono due problemi: stabilire l’oggetto della rendicontazione e quali sono i criteri di valutazione dei beni oggetto di rendicontazione. Ad esempio c’è chi dice che i beni patrimoniali indisponibili e quelli demaniali non devono rientrare nel patrimonio dello Stato, si rischia di inquinare la rappresentazione del patrimonio dello Stato.

Oggetto: si è provato a risolvere il problema con un D.L. del 18/04/2002 nelle attività dice che occorre rappresentare le attività finanziarie: un tempo si guardava solo al patrimonio immobiliare invece ora anche crediti, azioni, altri titoli, eccetera, poi anche le attività non finanziarie prodotte (fabbricati, beni immobili storici, archeologici, eccetera; strade e infrastrutture; materiale bibliografico, armi ed armamenti; oggetti d’arte ecc) sono tutte cose che sono state oggetto di costruzione.

Ultima categoria delle attività: attività non finanziarie non prodotte (beni del demanio naturale (fiumi), terreni, giacimenti). A questo si contrappongono le passività finanziarie (debiti, anticipazioni passive, eccetera). Quindi i problemi relativi all’oggetto della rendicontazione sono stati risolti con questo elenco.

Il problema rimane in riferimento ai criteri di valutazione dei beni oggetto di rendicontazione in relazione alle poste: valore nominale (viene applicato ad attività finanziarie e alle passività finanziarie), costo d’acquisto (fabbricati, beni mobili e beni demaniali), valore di mercato (è un criterio che viene proposto per i fabbricati, beni mobili e beni demaniali.

Solo che non viene detto come calcolare il valore di mercato), valore attuale dei redditi futuri (beni demaniali, terreni ed è molto discrezionale devo decidere i redditi futuri, il tasso di attualizzazione, il periodo di attualizzazione).

La valorizzazione del patrimonio ha assunto importanza da quando si inizia a parlare di federalismo demaniale: chiedere trasferimento di beni da stato a regione ad esempio.

Questo trasferimento avviene a titolo gratuito ma questo trasferimento è possibile solo se l’ente dimostra di valorizzare il bene stesso (deve avere progetto con cui riesce a valorizzarlo) oppure di venderlo ad un valore congruo (cosa significa congruo? Nessuno di prende la responsabilità di dire che è congruo).

Nel caso in cui lo venda allora il 25% lo deve ridare allo stato con cui questo ricompra i titoli del debito pubblico, l’altro 75% rimane all’ente ma con destinazione ben precisa cioè deve servire a ridurre il debito dell’amministrazione pubblica che ha fatto questa operazione, se invece questa non ha indebitamento allora queste risorse possono essere usate per investimenti.

Posso disfarmi del patrimonio dello stato solo se riduco l’indebitamento, solo se sono molto virtuoso e non ho indebitamento allora posso usarlo per investimenti.