La regolamentazione del sistema finanziario

Motivazioni generali

Innanzitutto bisogna chiedersi perché il sistema finanziario debba essere regolato. Ci sono diverse motivazioni:

  1. controllare la stabilità del sistema: è importante che il sistema finanziario sia stabile, perché ha il compito di trasmettere gli impulsi di politica monetaria. Questo è il motivo per cui il sistema finanziario ha una rilevanza fondamentale: all’interno dell’economia vi sono vari sistemi cruciali, ma il sistema finanziario è il più importante, perché, se non funziona, l’economia non gira e non può crescere;
  2. tutelare il risparmio e l’investimento, per precisa normativa costituzionale.

Queste sono le prime due motivazioni generali, ma ce ne sono poi di più tecniche:

  1. il sistema finanziario (in particolare gli intermediari finanziari) va controllato perché sia efficiente dal punto di vista operativo e allocativo.

Efficienza operativa: si raggiunge quando il sistema finanziario opera al minimo della curva dei costi; più il sistema finanziario è efficiente dal punto di vista operativo, meno costosi saranno i servizi e più pagamenti si potranno fare.

Efficienza allocativa: si raggiunge quando le risorse finanziarie sono allocate al margine. Ciò significa che l’intermediario finanziario deve essere in grado di verificare quale sia la produttività potenziale dei vari investimenti per i quali viene richiesto un finanziamento e destinare più risorse agli investimenti maggiormente produttivi e meno risorse agli investimenti via via meno produttivi. In generale, gli intermediari finanziari devono agire in modo tale che la produttività marginale sia pareggiata.

Apparentemente, l’efficienza allocativa del sistema finanziario dovrebbe essere raggiunta automaticamente, perché le forze di mercato dovrebbero fare in modo che si raggiunga l’equilibrio semplicemente attraverso la determinazione del prezzo. In realtà così non accade, perché i mercati finanziari sono esposti a una severa asimmetria informativa. Per capire di quale grado di asimmetria informativa si sta parlando, occorre aprire una parentesi: ogni scambio di bene o servizio può essere riclassificato in base alla capacità di apprezzare la qualità del bene o servizio prima dell’acquisto. Da questo punto di vista, si distinguono tre categorie:

– beni normali: la qualità è nota ex ante. Il cliente ha tutte le informazioni per valutare la qualità di un bene o servizio prima del suo consumo;

– beni di esperienza: la qualità è nota ex post. Il cliente è in grado di valutare la qualità di un determinato bene o servizio solo dopo il consumo. Un esempio in questo ambito è dato dal mercato delle auto usate: solo dopo aver acquistato e utilizzato un’auto usata il compratore potrà giudicare se il suo prezzo era proporzionato o meno al suo valore. Dal punto di vista dell’asimmetria informativa, gli scambi finanziari sono assimilabili agli scambi che avvengono sul mercato delle auto usate: se decido di finanziare un investimento saprò solo in seguito se è stato vantaggioso o meno;

– beni di “fede”: la qualità non è mai nota. Il cliente non potrà mai rendersi conto della qualità del bene o servizio offerto. Un esempio di questa situazione è dato dai consulti medici: se un paziente si reca da un medico e dopo la sua diagnosi muore, non potrà mai sapere se la morte sarebbe avvenuta comunque o se si è verificata per l’errata diagnosi del medico. Questa situazione può essere paragonata a quella della consulenza finanziaria, ed è il caso in cui l’asimmetria informativa è massima.

Lo scambio finanziario, quindi, è uno scambio di beni di esperienza, cosa di cui entrambe le parti sono a conoscenza. Per quante informazioni possa raccogliere un potenziale finanziatore, ci sarà sempre una parte di cui non è a conoscenza, e questa situazione, portata all’estremo, può determinare un fallimento del mercato, ossia può far sì che non avvengano più scambi. Vediamo quindi da cosa derivano i fallimenti del mercato.

Per fare riferimento ad un caso concreto, supponiamo che un potenziale finanziatore voglia valutare quanto è rischiosa la Fiat, e supponiamo che, per la Fiat, si ritenga adeguato un tasso di interesse R: questo tasso di interesse esprime la rischiosità della Fiat sulla base delle informazioni che la Fiat stessa ha fornito agli investitori. Tuttavia, gli investitori sanno che ci sarà sempre qualcosa che non possono conoscere, perciò, a questo R verrà aggiunto un certo premio p. Sommando questi due valori avremo: R + p = iDD richiesto.

Arrivati a questo punto la Fiat dovrà valutare se quel premio p è una richiesta esagerata o generosa per compensare le informazioni che non riesce a trasmettere agli investitori. La Fiat avrà quindi due possibilità:

– se rischio nascosto ³ p ® Fiat scambia a iDD. In questo caso la Fiat ritiene iDD un tasso di finanziamento equo, se non più che equo;

– se rischio nascosto < p ® Fiat non scambia. In questo caso la Fiat ritiene iDD un tasso di finanziamento esagerato e perciò deciderà di aspettare, o quantomeno di fornire più informazioni che spingano i finanziatori ad abbassare il prezzo.

Tutto questo va considerato in ottica dinamica. Il rischio che a iDD scambino solo i soggetti molto rischiosi diventa alto: infatti, accetteranno questo tasso di interesse solo le imprese che sanno di avere un rischio nascosto maggiore o uguale rispetto a p, ossia i cattivi imprenditori. Gli investitori sono coscienti di questa situazione, perciò per scambiare il proprio denaro, chiederanno premi via via maggiori, cosa che determina una progressiva riduzione della percentuale di buoni imprenditori: sul mercato resteranno sempre più i cattivi imprenditori. Se questa situazione andasse avanti, si arriverebbe a fissare un premio tendente a infinito e, a tale condizione, nessuno sarebbe più disposto a scambiare: così si può verificare un fallimento del mercato.

Una situazione di questo genere si è verificata nel 2008. Le banche hanno sempre scambiato denaro tra loro a brevissima scadenza, su quello che viene definito mercato interbancario. Tuttavia, dopo il fallimento di Lehman Brothers, nessuna banca si fidava più delle altre, non sapendo quanti titoli tossici fossero presenti anche all’interno degli altri istituti. Questa diffidenza ha fatto sì che i tassi di interesse all’interno del mercato interbancario schizzassero oltre il 500%, cosa che determinava costi esorbitanti anche per gli scambi a 12 ore. A questo prezzo, nessuna banca era disposta ad accettare denaro dalle altre banche: il mercato interbancario post Lehman ha mostrato una situazione di fallimento del mercato, che si è risolta solo grazie all’intervento delle Banche Centrali.

Fino a questo momento abbiamo quindi parlato di rischi di selezione avversa ex ante, che si manifestano prima che lo scambio abbia inizio: ogni investitore sa che rischia di concedere il proprio denaro al soggetto sbagliato.

Tuttavia, il problema dell’asimmetria informativa può incidere anche successivamente: dal momento che i finanziamenti sono trasferimenti di fondi nel tempo, è possibile che si verifichino condizioni che non erano presenti al momento di decidere se concedere o meno un finanziamento. È infatti possibile che un finanziatore conceda denaro che poi verrà utilizzato per investimenti più rischiosi di quelli previsti al momento della concessione: ad esempio, se un finanziatore concede il proprio denaro alla Fiat e, in seguito, la Fiat decide di diversificare in settori più rischiosi, aumenterà anche il rischio per il finanziatore. In questo caso si parla di un rischio ex post, che prende il nome di azzardo morale e che è un altro problema informativo.

Appurato che l’asimmetria informativa è presente in qualsiasi tipo di scambio finanziario, nel caso di scambi intermediati, ossia di scambi attraverso banche, tale asimmetria può essere minimizzata. Tali scambi limitano l’esposizione all’asimmetria perché le banche dispongono di quella che viene definita informazione privata. Per riprendere l’esempio precedente, se la Fiat deve convincere il mercato degli investitori a comprare il suo titolo, dovrà rivolgersi all’intero mercato. Al contrario, se il finanziamento viene richiesto solo alla banca, tra impresa e istituto bancario si viene a creare un rapporto bilaterale: l’impresa dovrà fornire informazioni solo alla banca, e si sentirà quindi più tranquilla nel riferire dati sensibili a un unico soggetto anziché a un intero mercato. Inoltre, le banche hanno sviluppato un sistema, che nel nostro Paese prende il nome di centrale dei rischi, dove vengono raccolti tutti i dati circa i finanziamenti che la Fiat ha in corso in un determinato momento e circa i comportamenti che la Fiat ha nei confronti dei vari finanziatori. Grazie a questi elementi, le banche hanno la possibilità di raccogliere più informazioni rispetto ai singoli finanziatori, e avranno quindi la possibilità di fissare un prezzo più equo per la concessione del proprio finanziamento.

Anche sul piano dell’azzardo morale, le banche hanno la possibilità di gestire meglio la situazione, principalmente per due motivi. In primo luogo, la banca ha un potere contrattuale superiore rispetto a quello dei singoli investitori o di una collettività di investitori: esiste una specifica clausola contrattuale che consente alle banche di ritirare i finanziamenti nel caso emergano comportamenti scorretti da parte dei soggetti finanziati; le banche possono stabilire che il denaro prestato venga utilizzato per scopi precisi e, se questi scopi non vengono rispettati, si può procedere al ritiro dei fondi; ancora, le banche hanno una sorta di potere “ricattatorio”, ossia i soggetti finanziati sanno che, in caso di mancato rispetto dei patti, la banca sarà in grado di diffondere informazioni che ridurranno la loro possibilità di ricevere finanziamenti in futuro, anche da parte di altri soggetti. In seconda battuta, le banche sono favorite dalla creazione di una relazione con i soggetti finanziati: il rapporto che si viene a creare tra la banca e il soggetto finanziato non è una tantum, ma è un rapporto di medio – lungo termine, cosa che scoraggerà i soggetti finanziati dal tenere comportamenti scorretti.

Posto quindi che le banche hanno la possibilità di fare tutto questo, la regolamentazione ha il compito di controllare che lo facciano davvero, ossia di assicurarsi che le banche valutino correttamente chi ha più meriti e attribuiscano i finanziamenti sulla base di questo criterio. In generale, la regolamentazione deve vigilare affinché le banche svolgano correttamente quel lavoro che sanno fare meglio di chiunque altro, al fine di garantire l’efficienza allocativa.

C’è infine una quarta motivazione che rende necessaria la regolamentazione del sistema finanziario:

  1. controllare la correttezza del comportamento degli intermediari. In questo caso si controllano gli intermediari, non il sistema in generale.

Il motivo per cui è necessario vigilare sulla correttezza dei comportamenti degli intermediari finanziari è che i risparmiatori si fidano di queste istituzioni: un risparmiatore che decide di depositare una somma di denaro in banca, non agisce come quando deve decidere se accordare o meno un finanziamento alla Fiat. Il deposito di denaro presso gli istituti bancari avviene sulla base di un rapporto fiduciario, e tale fiducia deriva dal fatto che i risparmiatori sanno che la banche sono soggetti sottoposti a una rigida regolamentazione. Tuttavia, nel momento in cui la banca si trova in difficoltà, è possibile che gli individui che le hanno concesso fiducia senza valutazioni vadano in panico, dando origine a quelle che vengono definite esternalità negative: nel caso specifico della perdita di fiducia a fronte di comportamenti potenzialmente non corretti da parte delle banche, l’esternalità negativa che si verifica è la cosiddetta “corsa agli sportelli”.

Tale situazione può ripercuotersi su banche in effettiva difficoltà, ma può arrivare a coinvolgere anche istituti privi di alcun problema: infatti, quando una particolare banca comincia ad avere difficoltà, anche i clienti di altre banche possono cominciare a dubitare dell’affidabilità del proprio istituto. Si viene così a creare un rischio sistemico, dal momento che qualunque banca non sarebbe in grado di reggere se tutti i suoi clienti si presentassero a chiedere il ritiro dei propri depositi. Questa incapacità è dovuta al fatto che le banche utilizzano il denaro depositato dai clienti per investirlo in varie attività; questa operazione, apparentemente rischiosissima, è consentita alle banche sulla base della “legge dei grandi numeri”: il numero di clienti di una banca è tale che, a fronte di qualcuno che ritira denaro, ci sarà sempre qualcuno che deposita denaro in modo da permettere alla banca di continuare a finanziare altre attività. Ovviamente, questa situazione comporta ciò che abbiamo detto in precedenza: se tutti i clienti si presentano contemporaneamente a chiedere il ritiro dei propri depositi, anche una banca senza alcun precedente problema fallisce.