Valutazione di un complesso aziendale

Il passaggio fondamentale dell’operazione di cessione dell’azienda è la determinazione del corrispettivo, inteso come attribuzione al complesso di beni organizzati oggetto di trasferimento, di un valore diverso rispetto a quello di libro.

La valutazione delle aziende non può essere considerata come un processo di applicazione meccanica di criteri e di formule, anche se sovente le perizie di stima non si discostano da una semplice rielaborazione di alcuni dati contabili, sulla base di metodologie di larga diffusione e generale accettazione.

Per pervenire a una valutazione attendibile e realistica, occorre disporre, oltre che di una serie di strumenti “tecnici”, delle informazioni utili al fine di inquadrare l’azienda nel sistemi in cui opera e di valutarne le politiche e le strategie.

E poiché tale processo deve essere in grado di comprenderne il suo divenire, è importante valutare:

  • le caratteristiche del settore cui appartiene l’azienda oggetto di stima;
  • l’andamento storico dei suoi risultati;
  • le previsioni sul suo sviluppo prospettico in relazione al proprio ambito con, concorrenziale;
  • il quadro macro – economico e politico del Paese o dei Paesi in cui l’impresa opera.

Ne deriva che il processo di valutazione di un’azienda implica un’analisi che consideri ogni fattore potenzialmente in grado di inficiarne la capacità di produrre flussi di reddito e, conseguentemente, di influenzarne il valore economico.

Colui che si propone di valutare un’azienda deve munirsi di:

  • situazione patrimoniale aggiornata e bilanci degli ultimi 5 anni, con relative certificazioni, se previste;
  • atto costitutivo, statuto aggiornato e patti parasociali;
  • libri sociali degli ultimi 5 anni;
  • eventuali autorizzazioni e licenze commerciali, nonché documentazione attinente alle immobilizzazioni;
  • contratti con le controparti commerciali principali;
  • dichiarazioni fiscali;
  • perizie e consulenze rese da terzi;
  • budget e piani strategici pluriennali.

Al fine di inquadrare in modo chiaro il tema della valutazione dell’azienda, è opportuno definire la nozione di “valore aziendale” nonché il metodo adottato per la sua misurazione.

Relativamente alla nozione di “valore” si possono contrapporre due espressioni basilari:

  • il valore come fondo o stock;
  • il valore come flusso.

Il valore come fondo o stock è una misura del valore alla quale si perviene analizzando gli elementi o aggregati di elementi del capitale di funzionamento dell’impresa, considerati in un determinato istante temporale.

Trattasi, quindi, di un concetto statico e retrospettivo, in quanto legato al patrimonio dell’azienda, il quale è il frutto dei risultati conseguiti nel passato.

Il flusso rappresenta, invece, la variazione intervenuta in un determinato periodo di tempo negli stock che costituiscono il capitale dell’impresa, ponendo l’attenzione sulla capacità dell’azienda di produrre, nel breve – medio termine, determinati flussi di cassa oppure di reddito, a seconda che il metodo di valutazione utilizzato sia di tipo finanziario o reddituale.

Nell’odierna dottrina si propongono due fondamentali espressioni del “valore – flusso”:

  • il valore del capitale economico
  • il valore potenziale del capitale.

Valutazione dell’azienda

I vari procedimenti che si possono seguire per la valutazione di un’azienda poggiano sui criteri patrimoniali e reddituali. Essi servono per avere un valore orientativo da cui cominciare a trattare il prezzo di cessione che sarà poi dibattuto e concordato tra le parti e dipenderà da numerose circostanze, quali l’abilità personale dei contraenti, l’importanza che gli stessi attribuiscono all’affare e così via.

Gli elementi fondamentali del calcolo sono:

  1. valore corrente del patrimonio aziendale;
  2. capacità di reddito aziendale;
  3. tasso di attualizzazione (detto anche di rendimento).

Sono evidenti l’arbitrarietà e l’indeterminatezza dei tre elementi e le difficoltà che s’incontrano nella risoluzione del problema.

Valore corrente del patrimonio.

I singoli componenti patrimoniali sono classificati secondo la loro possibile utilizzazione futura (elementi utilizzabili, non utilizzabili, necessari, non necessari eccetera) e vengono valutati al presunto costo di sostituzione, ossia al prezzo che il cessionario dovrebbe presumibilmente sborsare per acquistarli, secondo il loro stato d’uso quando si tratti di immobilizzazioni tecniche.

I criteri e i debiti, se trasferiti, possono essere valutati al valore attuale, considerando per il rischio di mancato realizzo.

 

Valori di bilancio

Valori correnti

ATTIVO

Cassa

2.000

2.000

Crediti

10.500

10.500

Magazzino

8.000

9.350

Immobilizzazioni

Costo storico ammortizzato

12.000

Valore di perizia

18.500

 

32.500

40.350

ATTIVO

Mutui

3.500

3.500

Banche

2.000

2.000

Fornitori

4.500

4.500

Debiti diversi

3.900

3.900

Debiti per TFR

3.500

3.500

Ratei e risconti

2.500

2.500

Fondo per imposte

100

450

 

20.000

20.350

 

12.500

20.000

 

32.500

40.350

La capacità di reddito dell’azienda

Si può calcolare analizzando attentamente i risultati dell’attività trascorsa e correggendoli in conformità delle previsioni che si possono fare per l’avvenire. Si tratta di esaminare i redditi degli ultimi esercizi (tre, quattro o anche più anni) e di proiettarli nel futuro determinando il reddito prospettico (o atteso) da depurare, se necessario, del salario direzionale, ossia della retribuzione non contabilizzata per il lavoro del titolare dell’azienda.

In pratica si ricorre sovente al reddito medio medio degli ultimi tre anni considerando gli eventuali fenomeni inflazionistici.

Il tasso di attualizzazione

Viene determinato tenendo conto del tasso medio di rendimento che si può ragionevolmente ottenere da investimenti alternativi (immobiliari, finanziari, industriali) opportunamente rettificato secondo il rischio connesso all’azienda che viene ceduta.

Per il calcolo del patrimonio economico la durata del reddito si può supporre illimitata o limitata.

Nel primo caso il valore dell’azienda si determina con la formula del valore attuale di una rendita perpetua, dividendo cioè il reddito annuo per il tasso unitario (R/i).

Nel secondo caso, la determinazione dell’azienda dovrebbe essere effettuata con la formula del valore attuale di una rendita temporanea.

Poiché, nella generalità dei casi, la durata di un’azienda è indeterminata, e poiché oltre un certo numero di anni il valore ottenibile con le due formule non differisce sensibilmente, si fa di solito riferimento all’ipotesi di durata illimitata.

Primo procedimento

Per calcolare il valore di cessione si deve:

  1. determinare il valore corrente del patrimonio netto aziendale
  2. calcolare il valore di rendimento dell’azienda (valore attuale dei redditi futuri, ovvero economico dell’azienda)
  3. fare la somma dei valori a e b
  4. dividere per due il totale di cui sopra.

Esempio

Valore corrente del patrimonio aziendale € 20.000

Reddito medio futuro € 3.000

Tasso di capitalizzazione 12%

      Valore di rendimento (€ 3.000 / 0,12) = € 25.000

      Valore corrente del patrimonio netto aziendale € 20.000

      Totale € 45.000

Valutazione dell’azienda (€ 45.000 / 2) = € 22.500

Si precisa che nel caso di reddito normale il valore corrente del patrimonio coincide con il valore di rendimento.

La differenza fra il valore dell’azienda e il valore corrente del suo patrimonio rappresenta l’avviamento:

      Valore dell’azienda € 22.500

      Valore corrente del patrimonio € 20.000

      Avviamento € 2.500

Secondo procedimento

Per calcolare il valore di cessione si deve:

  1. determinare il valore corrente del patrimonio netto aziendale;
  2. valutare l’extra reddito futuro previsto dell’azienda;
  3. moltiplicare l’extra reddito per un certo numero di anni;
  4. fare la somma dei valori a) e b)

Esempio

Valore corrente del patrimonio netto € 20.000

Reddito medio futuro € 3.000

Reddito normale (€ 20.000 x 0,12) = € 2.400

Extra reddito € 600

Avviamento (€ 600 x 4) = € 2.400

Valutazione dell’azienda € 22.400

Sull’extra reddito gravano non poche incognite sia per quanto riguarda la sua determinazione, sia per quanto riguarda la sua durata, ma è opinione prevalente che quest’ultima possa essere racchiusa in un periodo dai tre agli otto anni secondo che dipenda da fattori soggettivi (capo dell’azienda, dirigenti, eccetera) o da fattori oggettivi (marchio di fabbrica, brevetti, know how eccetera).

Terzo procedimento

Per calcolare il valore di cessione si deve:

  1. determinare il valore corrente del patrimonio netto aziendale;
  2. calcolare il valore attuale della rendita da extra reddito;
  3. fare la somma dei valori a) e b).

Esempio

Valore corrente del patrimonio aziendale € 20.000

Valore attuale della rendita da soprareddito (avviamento) = € 600 x 3,60478 = € 2.163

Valutazione dell’azienda € 22.163

Si precisa che, anche se nella prassi operativa italiana rivestono tuttora notevole importanza i metodi di tipo patrimoniale, reddituale e misto (patrimoniale – reddituale), la migliore dottrina aziendalistica sembra sempre più indirizzata verso l’utilizzo dei metodi finanziari.

Detti metodi esprimono valutazioni di capitale potenziale.

Essi rappresentano, per diversi operatori, formule giudicate idonee alla stima del capitale e sono spesso la soluzione preferita in assoluto.

Secondo tale impostazione, il valore potenziale dell’azienda viene determinato attualizzando i flussi di cassa attesi anno per anno, comprensivi di un valore finale all’anno che rappresenta i flussi ottenibili oltre il periodo di riferimento).