Elezioni e fisco: la CGIL chiede giustizia per i redditi
Il tema fiscale entra nella campagna elettorale con la proposta di rimborsare 1000 euro a lavoratori e pensionati entro il 2024.

Con l’approssimarsi delle elezioni regionali in alcune regioni italiane, il panorama politico si anima di nuove discussioni e vecchi problemi irrisolti ritornano alla ribalta. Tra i vari temi dibattuti, come sanità pubblica, salario minimo e investimenti infrastrutturali, emerge un argomento che tocca da vicino lavoratori e pensionati: la tassazione sui redditi. Il motore di questa discussione è un’intervista di Maurizio Landini, leader della CGIL, che attraverso le colonne del quotidiano “la Repubblica”, getta nuova luce su ciò che egli descrive come “un debito dello Stato” nei confronti di chi lavora e percepisce una pensione.
La denuncia di Landini e il “Credito” di lavoratori e pensionati
Maurizio Landini, durante l’intervista, ha dichiarato di non voler correre per alcuna carica elettiva, decidendo di rimanere a capo del sindacato fino al 2027. Tuttavia, ciò che veramente colpisce sono le sue affermazioni riguardo a un presunto credito di 1.000 euro che ogni lavoratore e pensionato avrebbe accumulato nei confronti dello Stato tra il 2022 e il 2024. La questione nasce dall’osservazione che, nonostante i salari italiani siano fra i più bassi e le pensioni spesso sotto la soglia di povertà, il carico fiscale resta tra i più pesanti in Europa. Questo, abbinato a un incremento della tassazione che non tiene conto dell’inflazione, ha portato, secondo Landini, a un vero e proprio credito mai corrisposto ai cittadini.
Il nodo del drenaggio fiscale
Il fenomeno del drenaggio fiscale è al centro della denuncia di Landini. Questo meccanismo porta i contribuenti a scivolare in scaglioni fiscali più alti senza un reale aumento del potere d’acquisto, rendendo più oneroso un carico fiscale già pesante. Nel concreto, chi guadagnava 30.000 euro poche annate fa, si trova oggi a versare più tasse per lo stesso stipendio, senza che il suo potere economico sia cresciuto, anzi spesso risultando persino diminuito. Questo disequilibrio, secondo Landini, dovrebbe spingere il governo a restituire ai cittadini il denaro che loro “spetta”, essendo una cifra accumulata a causa di meccanismi taumaturgici o di errori sistemici nel calcolo delle imposte.
Possibili novità sulle aliquote IRPEF: attese e sospetti

Nel cuore delle discussioni fiscali si inscrive la questione delle modifiche proposte sull’IRPEF. Landini denuncia un incremento immeritato di 24 miliardi di euro di tale imposta tra il 2022 e il 2024, che nasce dall’assenza di adeguamenti delle fasce di reddito e delle aliquote all’inflazione. Mentre il governo progetta correttivi attraverso la legge di Bilancio, con un possibile abbassamento al 33% del secondo scaglione IRPEF e un’estensione dello stesso da 50.000 a 60.000 euro, Landini mantiene lo sguardo critico. Egli sottolinea che queste misure non sopperiscono al danno finanziario subito dai redditi medi e sminuisce il merito di tali annunci come semplice politieke flair. Nel clima d’attesa, ci si interroga se queste modifiche fiscali potranno finalmente risolvere un’annosa questione o se diventeranno semplicemente il preludio di ulteriori dibattiti animati, aprendo la strada a nuovi confronti nel palcoscenico politico italiano.