Esenzione ICI prima casa: svolta storica della Consulta

Autore:
Antonella Palumbo
  • Giornalista

Esenzione ICI prima casa: svolta storica della Consulta

Una recente e storica sentenza della Corte Costituzionale ha riscritto le regole del gioco in ambito di esenzione dell’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) per la prima casa. Un cambiamento atteso da tempo, che ridisegna gli scenari fiscali familiari, sciogliendo finalmente un nodo che ha suscitato ampio dibattito.

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Il cuore del cambiamento

Per molti anni, l’articolo 8, comma 2 del Decreto Legislativo n. 504/1992 ha subordinato l’esenzione dall’ICI alla residenza abituale sia del contribuente che dei suoi familiari nell’immobile in questione. Questa disposizione, tuttavia, si è rivelata anacronistica in un contesto sociale in continua evoluzione, dove le configurazioni familiari variano sempre di più.

Oggigiorno, la coabitazione tra coniugi o familiari non è più da dare per scontata. Numerosi sono i motivi per cui i componenti di un nucleo familiare scelgono di vivere in case separate: dalla necessità di assistere genitori anziani a separazioni amichevoli che non comportano una rottura totale dei legami. Riconoscendo questo nuovo quadro, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima quella parte dell’articolo che richiedeva la coabitazione per l’esenzione, ridefinendo così le regole fiscali.

Un nuovo approccio alle famiglie moderne

Con la sentenza n.112/2025, la Corte Costituzionale ha aperto una nuova strada, in linea con i mutamenti sociali che vedono famiglie sempre più diversificate. Sino ad ora, l’esenzione ICI era concessa solo se l’intero nucleo familiare risiedeva abitualmente nella stessa abitazione. Tuttavia, questo requisito ignorava le molteplici ragioni che spingono le famiglie a vivere in dimore differenti.

Ad esempio, non pochi coniugi scelgono di vivere separatamente per poter prendersi cura di anziani genitori o per altre necessità logistiche. Anche le sopravvenienze quotidiane, come le separazioni consensuali, hanno reso evidente che un’impostazione così rigida non rispondeva più alle esigenze di equità e giustizia sociale. L’ingiustizia risultava particolarmente marcata per coloro che, nonostante avessero la stessa capacità contributiva, erano penalizzati solo per una mancata convivenza fisica.

Implicazioni per il futuro fiscale

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La portata di questa sentenza è notevole. L’ICI, riconosciuta come un’imposta reale, interessa il possesso di un immobile e l’esenzione era storicamente giustificata dall’immobile adibito a uso abitativo. Ora, l’unico fattore determinante per l’esenzione sarà la residenza effettiva del contribuente, indipendentemente dalla presenza fisica degli altri familiari.

Per molti, questa decisione rappresenta una vittoria significativa. Le tantissime famiglie che, fino ad oggi, si sono viste negate l’esenzione perché i coniugi o i figli vivevano altrove, potranno finalmente beneficiarne. Tale risoluzione non solo riconosce le differenti strutture familiari, ma contribuisce anche a ridurre le ingiustizie fiscali basate su situazioni abitative artificialmente imposte.

Verso una modernizzazione del sistema fiscale

Quest’importante pronunciamento delinea un sentiero verso un approccio normativo che rispecchia maggiormente le dinamiche delle famiglie contemporanee. Non sorprende che simili riforme seguano le nuove direttive sull’IMU, orientate al riconoscimento della diversità delle situazioni familiari e immobiliari.

Coniugi separati o divorziati si sono spesso ritrovati a navigare in acque torbide in merito a chi dovesse pagare l’IMU. Grazie a questa sentenza, però, sembra che ci si stia muovendo verso un modello giuridico che accordi maggiore importanza alla realtà delle famiglie, piuttosto che a una visione statica e superata del concetto di nucleo familiare.