L’economia della prima guerra mondiale

Un gran numero di storici accettano la concezione Leninista della prima guerra mondiale quale conflitto imperialista per la spartizione del mondo in sfere di influenza. Il primo passo fu l’introduzione di barriere doganali. Molti furono sorpresi dallo scoppio nell’agosto del 1914 di un conflitto europeo di proporzioni tanto vaste. All’inizio ci si attendeva forti dell’esperienza della guerra franco prussiana una breve campagna. Le prime fasi della guerra caratterizzate da una serie di rapidi successi tedeschi sia a oriente sia a occidente sembrarono dar corpo a queste aspettative tanto che Berlino cominciò a lavorare alle condizioni di pace già nel mese di settembre. Il fronte occidentale tuttavia si stabilizzò e il conflitto da quel lato divenne una guerra di logoramento.

Parallelamente alla guerra di trincea si sviluppò un confronto sui mari il cui obiettivo era colpire le risorse economiche dei belligeranti. La guerra di logoramento condusse allo smaltimento del capitalismo liberale. I britannici organizzarono un blocco navale per impedire l’afflusso alle potenze centrali e si accordarono con i paesi neutrali quali la Danimarca l’Italia l’Olanda la Norvegia e la Svezia. Tuttavia questi accordi lasciarono ai paesi neutrali libertà di vendere i prodotti alle potenze centrali. In un primo momento gli affondamenti vennero effettuati nell’ambito delle regole che prevedevano la concessione alla ciurma del tempo per abbandonare la nave ma nel gennaio del 1915 Berlino decise di mettere in pratica una strategia di guerra sottomarina illimitata.

Inizialmente fu un successo però non venne inferto un colpo mortale anzi gli svantaggi superarono i danni perché gli affondamenti del Lusitania e dell’arabica suscitano una vibrata reazione Americana. L’escalation della guerra sottomarina tedesca offrì agli alleati un ottimo pretesto per imporre un blocco totale mettendo nella lista nera le società che operavano per conto delle potenze centrali e rilasciando certificati di navigazione presso i porti d’imbarco. I tedeschi intensificarono le operazioni sottomarine a partire dal febbraio del 1916. Per certi aspetti la guerra sottomarina iniziata nel 1917 fu controproducente per le potenze centrali in quanto condusse ad una sparizione del naviglio neutrale. La mobilitazione bellica tedesca privò l’agricoltura di quel paese di fonti esterne e sottratte manodopera capitali cavalli fertilizzanti macchinari e carburante.

Crollò dunque la produttività agricola. Fu introdotto il razionamento da gennaio del 1915 ma il risultato fu una crisi alimentare. La Gran Bretagna dipendeva da tempo dalle importazioni di generi alimentari e ciò si tradusse in una levitazione dei prezzi del 61 per cento. A differenza della Germania l’economia britannica possedeva trattori sementi e fertilizzanti. La superficie della terra arabile crebbe di oltre tre milioni di ettari ciononostante nell’inverno del 1917 1918 ci fu come in Germania una penuria alimentare ma a differenza della Germania il razionamento assicurò in Gran Bretagna una alimentazione adeguata. Se la situazione alimentare tedesca era grave in Europa orientale in Russia era persino peggiore. La crescente povertà urbana alimentò sentimenti di avversione alla guerra e portò a scioperi a partire dal 1918. I preparativi e progetti che la Germania aveva fatto per la guerra si erano basati sul presupposto di una campagna di breve durata di conseguenza le scorte di materiale bellico si erano già esaurite nell’ottobre del 1914.

Nel 1918 i comandanti militari furono informati che la produzione non avrebbe portato ad una copertura totale del fabbisogno. Anche in Gran Bretagna avevano previsto un conflitto breve ma agli alleati fu anche possibile attingere alle risorse degli Stati Uniti. In ciascuno dei paesi le donne furono adibite a lavori di ogni genere al posto degli uomini. La guerra svolge una funzione di catalizzatore dell’innovazione tecnologica. In Europa si diffuse il cosiddetto sistema Americano ossia la produzione in grande quantità di parti intercambiabili standardizzate e la realizzazione del prodotto finito sulla catena di montaggio. La guerra isolò l’Europa. Stati Uniti e Canada erano avvantaggiati dato che l’atlantico era la via più breve per raggiungere l’Europa.

Tutti i paesi extraeuropei beneficiarono del boom delle importazioni indotte dalla guerra ma gli effetti più vistosi si produssero nel nord America. La guerra stimolò l’espansione degli Stati Uniti. Per pagare quello che acquistavano dall’America gli alleati erano sempre più spesso costretti a contrarre prestiti e a liquidare in dollari con il risultato che gli Stati Uniti diventarono il maggiore creditore internazionale. Sviluppo dell’aeroplano e la rapida affermazione dell’industria aereonautica sono chiari esempi dei progressi tecnologici indotti da le necessità belliche ma nel 1911 la Gran Bretagna possedeva ancora soltanto 6 aerei militari.

Nel 1914 la Germania era all’avanguardia nella scienza aeronautica. Lo sviluppo di un motore a 400 cavalli ebbe immense implicazioni per l’industria aeronautica civile negli anni 20. Il logoramento ebbe la sua prima manifestazione in Russia nel 1917 quando il regime zarista fu rovesciato da Alexander Kerenskij. Lenin fu l’unico tra i socialdemocratici a ritenere possibile in Russia il passaggio immediato dalla rivoluzione borghese ad una rivoluzione proletaria e contadina. Considerato il crescente disordine sociale, Lenin decise nel settembre 1917 che era venuto il momento di prendere il potere. Le forze bolsceviche entrarono in azione la mattina del 25 ottobre e il secondo congresso panrusso dei soviet proclamò il trasferimento dei poteri ai soviet cioè consigli rivoluzionari dei lavoratori. Gli Americani avversavano l’idea di un’economia mondiale post bellica controllata. Washington era disposta a concedere ulteriori prestiti ma una volta firmati i trattati di pace la ricostruzione dell’Europa doveva essere lasciata al capitalismo privato.

Le ostilità terminarono l’11/11/1918 sul fronte occidentale ma furono seguite da piccole guerre nei primi anni 20 in tutta l’Europa centro orientale e l’impero asburgico si disintegrò per effetto di rivoluzioni nazionali. Il trattato di Versailles ridisegnò i confini della Germania. La Francia recuperò le province perse nel 1871 cioè la Alsazia e la Lorena separando le acciaierie di queste regioni dal coke tedesco della Ruhr che le alimentava. Nacque la Polonia e la nazione che raddoppiò la propria superficie fu la Romania. Il trattato contrappose Cecoslovacchia e Polonia a proposito della ricca regione carbonifera di Teschen a cavallo di nuovi confini che portò ad una delle piccole guerre.

Il trattato di Versailles non riconoscendo la autodeterminazione dei popoli dell’Europa centro orientale fomentò movimenti nazionalisti e pose le premesse per la futura instabilità. La spartizione dei possedimenti d’oltremare delle potenze centrali creò tensioni tra Stati Uniti Gran Bretagna e Francia. Due le questioni importanti che non furono risolte a Parigi le riparazioni e i debiti inter alleati. Il 5 novembre 1918 il segretario di stato Americano Robert Lansing definì riparazioni il risarcimento dei danni inflitti dalla Germania alle popolazioni dei paesi alleati. Non solo alla Germania furono imposte le riparazioni ma si procedette ad una riduzione del territorio inoltre la Germania dovette cedere le sue colonie d’oltremare e l’80% della flotta d’anteguerra. Finirono per essere ricompresi anche in parte i costi della guerra sopportati dagli alleati. La somma avrebbe dovuto essere determinata da un’apposita commissione.

La Germania era obbligata anche a coprire i costi dell’esercito di occupazione e a consegnare navi animali macchinari carbone e prodotti chimici. Le controproposte tedesche furono ignorate e quando la Germania non accettò le condizioni alleate alcune città della Ruhr vennero occupate all’inizio di marzo 1921. Finalmente un vertice dell’intesa a Londra elaborò un calendario dei pagamenti che richiedeva alla Germania l’esborso annuale di 2 miliardi di marchi oro più il 25 per cento del valore delle sue esportazioni oltre alla fornitura di materiale e manodopera per il recupero delle zone devastati dalla guerra e per sostenere lo sviluppo economico alleato.

Il governo tedesco guidato da Wirth accettò il programma per scongiurare l’occupazione dell’intera Ruhr ma nell’autunno del 1921 con l’inflazione che imperversava nel paese divenne evidente che sarebbe stato difficile rispettare le scadenze fissate. La commissione non fu capace di giungere ad una decisione riguardo alla moratoria. La profonda recessione dei primi anni 20 prendeva Londra in morosa di ulteriori sconvolgimenti dell’economia europea intanto l’inflazione tedesca saliva alle stelle. La commissione per le riparazioni dichiarò che la Germania era tecnicamente in difetto sulla questione dei pagamenti e Poincaré appoggiato dal Belgio inviò forze francesi nella Ruhr. Nel 1932 dopo la conferenza di Losanna la Germania cessò formalmente di pagare le riparazioni. La possibilità che l’iperinflazione fosse stata provocata deliberatamente dal governo tedesco per sfuggire alle riparazioni è tutt’oggi oggetto di dibattito.