Le grandi tappe

Le fluttuazioni dell’economia del XX secolo

Per riassumere l’attività economica il miglior modo è l’analisi del PIL, ma le guerre, i cambiamenti di confini e le interruzioni delle rilevazioni statistiche la ostacolano pesantemente. Maddison risolse la questione analizzando il PIL totale.

Esso, inoltre, nei dati dell’epoca, non comprendeva i servizi, in quanto considerati non produttivi e non calcolati.

1. L’esplosione della prima guerra mondiale provocò una riduzione del PIL 2. Gli anni di guerra osservano alti e bassi,

3. La fine determinò una caduta fortissima, dovuta alla disorganizzazione immediatamente successiva.

Si partirà dal minimo del 1921 al massimo del ’29. Il recupero si ebbe dal 1933 in poi, sebbene gli anni trenta puntarono più a preparare nuovi conflitti bellici. Nel 1945 la caduta del PIL totale del 15% fu la più forte del secolo.

Il 1949 (o il ’50, per semplificazione) è la data che segna la fine dei “transwar year”.

Dal 1946 fino al 1975 si ha la “golden age (o, alla francese, “les trente années glorieuses”), che separano l’inizio del piano Marshall dall’ultimo periodo di prosperità. Il periodo più luminoso dei “golden age” fu sotto la presidenza Kennedy.

Gli Stati Uniti sospesero  la convertibilità del dollaro nel 1971. Dal 1975 alla fine degli anni ’80 si ebbe stagnazione.

Nel 1989, la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione del blocco sovietico non generarono, stranamente, alcuna crescita.

Il 1993 fu “l’annus horribilis” paragonabile soltanto al 1975.

Dal ’93 al 2000 (Governo Clinton, vedi Eco Pol.II) la crescita fu costante.