La demografia

L’andamento della popolazione europea

Il termine espansione si può applicare all’economia europea del 16° secolo. Nello sviluppo demografico si ritrova la prima espressione della vitalità. In molte aree europee si ritrovano registri parrocchiali in mancanza di quelli di stato civile. L’Italia e l’Inghilterra furono le 2 aree nelle quali questi registri presero fortemente piede nel corso del ‘500, mentre gli altri paesi seguirono più avanti.

Con il XVI secolo la popolazione europea recupera totalmente le enormi perdite della pandemia (grande epidemia) del XIV secolo e supera il limite precedente, intorno ai 100 milioni di individui.

In sostanza, si assiste al permanere di una dispersione degli insediamenti, con il prevalere di piccoli centri. L’evoluzione della popolazione nelle diverse aree geografiche fu inevitabilmente differenziata e risentì degli eventi politici e militari che travagliarono i paesi europei.

I 3 mali fondamentali (carestie, guerre, epidemie) nel corso del secolo esplicarono ancora i loro effetti nefasti, ma incominciarono a trovare dei correttivi che limitarono i regressi, come il miglioramento delle condizioni alimentari e interventi sanitari, mentre le guerre provocarono trasferimenti delle popolazioni fra i territori.

Le migrazioni, fra vecchio e nuovo mondo

Il comportamento degli italiani fu, nella prima parte del secolo, di dispersione nei piccoli centri, salvo riprendere il flusso dell’urbanizzazione nella seconda metà del secolo. Nel movimento fra città e campagna (secondo ritmi stagionali) si assiste inoltre ad un fenomeno tipico dell’economia agricola che riguarda i soggetti sprovvisti di mezzi di sussistenza definiti come poveri.

Da paese a paese la migrazione avvenne secondo schemi differenziati, ad esempio gli svizzeri migrarono come militari al servizio delle diverse corti europee.

Le politiche mercantilistiche degli stati europei favorirono, inoltre, il trasferimento dei tecnici delle diverse arti e produzioni. L’emigrazione verso le americhe fu alimentata soprattutto da uomini che ricercavano occasioni d’affari con il commercio d’oltre Mare.

Uomini di mare, mercanti, rappresentanti costituirono il nucleo fondamentale dell’emigrazione. Occorre considerare anche gli schiavi.

Verso l’Asia e l’Africa, invece, si recarono gli uomini indispensabili alla gestione delle basi commerciali e militari che i paesi europei organizzarono come punti di riferimento dei loro traffici.

La qualità della vita

Se nel XIV secolo l’Europa aveva vissuto la peste nera, nel corso del XVI secolo si può dire che le malattie contagiose contrassegnarono il quotidiano. Si è osservato che gli individui che venivano colpiti dalle epidemie dovevano ritrovarsi in situazioni di debilitazione fisica, provocate dalle carestie che portarono in evidenza il problema dell’approvvigionamento dei grani. Il commercio dei grani fu occasione di grandi operazioni commerciali con esborsi onerosi da parte delle amministrazioni pubbliche. Le carestie trovavano origine in cause diverse, ossia nella scarsa produttività delle terre, nella carenza di concimi, e nelle guerre.

I corpi militari sarebbero stati appunto i diffusori di germi e parassiti, che alimentarono le numerose epidemie.

Un ruolo secondario nella diffusione delle malattie fu l’espansione degli europei verso altre aree del globo.

L’agricoltura

I rapporti con la terra

Il mondo agricolo del ‘500 si presenta estremamente variegato, soprattutto per le trasformazioni che si vennero a verificare nei rapporti con la terra da parte degli uomini che vi si dedicavano. Lo sgretolamento del potere feudale, la crisi delle istituzioni ecclesiastiche ed il consolidarsi delle terre libere, di proprietà privata, ebbero il loro effetto sull’organizzazione dello sfruttamento agrario delle terre.

Nel corso del secolo, furono riorganizzati e ripresi alcuni Ordini cavallereschi, che esaltarono l’organizzazione di aziende agrarie in termini di nuove facilitazioni nei rapporti con i poteri sovrani. La disponibilità di terre aveva rappresentato uno dei principali problemi per l’agricoltura e si era quindi fatto ricorso a larghe iniziative di dissodamento delle terre vergini. Con la nuova espansione demografica, il problema si pose nella ricerca di una nuova produttività a sostegno della produzione globale.

L’affermazione delle città contribuì a mutare i tradizionali rapporti con la terra. Il ‘500 si può ritenere il secolo in cui si confermarono gli interessi fiscali sulle terre e l’inizio di una sorta di concorrenza fiscale fra Stato e città per garantirsi il gettito corrispondente.

Un aspetto particolare si presenta nel ricorso alle opere di bonifica.

I Paesi Bassi rappresentarono un modello eccezionale per l’impiego su larga scala di sistemi già conosciuti ma con strumenti e risorse energetiche nuove.

Le nuove produzioni agrarie

Per l’alimentazione si ritrovano coltivati ogni sorta di cereali e frutti commestibili esistenti. Olive e uve, sono oggetto di cure particolari.

Per il tessile (lino e canapa) sono oggetto di estese coltivazioni. Uno degli elementi delle esplorazioni lo si ritrova nella conoscenza di nuovi prodotti della terra, come patata, mais, pomodoro etc.

Nuove occasioni di produzione agricola vennero da prodotti conosciuti da tempo in Europa e che si diffusero in piantagioni più estese, come il riso, che si diffuse in Italia settentrionale, trovando occasioni di consumo sulle navi.

Il gelso fu occasione di espansione dell’allevamento dei bachi, iniziando anche la grande avventura della canna da zucchero.

L’incontro con gli altri continenti provocò anche un importante trasformazione nell’allevamento del bestiame. Le navi europee e gli uomini d’arme imbarcati si muovevano trasportando numerosi animali vivi. Due esigenze erano alla base di tale comportamento: la prima derivava dalla necessità di garantirsi la presenza di cavalli per i trasferimenti e le battaglie, mentre la seconda dai bisogni alimentari.

Equini, bovini, ovini, suini, conigli e gallinacei accompagnarono gli equipaggi nelle traversate.

Dal resto del mondo vennero pochi animali, più significativo fu il risultato dei diversi incroci.

Verso la nuova scienza

Innovazioni

Nel XVI non sono ancora applicati i risultati della “nuova scienza”. Il secolo è però caratterizzato dalla presenza di precursori di essa come Copernico, Galilei e Keplero, che incontrano tutte le difficoltà delle controriforma.

La pubblicazione di volumi dedicati alle tecniche di produzioni metallurgiche fu l’elemento più significato per la diffusione delle conoscenze del ‘500. Le esigenze belliche esaltarono la necessità di metalli. L’energia meccanica usufruì della ruota idraulica e di quella eolica, ma l’insostituibile combustibile costituito dalla legna provocò la distruzione di gran parte del patrimonio boschivo, significante la crisi del legname inglese.

La metallurgia offrì ai detentori di capitali una interessante occasione di impiego di reddito. Molte grandi case bancarie investirono e sovvenzionarono imprese del settore. Se ferro e bronzo furono i più richiesti dai militari, altri metalli furono importanti per l’evoluzione delle tecniche metallurgiche. L’innovazione forse più significativa fu la diffusione della tecnica dell’amalgama con il mercurio per l’estrazione dell’argento. Le costruzioni edilizie ebbero un interessante sviluppo con l’adozione di nuove tecniche. Uno dei settori ove più si è esercitata la ricerca di innovazioni è quello della navigazione (cartografia) => Gerardo Mercatore.

Una certa ricaduta di questo lavoro condotto con strumenti di misurazione, si ebbe anche per scopi diversi, come quello dell’agrimensura, soprattutto ai fini fiscali. I mari del ‘500 erano percorsi da imbarcazioni di tutti i tipi quali le galee mediterranee, quelle da guerra, che utilizzavano la forza dei remi e le mercantili che avevano una prevalenza della vela che ebbe un’evoluzione esplosiva.

Si ricercavano sicurezza di navigazione ed economicità dei trasporti. Portoghesi, spagnoli e inglesi, furono i maggiori costruttori di grandi navi da guerra. Il tradizionale settore tessile trovò nel secolo alcune occasioni fondamentali di sviluppo, soprattutto nella lana.

L’organizzazione della produzione del lavoro

La richiesta di prodotti alimentari e di materie prime, tessili e minerali, ha imposto, a secolo avviato, un aumento della produzione e una diversa organizzazione del lavoro, sia nei campi sia nelle miniere. Si incentivò la attività destinata al mercato.

A facilitare la trasformazione contribuì il superamento degli schemi feudali nel rapporto con la terra e la nascita di aziende agrarie per il mercato. In America, il lavoro dei campi diede origine ad alcuni problemi quali le difficoltà insite nelle condizioni ambientali e nelle tipologie delle colture possibili. L’emigrazione dei coltivatori europei non fu sufficiente a colmare il fabbisogno americano e le risorse di manodopera si esaurirono in poco tempo; per questo il lavoro degli schiavi parve essere rinato anche in Europa dalle esperienze dei portoghesi nella penisola iberica.

Lo sfruttamento delle miniere conobbe a sua volta un processo analogo; i capitali dei ricchi mercanti furono attirati dalle opportunità dell’impiego nell’attività mineraria che determinarono le prime grandi concentrazioni di lavoratori in zone ristrette. Il settore secondario apparve in grande movimento, il lavoro nelle botteghe artigianali svolse un ruolo determinante, anche se le corporazioni denotarono tutti i rischi connessi alle loro regolamentazioni, per costituzione portate a recepire con difficoltà i ritardi e le innovazioni.

Molta parte della produzione manifatturiera fu garantita dall’utilizzo del lavoro disponibile fra gli uomini dei campi. Le lavorazioni agricole erano stagionali e lasciarono ampi spazi temporali per attività differenziate.

Si giunse all’economia della prima società industriale. Protoindustria e preindustria sono stati i termini più usati per definire l’insieme delle organizzazioni produttive. Si incominciarono ad intravedere casi di organizzazioni più consistenti nella cantieristica, nelle miniere e nelle aziende agrarie.

Gli scambi internazionali

I flussi

Le esplorazioni geografiche provocarono mutamenti profondi nella struttura degli scambi internazionali, sia dal punto di vista della quantità che delle linee di traffico. I traffici si ritrovarono a privilegiare sempre più i trasporti per via marittima. Inevitabilmente la crescita dei commerci determinò nuovi centri di attrazione e nuovi collegamenti. Non per nulla il fenomeno dell’urbanizzazione si sviluppò principalmente nelle città poste sul mare o ad esso collegate, con fiumi o canali.

Il bacino del Mediterraneo perde il suo ruolo centrale per il venir meno di una parte delle merci dell’Asia e dell’Africa che potevano ormai passare attraverso la rotta del capo di Buona Speranza. La politica degli Stati nazionali emergenti fu definita come politica mercantilistica, essi cercano di assumere il controllo delle attività economiche in termini di protezionismo, il che provocò scontri anche violenti alla ricerca di una supremazia quasi globale.

A partire dal 1503 gli spagnoli crearono a Siviglia una istituzione, la Casa de La Contratacion, con il preciso intento di riservare alla Spagna il monopolio di tutti i traffici con le Americhe e garantire il controllo su tutto quanto si muoveva verso l’altro lato dell’Atlantico.

Di ogni viaggio delle navi si tenne conto in apposite annotazioni, i registros, che avevano uno scopo fiscale e di controllo.

Per quasi tutto il ‘500 i commerci ed i traffici ufficiali con le Americhe furono monopolizzati dalla Spagna, con la sola eccezione del Portogallo con il Brasile.

In una prima fase vi fu una prevalenza di invii dall’Europa, di manufatti e di generi alimentari. Poco dopo incominciarono a prevalere negli scambi i prodotti americani, soprattutto l’argento. Inizialmente nei confronti degli Imperi degli Indios, in seguito vennero dallo sfruttamento delle miniere d’argento messicane e boliviane, utilizzando un nuovo metodo di estrazione basato sull’amalgama con il mercurio.

Le esportazioni del vecchio continente aumentarono in modo correlato alla presenza degli europei. Fu in questo periodo che gli Europei iniziarono l’esportazione degli schiavi che vide l’intervento di negrieri soprattutto inglesi e olandesi.

Il ‘500 dovette confrontarsi con il venire meno delle vie tradizionali, delle correnti di commerci e di traffici con l’Asia.

Dopo la circumnavigazione dell’Africa attuata dai portoghesi ed il viaggio di Magellano, le vecchie strade furono sostituite dalle vie attraverso gli Oceani. Lo zucchero e le materie tintorie furono sostituiti dai rifornimenti americani.

La bilancia commerciale dell’Europa con l’Oriente si mantenne negativa, ma poté usufruire dell’argento americano per saldare i deficit.

La moneta

A partire dal XIII secolo avevano visto affermarsi il bimetallismo in oro e argento. Lo sviluppo economico però richiedeva sempre maggiori quantità di moneta, che riducevano sempre più la parte regolata con i meccanismi delle compensazioni.

Esisteva in Europa un sistema estremamente variegato nella coniazione e nella circolazione delle monete, che, se da un lato dipendevano dalla disponibilità di metallo, dall’altro rappresentavano uno strumento di politica economica.

In queste condizioni era risultata obbligata la scelta di operare distinguendo fra monete reali coniate e monete di conto, sulla base di rapporti stabiliti da apposite norme. A partire dalla seconda metà del XV secolo, i sistemi monetari europei dovettero confrontarsi con i rapporti di valore fra oro e argento e argento e rame.

L’oro africano provocò un primo squilibrio, soprattutto nella prima metà del XVI sec., e l’argento americano esaltò lo squilibrio, nella seconda metà. Le monete e i metalli preziosi nel ‘500 invadono l’economia europea; non per nulla è in questo periodo che si ritrovano le enunciazioni delle cosiddette leggi monetarie.

Le leggi mercantilistiche degli Stati determinarono interventi massicci negli affari monetari. Il periodo della seconda metà del ‘500 fu definito della cosiddetta rivoluzione dei prezzi. Il fenomeno però non pare aver interessato contemporaneamente tutta l’Europa, anche perché l’aumento della quantità di metallo prezioso coincise in molti luoghi con i momenti in cui le attività economiche si trovavano in una fase espansiva.