Verso l’auto-organizzazione: le organizzazioni come cervelli

Nel suo libro “The Natural History of the Mind” Taylor fa alcune osservazioni sulle differenze che intercorrono tra il cervello e le macchine. In un esperimento, lo psicologo Lashley tolse ad alcuni topi una parte del loro cervello, fino ad arrivare a un asporto del 90% di esso. L’unica parte che non toccò fu la corteccia ottica. Dall’esperimento emerse che i topi, nonostante il 90% in meno di cervello, riuscivano a muoversi nel labirinto (ovviamente con qualche difficoltà motoria, visto che gli venne asportata una parte del cervello che regola il movimento). La differenza con una macchina è semplice: se a una macchina togli il 90% delle componenti non funzionerà mai. Dallo studio di Taylor sono emerse alcune problematiche; è possibile progettare delle organizzazioni elastiche e flessibili come un cervello?. È possibile in un’azienda inserire sia la componente intelligenza sia la componente controllo dando vita così a un’organizzazione in grado di autogestirsi?

Rappresentazioni del cervello.

2400 anni fa Ipocrite ha individuato nel cervello la sede dell’intelletto; ad oggi numerose metafore fanno perno sul concetto di cervello come sistema di elaborazione delle informazioni. Il cervello nel tempo è stato definito come:

  • Un sistema complesso simile a un computer che trasmette informazioni attraverso impulsi elettrici.
  • Una banca dati in grado di archiviare informazioni e prelevarle su richiesta.
  • Un sistema di reazioni chimiche in grado di trasferire messaggi e dar vita alle azioni.
  • Un sistema linguistico che opera attraverso il codice neuronale in grado di trasformare le informazioni in pensieri, idee e azioni; un po come l’alfabeto che può essere visto come un codice in grado di trasformare i segni in un discorso composto da parole e frasi.

Di recente il cervello è stato paragonato a un sistema olografico; l’olografia è una tecnica attraverso la quale, mediante l’utilizzo di una luce laser (che è monocromatica a differenza delle comuni lampadine o della luce del sole), le immagini o le informazioni vengono incise su una lastra fotografica detta ologramma. Quell’informazione può, quando si desidera, essere resa disponibile illuminando sempre con il laser l’ologramma sul quale è stata incisa. L’informazione o l’immagine viene così proiettata a mezz’aria e è possibile girarci intorno, vedere la profondità, dato che è un’immagine in 3D. Il bello di questa tecnica è che se l’ologramma si dovesse rompere, ogni singolo frammento se venisse illuminato riprodurrebbe l’intera immagine salvata e non solo una parte (anche se più piccolo è il frammento più scarsa sarà la qualità dell’immagine). Un neurochirurgo dell’università di Stanford sostiene che il cervello abbia un funzionamento simile; le informazioni sono distribuite in tutto il cervello cosicché possano essere ricostruite anche da una sola parte di esso. Questo spiegherebbe il perché i topi riescano a funzionare anche con il 90% di materia grigia in meno (anche se le loro funzionalità sono ridotte, come nel caso dell’ologramma rotto).  Nonostante tutto non si è ancora giunti a una conclusione definitiva sulle natura del cervello e sul suo funzionamento; tute le metafore usate per indicare il fenomeno presentano limiti e lacune. Dagli studi sul cervello è emerso che esso è suddiviso in due emisferi:

  • Destro: controlla la parte sinistra del corpo e contiene e svolge una funzione fondamentale nelle attività intuitive, creative, emozionali e acustiche.
  • Sinistro: controlla la parte destra del corpo e svolge funzioni fondamentali nelle attività analitiche, razionali, linguistiche, visuali e verbali. Secondo questi studi ogni emisfero è specializzato in qualcosa.

Il cervello è costituito da sottosistemi, ognuno dei quali emette segnali e impulsi, contribuendo il funzionamento del cervello nel suo insieme. È possibile affermare che il cervello è sia oleografico che specializzato. Anche se in una determinata azione prevale il funzionamento di uno dei due emisferi, l’altro emisfero funge da supporto e diventa complementare per l’esplicazione dell’azione in modo efficace. All’interno del cervello non esiste una struttura centralizzata; gli impulsi provenienti dalle diverse sezioni danno luogo a infinite attività parallele che producono contributi complementari e concorrenti, che possono dare vita a una struttura coerente.