Il capitale netto, le valutazioni di bilancio e l’annacquamento del capitale

Il capitale netto è la parte del valore del patrimonio aziendale [attività patrimoniale] che non è gravata da oneri di debito [passività patrimoniali]; corrisponde a fonti di capitale monetario apportato all’impresa dai titolari, direttamente o indirettamente aumentato del reddito generato dalla gestione. E’ costituito da:

  • Capitale di conferimento [nelle S.p.A., capitale sociale; capitale monetario apportato direttamente];
  • Riserve di utili (palesi) [capitale apportato indirettamente, rinunciando a prelevare, in tutto o in parte, gli utili].

La costituzione di riserve di utili tutela dal rischio generale di impresa: si attua in questo modo una politica di autoassicurazione: nei periodi favorevoli si costituiscono le riserve accantonando utili e nei periodi sfavorevoli si attinge a questi utili per integrare la remunerazione dei titolari o coprire le perdite. Se c’è una perdita essa viene coperta con le riserve, intaccando il Capitale di conferimento solo qualora essere risultino insufficienti. Costituire riserve da vantaggi di tipo patrimoniale, perché permette di coprire le perdite senza erodere il capitale di rischio e vantaggi finanziari perché il risparmio di utile trattiene nell’impresa ricchezza autogenerata (autofinanziamento in senso stretto).

  • Utile del periodo formatosi grazie all’andamento economicamente favorevole della gestione del periodo.

E’ in attesa di destinazione: può essere prelevato interamente o in parte dai titolari a titolo di remunerazione e/o destinato interamente o in parte a riserva [capitale apportato indirettamente].

LE VALUTAZIONI DI BILANCIO

A fine periodo ci troviamo di fronte ad alcune componenti di capitale e reddito che hanno un valore INCERTO (rimanenze, accantonamenti a fondi rischi, svalutazione crediti, valore residuo fattori a fecondità semplice e ripetuta). Attraverso le valutazioni di bilancio, attribuiamo a queste componenti un valore. Gli errori di valutazione si compensano naturalmente con plusvalenze e minusvalenze. MA un utile sopravvalutato può compromettere l’integrità del patrimonio: una distribuzione di utili ai titolari, quando questo valore è sopravvalutato, corrisponde in realtà a una distribuzione di capitale, non a un surplus della gestione. Quando emergerà l’errore di valutazione al sorgere della minusvalenza, l’impresa dovrà sopportare la perdita del capitale distribuito ai soci erroneamente. Ai fini di una corretta determinazione del reddito di periodo è necessario che le valutazioni di bilancio si articolino in due fasi:

  1. Individuazione dello spazio dei valori ragionevoli delle rimanenze attive e dei rischi
  2. Scelta in questo spazio dei valori da attribuire, individuando i valori più coerenti con l’esigenza di determinare un reddito che sia distribuibile senza rischiare di compromettere l’integrità del patrimonio.

Principio della prudenza

  • Attribuire alle rimanenze attive il valore minimo tra quelli ragionevoli [solitamente il costo – se minore del costo, il valore di presumibile realizzo]. Nella pratica valore minimo tra i due dati dal testo;
  • Attribuire ai rischi in essere il valore massimo tra quelli ragionevoli nella pratica valore massimo tra i due dati dal testo grazie al principio della prudenza;
  • Al periodo sono attribuiti solo utili di processi giunti a conclusione [per i processi in corso le rimanenze sono valutate al costo e tale valutazione non incorpora utili] ed inoltre tali utili sono già gravati di tutti i possibili costi e perdite futuri;
  • Gli utili dei processi in corso sono rinviati al futuro e saranno rilevati quando le rimanenze attive saranno realizzate. I minori costi e perdite legati al risolversi più favorevole dei rischi saranno rilevati quando i rischi si manifesteranno nel loro reale ammontare.

 LE RISERVE OCCULTE

Si creano riserve occulte ogni qualvolta il processo di valutazione del capitale di funzionamento porta ad un valore del capitale netto di bilancio sottostimato rispetto al minimo valore ragionevole assumibile. Avviene cioè quanto si perviene a un minor utile di esercizio, perché si sono sovrastimati i rischi oltre il valore massimo ragionevole e sottostimate le attività, valutandole a un valore inferiore del minimo ragionevole.Tali utili restano in impresa come riserve occulte. Sfuggono l’imposizione fiscale e non possono essere destinati alla remunerazione dei soci.

L’ANNACQUAMENTO DEL CAPITALE

Il fenomeno dell’annacquamento del capitale consiste invece in una sopravvalutazione del capitale netto oltre al limite massimo che si ritiene possa ragionevolmente assumere. Il valore massimo che si può presumere ragionevolmente si ottiene attribuendo il minimo valore tra quelli ragionevoli ai rischi e il maggiore valore tra quelli ragionevoli alle attività. Sovrastimando le attività e sottostimando i rischi si assiste all’annacquamento del capitale.

N.B.: In entrambi i casi si parla di sovrastimare/sottostimare il capitale netto, non le singole voci: infatti sovrastimando una voce e sottostimandone un’altra possono avvenire compensazioni prive d’effetto sul capitale netto.