Riclassificazione a ricavi di vendita e costo del venduto – Esercitazioni

Esercitazione 1.

Immobilizzazioni: 6.765.400Attivo circolante: 5.253.500(CONTROLLARE) N = 6.842.300π = 1.922.000p = 3.254.200

Se esiste TFR da liquidare perché qualcuno va in pensione allora va considerato a breve. CE: si dividono costi caratteristici in industriali, amministrativi e commerciali (60, 20, 20%). Si parte dalla voce A1), le altre voci in fondo sono A2,3,4. La voce A5 è in parte assimilabile a ricavi in parte extracaratteristica. RICAVI di vendita: A1) + la porzione di ricavi pescata dalla voce A5 e considerati caratteristici (tolgo fitti attivi) = 11.169.100

– Costi industriali: 5.861.920

= 5.307.180

– Costi amministrativi: 2.89.640

– Costi commerciali: idem

=    1.127.900 è diverso dal CE originario perché abbiamo trasferito i fitti attivi nella gestione extracaratteristica.

+/-  Gestione finanziaria: -186.600 (cioè interessi passivi superano gli attivi)

+/-  Gestione straordinaria: 13.000

= Risultato ante-imposte: 959.300

– Imposte: 510.000

= 449.300 GIUSTO!

La voce debiti verso banche ha una porzione a lungo ed una a breve, per questo esistono 2 voci uguali. CE a valore della produzione e valore aggiunto. Valore produzione caratteristico: A – fitti attivi = 11.559.100

B) costi esterni: acquisti, eventuali (no ammortamenti no personale no accantonamenti): 6.584.700

A – B = 4.974.400

– Costo del lavoro: 2.281.500

MOL = 2.122.900 GIUSTO!

– Ammortamenti e accantonamenti: 995.00

= Reddito operativo: 1.127.900 infatti è lo stesso dell’altra ri-classificazione.

Esercitazione 2

F = 27.000C = 18.000K = 45.000 N = patrimonio netto = capitale proprio = 15.000Π = 17.000p = 13.000

K = 45.000

  • Indici del capitale immobilizzato = F/K = 27/45 = 60% (tipico per un’azienda di produzione non flessibile)
  • Peso del capitale circolante = C/K = 18/45 = 40%
  • Grado di liquidità = (immediate + differite) / K * 100 =  34,46%
  • Grado di invecchiamento = immobilizzazioni lorde/nette = (24+9,3)/24 = 1,39 o 39%
  • Indici di composizione delle fonti:
    • Peso del capitale proprio = N/K = 33,33
    • Delle passività consolidate = Π/K = 37,78
    • Delle correnti = p/K = 28,89 le scadenze paiono abbastanza ben correlate, anche se è abbastanza indebitata. Se ci si indebita perché non si gode più della fiducia necessaria per ottenere nuovo patrimonio netto si parla di indebitamento SUBITO.
  • Solidità patrimoniale:
    • N/K = 0,33
    • N/(Π+p) = 0,5
    • N/n = Capitale proprio / sociale = 15/5 = 3: di solito un’azienda appena nata ha poche riserve. Possono esistere riserve di natura monetaria o fiscale, che non sono sintomo di solidità in realtà

I crolli sono dovuti ad aumenti di capitale sociale.

I software permettono di calcolare in tempi rapidissimi centinaia di indicatori. Diffidate sempre da giudizi prestampati.

  • Aspetto Finanziario:
    • Margini:

1. C-p = 18-13 = 5.000 = CCN è fondamentale che sia positivo! (non confondere col ∆ CCN)

a) Oppure: Capitale permanente (netto + consolidate) – immobilizzazioni nette = 15+17 – 27 = 5.000. Dà un’idea della sincronizzazione delle scadenze.

2. Di struttura: N – F = – 12.000

3. Di tesoreria: Ld + Li – P = 13.650+1.850-13.000 = 2.500 Nota: no rimanenze

    • Indici (corrispondono ai margini ma “sono divisioni anziché sottrazioni”):

1. Indice di disponibilità C/P = 1,38, dovrebbe esser >2

2. Autocopertura del capitale fisso: N/F = 0,56: è normale che in un’azienda di produzione non superi 1, perché ha molte immobilizzazioni.

3. Liquidità: (Ld + Li) / P = 1,19 deve esser >1 e lo è: con i crediti riesco a pagare tutte le passività a breve, quindi il giudizio non è negativo, in linea di massima.

4. Liquidità secca: Li (cassa, banca, assegni, titoli)/p = 1.850/13.000 = 0,14: è fisiologicamente posizionato su valori bassi, altrimenti tratterrei liquidità che invece andrebbe investita.

5. Copertura delle immobilizzazioni: (capitale proprio + passività consolidate) / immobilizzazioni nette = (N+π)/F = (15 + 17) / 27 = 1,19: è il capitale circolante netto studiato in forma esogena rapportato in forma relativa.

Situazione: peggioramento rimborsi, auto copertura negativa, coperture positive, sincronia delle scadenze.

    • indici di ciclo finanziario:

6. Indice di rotazione del capitale finanziario: vendite / capitale investimento: nota bene: abbiamo riclassificato: ricavi (A1) + altri proventi (A5) – fitti attivi: per ogni euro riesco ad ottenerne 3,14. Oppure 3,08 senza riclassificazione. Se utilizzassimo il valore della produzione il risultato sarebbe differente: il discorso sarebbe “più economico”: ci sarebbe la produzione ma non il venduto, quindi non rispecchia ciò che è più liquido, se le vendite non sono immediate. È calcolabile anche in molti altri modi! Gli altri indici son – importanti.

    • Ciclo monetario (capire più che calcolare, gestire tensioni di liquidità):

a) Periodo di giacenza delle MP = RI + RF /2 / consumi di M * 365 = [(500+200)/2]/67.150 (la voce B6 del CE)+200-500 = 1,9: questo implica che le giacenze durano mediamente 2 gg. in azienda, cioè poco: strategie di just in time. Più è grande questo valore peggio è.

b) Periodo di giacenza dei debiti v/forn = fornitori / acquisti = si può calcolare in un sacco di modi: (SP: D6B+D7B)/(CE: B6+B7): ricordiamo ancora che, nonostante si ricerchi a tutti i costi l’omogeneità tale indicatore è già disomogeneo a causa dell’IVA (che andrebbe scorporata) = 38,8 oppure 28,45 oppure (come calcolato l’anno scorso) 33,38.

c) Giacenza dei semilavorati o periodo di produzione: funziona come il punto a) ma usando le rimanenze di semi-lavorati = 1,57; questo usando il costo del venduto (81.710), mentre prendendo il totale dei costi verrebbe 0,94.

d) Periodo di giacenza medio dei prodotti finiti = 4,14 oppure 6,92

e) Periodo di giacenza media dei crediti = 7.500/138.700 * 365 = 19,74

È abbastanza facile che esistano molti cicli monetari differenti: l’anno scorso veniva +3,25 quest’anno correggendo l’esercizio in classe viene -12,14. Insomma, ognuno usa i dati che vuole, l’importante è saperlo spiegare. In linea di massima: non si hanno rimanenze, si ha un periodo di pagamento piuttosto lungo rispetto al periodo di riscossione, quindi non è male.

CE per analisi reddituali

Vendite: 141.450

Costi industriali: 81.710

Costi amministrativi: 26.470

Costi commerciali: 26.470

Reddito o risultato operativo = A – B = 6.800 (ricordiamo che mancano i fitti attivi, che vanno nella gestione atipica)

– Gestione atipica: 200

– Gestione finanziaria: -3.029

– Straordinaria: 629

= Reddito ante imposte: 4.600

– Imposte: – 1.600

Risultato finale = 3.000

  • ROI: misura la redditività operativa = RO/KO = 6.800 = (A – B)/capitale investito nella gestione caratteristica = 6.800/(45.000-1.500 di immobili civili) = 15,63
  • ROS = return on sales = redditività delle vendite = è uno dei fattori che produce il ROI = RO/V = 4,81 è molto basso! Vendere 100 euro per guadagnarne circa 5 implica forse troppi costi.

Bisogna stare attenti: l’indicatore successivo è il ROT, cioè il tasso di rotazione del capitale investito nella gestione caratteristica V/KO: questo implica che come K devo inserire lo stesso KO di cui sopra! Devo anche scegliere lo stesso V! Sono di fronte a 2 scelte: inserire il 138.700 utilizzato per l’analisi finanziaria oppure il 141.450 individuato nel CE riclassificato. La cosa fondamentale è la coerenza, insomma: usare gli stessi numeri.

  • ROT = 3,25

NOTA BENE: ROT * ROS = ROI! Ecco perché bisogna utilizzare valori omogenei (avevamo già visto questa formula).

Se volessimo aumentare il ROI, potremmo provare ad aumentare le vendite: si potrebbe tentare una politica di …?

La redditività non è collegata direttamente alle vendite, perché nella formula esse sono sia al numeratore sia al denominatore. Quindi potrebbe generarsi un fenomeno paradossale: per tentare di vendere di più possiamo aumentare i costi (es. pubblicità) o diminuire i prezzi. La cosa sicuramente sempre positiva è la razionalizzazione dei costi. In alternativa diminuire il capitale investito. Nota però: il magazzino in quest’azienda è già ridotto all’osso, quindi ridurre il capitale è difficile, l’unica è ridurre i costi!

  • ROE: misura la redditività netta = Rn / N = 3.000 /patrimonio netto = 20%. Non sapendo se il reddito netto verrà capitalizzato o meno, potrei sottrarlo e aumenterei il ROE del 5%. Quindi potrei dire che il ROE è 20% come il 25% o anche di più se tolgo anche le riserve; insomma, gioco coi valori, non dicendo falsità, ti potrei far credere qualsiasi cosa…
  • i = oneri finanziari = il paradosso era “più mi indebito meglio è” in realtà mi posso indebitare finchè i < ROI.

= of / (π+p) = 3.005/30.000 ≈ 10%. Non è veritiero: dentro il denominatore ci sono sia debiti a breve e debiti a lungo, che in realtà costano diversamente. Esempio: i debiti verso fornitori che sono in p non danno nemmeno origine ad interessi passivi. E comprende anche i debiti per TFR, che trattiene liquidità ed è positivo per l’azienda. Il capitale chiesto a prestito, quindi, costa addirittura di più! Allora calcolo:

  • i’ = of / (π+p)* = inserisco solo quelle porzioni di (π+p) che ritengo onerose. Per esempio, se togliamo il fondo TFR = 3.005 / 25.700 = 11,7%. Non è detto che tutti i debiti a breve non generino interessi negativi. Il vero costo del denaro dell’azienda, quindi è questo secondo indicatore (i’). i ci servirà successivamente. In America il fondo FTR non esiste, quindi “i” ha più senso nei paesi anglosassoni.

Scomposizione del ROE per omogeneità

ROE = RO/KO * KO/N * Rn/RO = 15,63 * 2,9 * 0,44: l’effetto positivo è dato dall’indicatore di struttura (il secondo fattore moltiplicativo) mentre il peso negativo è dato dalla gestione extracaratteristica (il 3°). È positiva la situazione? Non si sa bene, ma è abbastanza fisiologico che il ROE > ROI, ed i due effetti appena descritti. Infatti basti pensare anche soltanto al prelievo tributario: il Rn, reddito netto, è sempre dimezzato dalle imposte!