Concetti fondamentali del controllo di gestione

Per chi si occupa di controllo i costi non sono tutti uguali, ma cerca di focalizzare l’attenzione solo su alcuni costi ed alcuni elementi di costo. Un conto è parlare di costi patrimonializzati che vanno in SP e un conto è parlare di costi in CE.

A noi interessano i secondi e parleremo quasi sempre di questi d’ora in poi: componenti negativi di reddito. I centri di costo sono spesso centri di costo in senso stretto, ma talvolta, ormai sempre più spesso, sono centri di costo particolari, i cosiddetti “centri di costo di spesa”. Mentre sui centri di costo in senso stretto il responsabile può agire direttamente, nei centri di costo di spesa il responsabile deve direzionare costi “opinabili”. Si pensi all’ufficio della PA: il responsabile non può licenziare nessun dipendente. Per cogliere queste differenze in maniera precisa, dobbiamo classificare i costi in base ai nostri fini. Questo può avvenire in molti modi:

1) in base alla natura o all’origine del costo (esempio: punto B del CE, b6 costi per servizi, costi per materie etc.);

2) in base alla variabilità: variabili (o costi parametrici = variano al variare di una certa produzione, quindi sono controllabili), semivariabili e fissi (ne riparleremo a lungo più avanti);

3) controllabili o non controllabili (discrezionali o vincolati);

4) programmabili o non programmabili (legato alla 3);

5) in base ai tempi di manifestazione: preventivi o consuntivi;

6) diretti o indiretti (direttamente imputabili ad un oggetto o meno).

Rispetto alle classificazioni precedenti, un costo appartiene sempre ad una categoria o all’altra alternativamente, invece, per quanto riguarda la classificazione 6) il costo non è sempre diretto o indiretto, perché varia in base al parametro di attribuzione o imputazione: può esser diretto per un oggetto e indiretto per un altro. L’ammortamento, per esempio, di un impianto è indiretto se utilizzato indirettamente per il prodotto e diretto se utilizzato per l’impianto.